L'operazione che ha portato Mps a conquistare Mediobanca è ormai conclusa. Ma cosa cambia davvero per i clienti? Ecco cosa sapere su conti, consulenti, governance e prospettive future
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Conti correnti e operatività: nessuna modifica immediataClienti private e banker a rischio migrazioneServizi e consulenza: possibili razionalizzazioni a medio termineCambi al vertice e nuove strategie di gruppoEffetti fiscali e patrimoniali: impatti su stabilità e solidità
L’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Monte dei Paschi su Mediobanca ha raccolto il 62,29% delle adesioni, superando la soglia del controllo e segnando un passaggio storico nel settore bancario italiano. Mps punta ora a consolidare la sua posizione nel wealth management, ma per i clienti di Mediobanca – siano essi correntisti, investitori o utenti dei servizi di consulenza – l’interrogativo è uno solo: cosa cambia, concretamente? Secondo gli analisti, gli effetti potrebbero essere minimi nel breve periodo, ma non mancano potenziali novità su più fronti. Dai conti correnti alla governance, dalle strategie future ai consulenti, ecco i cinque cambiamenti principali da tenere sotto osservazione. Il risultato è stato confermato a chiusura dell’Opas, che ha superato la soglia del controllo.
Per i clienti Mediobanca, l’impatto immediato sul piano operativo sarà nullo. Lo confermano anche gli analisti di QuiFinanza: le due banche operano in segmenti diversi, con Mps focalizzata sul retail banking e Mediobanca più orientata all’investment e private banking. Ciò significa che i conti correnti, le carte, gli strumenti di pagamento e i servizi attivi continueranno a funzionare regolarmente, senza interruzioni né necessità di interventi da parte dei clienti. Nessuna filiale sarà chiusa, almeno nel breve termine, e le condizioni contrattuali esistenti rimarranno invariate. Eventuali razionalizzazioni, qualora previste, saranno oggetto di comunicazioni formali nei prossimi mesi. L’offerta di Mps è stata approvata anche dalla Bce, che ha autorizzato il cambio di controllo.
Un tema caldo riguarda il private banking. Mediobanca conta una rete composta da oltre 1.300 professionisti, tra relationship manager e consulenti, con masse gestite per circa 112 miliardi di euro. Secondo quanto riportato da Bluerating e AdvisorOnline, il passaggio di controllo potrebbe spingere alcuni banker a valutare offerte di altri operatori – tra cui Azimut e Fideuram – pronti a proporre bonus e incentivi per attrarre clienti e consulenti. Se anche solo un quinto dei consulenti decidesse di cambiare casacca, il rischio è di assistere a un deflusso di circa 20 miliardi di masse, con un impatto stimato di oltre 200 milioni di euro in termini di ricavi. Mps, dal canto suo, ha già avviato contatti per stabilizzare la situazione interna e preservare il valore del ramo private.
Nel medio periodo, l’obiettivo sarà quello di ottenere sinergie operative tra le due strutture. Ciò potrebbe tradursi in razionalizzazioni dei servizi offerti, integrazione delle piattaforme digitali e omogeneizzazione dell’offerta consulenziale. In particolare, i clienti che usufruiscono di servizi evoluti o consulenze su misura potrebbero assistere a modifiche nel portafoglio prodotti o nei canali di comunicazione. Tuttavia, ogni variazione dovrà essere formalizzata nel rispetto della normativa bancaria e con adeguata informazione preventiva. Per ora, gli assetti restano separati, ma l’evoluzione sarà graduale e supervisionata.
La chiusura dell’Opas, il cui percorso era stato avviato a gennaio con il lancio ufficiale dell’offerta pubblica di scambio da parte di Mps, ha anche conseguenze sul fronte della governance. Il consiglio di amministrazione di Mediobanca – presieduto da Alberto Nagel – è atteso alle dimissioni nella seduta del 18 settembre, mentre la nuova assemblea dei soci, convocata per il 28 ottobre, definirà la futura composizione del board. Questo passaggio sarà fondamentale per comprendere la direzione strategica che Mps intende imprimere a Mediobanca: fusione totale? Integrazione graduale? Mantenimento di autonomia operativa? Tutte opzioni sul tavolo, che verranno chiarite solo nei prossimi mesi, anche in funzione delle scelte del Tesoro, azionista di riferimento di Mps. L’operazione rientra in un più ampio risiko bancario che coinvolge anche Unicredit, Bpm e Generali.
Uno degli elementi più rilevanti dell’operazione riguarda il profilo patrimoniale. Grazie all’acquisizione, Mps potrà sbloccare 2,9 miliardi di crediti fiscali differiti (DTA) che contribuiranno a rafforzare la solidità dell’istituto. Questo, tradotto per i clienti, significa una maggiore capacità di assorbire rischi e investire in innovazione e servizi. Inoltre, l’operazione – valutata circa 13,5 miliardi di euro – rappresenta un importante consolidamento nel sistema bancario italiano, in linea con le richieste dell’Unione Europea per ridurre la frammentazione del settore. In prospettiva, i clienti potranno beneficiare di una banca più strutturata e resiliente.