L'AMORE NON SEMPRE BASTA

Al Pacino e Diane Keaton, quando il matrimonio mancato può diventare un rimpianto

Lui non è pronto e lei vuole di più e senza il coraggio di fare il grande passo può sfuggire di mano l'occasione di una vita a due 

14 Ott 2025 - 11:27
 © Ansa

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Non sempre le storie d'amore più travolgenti e passionali hanno un lieto fine. A volte finiscono bruscamente, lasciando il rimpianto di non aver lottato per qualcosa di speciale. Il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Una consapevolezza che spesso arriva quando ormai è troppo tardi, quando una persona non c'è più. Ne sa qualcosa Al Pacino che, dopo la morte di Diane Keaton è riuscito per la prima volta a confessare pubblicamente il suo più grande rimpianto: non aver portato all'altare l'attrice dopo quindici anni trascorsi insieme.

Una lunga storia d'amore

 Al Pacino e Diane Keaton si sono amati, si sono persi e ritrovati, hanno vissuto una storia d'amore  intensa, libera. Si erano conosciuti nel 1971, sul set del "Padrino". Lui era Michael Corleone, lei Kay Adams, la donna che cerca di salvare il marito dal suo destino criminale. Nella finzione si sposavano. Nella realtà non accadde mai, anche se l'amore scoppiò davvero. Oggi, dopo la morte dell'attrice, scomparsa a 79 anni, Al Pacino ha confessato a un amico, ma in fondo anche a se stesso, che l'amore della sua vita è sempre stata Diane e che il suo più grande rammarico è non averla sposata quando ne aveva la possibilità. 

Un amore travagliato

  Per oltre quindici anni, fino al 1987, si amarono e si allontanarono. A un certo punto, lei aveva deciso di metterlo di fronte a una scelta: "O ci sposiamo, o basta". Ma Al Pacino, fedele al suo spirito libero, scelse di andarsene. "Nessuna donna mi spingerà mai a fare qualcosa per cui non mi sento pronto" avrebbe detto. Una scelta consapevole allora, una decisione di cui si pente ora che la "donna più straordinaria mai incontrata" se n'è andata.

All'epoca le loro vite continuarono a scorrere parallele: entrambi vivevano a Beverly Hills, a pochi chilometri l'uno dall'altra, ma non si parlarono più. Diane Keaton non aveva mai considerato il matrimonio una priorità. Cresciuta con un padre spesso assente per lavoro, aveva sempre ammirato la forza della madre, capace di crescere da sola quattro figli. Ma con Al era diverso. Con lui avrebbe potuto immaginare una famiglia.

Single per tutta la vita

 Come l'attore, anche lei non si sposò mai. Solo più tardi, già cinquantenne, adottò due bambini.Nonostante relazioni importanti con Warren Beatty e Woody Allen, Al Pacino rimase il suo grande amore. In un'intervista recente, Diane Keaton aveva ricordato quegli anni con affetto: "Al era affascinante, divertente, bellissimo. E io ero pazza di lui. Ho lavorato sodo per far funzionare quella storia, ma forse non nel modo giusto". Lo stesso che Al Pacino mette nel ricorso del suo più grande rimpianto. Per anni, dopo la rottura, ripeteva a chi gli era vicino: "Se è destino, non è mai troppo tardi per ricominciare".

Ma perché ci si lascia scappare l'anima gemella?

 Molte persone lo fanno per paura: abituate a scegliere da sole e a bastarsi vedono il matrimonio come una rinuncia all'indipendenza, più che un traguardo, mentre altre non si sentono mai pronte al grande passo, come Al Pacino che ha rimandato per tutta la vita, ma la verità è che il momento perfetto non arriva mai da solo. Aspettare di sentirsi completamente "pronti" è spesso un modo elegante per evitare il rischio.  

L'amore c’è, ma non basta

 Amarsi non garantisce un futuro insieme. Può esserci attrazione, profondità, complicità, eppure mancare il senso di progettualità condivisa, la visione a due. Ci si ama tanto, ma ognuno resta ancorato alla propria rotta. A volte una relazione che dura molti anni senza mai trovare un punto di svolta si trasforma in un limbo. Si dà per scontato che ci sarà sempre tempo. Ma il tempo è un lusso che può finire all'improvviso. E allora ci si guarda indietro - proprio come ha fatto Al Pacino - e si scopre che il più grande rimpianto non è quello che è finito, ma quello che non è mai cominciato davvero.

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