Le storie di chi si è ritrovato senza casa all'ultimo momento e di chi è stato registrato con un altro nome (e in un altro appartamento)
di Luca Amodio© Istockphoto
C'è da spiegare quello che è stato il proprio percorso di studi e quelle che sono le attività lavorative svolte in passato. No, non si tratta della documentazione da inviare per un colloquio di lavoro né di un test di ingresso un master. È il materiale da inviare per affittare una casa a Milano.
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A fare queste richieste è un privato che - come tanti - prima di siglare un contratto di locazione vuole sapere chi fa entrare in casa propria. È una forma di autotutela e molte delle richieste di garanza sono anzi legittime, come quella di presentare l'ultima busta paga o eventualmente un garante. Altre però appaiono illogiche. Si chiede il percorso di formazione personale, la nazionalità, lo stato civile e non ci si ferma alla certificazione unica: si chiede anche una dichiarazione del datore di lavoro che oltretutto fornisca dettagli sulle mansioni e la qualifica del lavoratore. Per i lavoratori autonomi c'è da allegare la visura camerale della propria attività. Insomma, all'inquilino si chiede il curriculum completo. Ma a Milano ormai non è un caso isolato. È la regola non scritta della giungla degli affitti.
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"Sono rimasto senza camera all'ultimo e avevo già versato la caparra". A parlare è Tommaso, giovane lavoratore. "Avevo trovato un appartamento su un sito online e poco dopo sono andato a vederlo: ho deciso di bloccarlo subito anche se non era spazioso e curato come sembrava online".
E poi la brutta sorpresa. "Faccio il bonifico: caparra e costi di agenzia immobiliare, in totale 1.500 euro. "Mi dicono che il proprietario sarebbe rientrato a breve ma il giorno stesso in cui sarei dovuto entrare mi dicono che l'accordo era saltato: la moglie del proprietario aveva deciso di affittare casa a un'amica". Ma le storie così sono tante.
Un altro giovane lavoratore arrivato da fuori regione si ritrova in una situazione paradossale: "Ho preso in affitto una stanza ma il proprietario mi ha registrato in un altro appartamento e con il nome di un'altra persona. E poi voleva essere pagato solo in contanti", dice.
All'inquilino si chiede tutto ma di chi affitta casa non si sa nulla. E in verità "l'unico a dover fornire documenti è il proprietario di casa", spiega Carmelo Benenti, segretario generale Sunia Milano, il sindacato che tutela il diritto degli inquilini. Innanziuttto dovrebbe esibire l'Ape cioè l'Attestato di prestazione energetica, un documento che indica quanto consuma l'immobile dal punto di vista energetico.
Detto ciò, molte delle richieste dei proprietari sono legittime e sono anzi diventate la regola. "Alcune sono obbligatorie come chiedere il permesso di soggiorno agli stranieri che deve essere comunicato alla prefettura per legge - spiega Benenti - così come è pacifico ormai chiedere oltre ai documenti di identità, l'attestazione dei redditi per evitare problemi di morosità. Oltre a queste, però le altre richieste appaiono astruse" commenta il segretario di Sunia.
Secondo le ultime statistiche elaborate da Immobiliare.it affittare una casa a Milano costa in media 22,30 euro al metro quadrato. È la città più cara d'Italia. Nel 2018 costava poco più di 16 euro. I prezzi hanno iniziato a lievitare fino al Covid quando sono poi precipitati, salvo poi risalire a ritmi vertiginosi toccando il picco, tra le tante oscillazioni, proprio negli ultimi mesi. Ovviamente i prezzi variano.
Per affittare un appartamento in centro servono in media 31 euro al metro quadrato al quale vanno poi aggiunte le spese condominiali (che a volte arrivano a diverse centinaia di euro) e i costi di agenzia che in genere sono il 15% del canone annuo, ma anche questa non è una regola. I prezzi variano da quartiere a quartiere: tra Garibaldi e Moscova siamo sui 29,73 euro al metro quadrato; ai Navigli e a Porta Romana sui 23. Per scendere occorre spostarsi verso la periferia: a Città Studi ci si attesta sui venti euro, mentre si scende tra Lambrate e Udine.