Bene rifugio

Oro a 4.000 dollari l'oncia, valore record: ecco cosa succede e perché c'entra anche Macron

Il metallo prezioso tocca un nuovo massimo storico, spinto dall’incertezza globale, dalle tensioni politiche in Francia e dalle aspettative di nuovi tagli dei tassi della Federal Reserve

08 Ott 2025 - 06:13
 © IPA

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Per la prima volta nella storia, l'oro ha superato la soglia dei 4.000 dollari l'oncia (pari a circa 31,1 grammi), raggiungendo un nuovo massimo nelle contrattazioni asiatiche. Il record segna un momento storico per il metallo prezioso, sostenuto da un clima economico e politico sempre più instabile.
Alla base del rally ci sono fattori globali: il blocco del bilancio negli Stati Uniti, l'attesa di nuovi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve e, in Europa, le turbolenze politiche in Francia, dove la crisi di governo e le tensioni tra il presidente Emmanuel Macron e l'opposizione hanno contribuito a diffondere un clima di incertezza che si riflette sui mercati. Secondo Reuters e Bloomberg, l'oro è salito di oltre 50% da inizio 2025, con i futures che al Comex di New York hanno superato quota 4.000 dollari.

L'oro oltre i 4.000 dollari: cosa ha spinto la corsa dei mercati

 Il record segnato a ottobre rappresenta l'apice di un movimento rialzista che prosegue ininterrotto dal 2022. Gli analisti sottolineano come la spinta derivi da fattori politici e macroeconomici intrecciati.
Negli Stati Uniti, la prolungata chiusura del governo federale (shutdown) e i ritardi nella pubblicazione dei dati economici hanno alimentato l'incertezza tra gli investitori. In Europa, la crisi politica francese, unita alle difficoltà nella definizione dei bilanci nazionali e alle tensioni economiche in Germania, contribuisce a rafforzare la percezione di instabilità.
Parallelamente, le tensioni geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente mantengono alta la domanda da parte delle banche centrali e degli investitori istituzionali. Tutto ciò ha generato un effetto domino che ha portato il metallo giallo a livelli mai raggiunti prima.

Il ruolo della Federal Reserve e il peso dei tassi d'interesse

 Tra i principali driver del rally c'è la politica monetaria americana. Dopo l'ultimo taglio di un quarto di punto operato a settembre, la Federal Reserve ha lasciato intendere di poter intervenire ancora due volte entro fine anno.
Tassi più bassi riducono il rendimento degli investimenti obbligazionari e aumentano l'attrattiva dell'oro, che non produce interessi ma mantiene il suo valore nel tempo.
"L'oro resta percepito come un bene rifugio in un contesto di tassi reali in calo e inflazione persistente", ha dichiarato Giovanni Staunovo, analista di materie prime presso UBS Global Wealth Management.
Secondo i dati di Reuters, il prezzo dell'oro potrebbe restare sopra i 3.800 dollari anche in caso di correzione tecnica, sostenuto da acquisti istituzionali e nuovi flussi nei fondi legati ai metalli preziosi.

Dollaro debole e banche centrali: la spinta strutturale al prezzo dell'oro

 Il rally dell'oro si inserisce anche nel contesto di indebolimento del dollaro Usa, che ha perso terreno contro le principali valute. Poiché il metallo è quotato in dollari, una moneta americana più debole ne aumenta il valore relativo per gli investitori esteri.
A ciò si aggiunge la domanda delle banche centrali, che da mesi continuano a incrementare le riserve auree come forma di diversificazione. Il World Gold Council ha segnalato che gli acquisti istituzionali rappresentano una quota crescente della domanda complessiva.
Nello stesso periodo, gli ETF sull'oro hanno registrato afflussi netti per oltre 17 miliardi di dollari nel solo mese di settembre, un dato record che conferma l'interesse globale per il metallo giallo come strumento di copertura contro i rischi di mercato.

Domanda d'investimento e speculazione: chi alimenta il rally

 Oltre ai fondamentali macroeconomici, la corsa dell'oro è sostenuta da una forte componente emotiva e speculativa. Gli analisti parlano di un effetto "fear of missing out", la paura di restare fuori da un trend positivo, che ha portato nuovi investitori retail a entrare sul mercato.
Banche d'affari come HSBC e Bank of America hanno segnalato che l'oro ha registrato sette settimane consecutive di rialzo, una sequenza che in passato ha spesso preceduto una fase di consolidamento.
Tuttavia, molti esperti ricordano che il metallo non è privo di rischio: la sua volatilità si aggira attorno al 10-15%, e una parte della domanda attuale potrebbe rivelarsi di natura temporanea. Anche per questo, le autorità finanziarie invitano alla prudenza, ricordando i possibili pericoli di frodi e prodotti derivati poco trasparenti.

I rischi all'orizzonte: quando la corsa potrebbe fermarsi

 Nonostante il quadro positivo, non mancano le incognite. Una stretta monetaria imprevista o un rimbalzo del dollaro potrebbero indebolire la spinta rialzista.
Alcuni indicatori tecnici segnalano che l'oro si trova in una fase di ipercomprato: il Relative Strength Index (RSI), utilizzato per misurare la pressione d'acquisto, si mantiene sopra quota 70, livello considerato di rischio per possibili correzioni.
Infine, un eventuale ritorno di fiducia nei mercati azionari o una stabilizzazione geopolitica potrebbero riportare capitali verso altri asset, riducendo la domanda di beni rifugio.

Le prospettive dei prossimi mesi secondo gli analisti

 Gli esperti restano divisi sul futuro dell'oro. Per HSBC, i prezzi potrebbero restare stabilmente sopra i 3.800 dollari "finché il dollaro resterà debole e la Fed manterrà un orientamento accomodante".
Bloomberg Intelligence prevede invece un periodo di volatilità, con possibili correzioni brevi ma senza inversione di tendenza.
La maggior parte degli analisti concorda però su un punto: l'oro ha riconquistato il suo ruolo di barometro dell'incertezza globale, un indicatore che misura lo stato di salute della fiducia nei mercati e nella politica monetaria mondiale.
"Il metallo prezioso non è un investimento privo di rischio – ha ricordato Staunovo – ma resta una forma di copertura efficace in un periodo di forti turbolenze economiche".

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