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Ranieri: "I gol al momento giusto"

"Abbiamo avuto qualche incertezza"

Non poteva chiedere di meglio.

Claudio Ranieri è soddisfatto per il roboante 5-1 rifilato dalla Juventus al Livorno nella prima giornata della Serie A 2007-08. "Siamo stati bravi ad aspettare il momento giusto per fare gol - ha detto - Abbiamo avuto qualche incertezza in difesa, ma la squadra ha continuato a fare il suo gioco". Ed ancora: "Trezeguet? Pensava di non far parte del progetto e invece ecco i risultati".

Il sorriso è lì, appare e scompare quasi imbarazzato. Sembra l'uomo di sempre, mister Ranieri, il perfezionista in grado di trovare magagne anche in serate come questa, l'allenatore psicologo che proietta pensieri e atteggiamenti un passo avanti. L'euforia può anche essere una brutta bestia, capace di atterrare in un attimo chi ha appena preso il volo. Il tecnico bianconero lo sa e, insieme ai doverosi complimenti ai protagonisti della goleada dell'Olimpico ai danni del Livorno, porta alla ribalta le rughe di una Signora ancora in fase di restyling. "La cosa positiva è che questa squadra ha continuato a credere in se stessa, fatto il suo solito gioco - spiega Ranieri nell'immediato dopo gara -. Non era facile perché i toscani si sono mossi bene in fase difensiva, ma siamo riusciti a restare calmi facendo girare bene il pallone e aspettando il momento giusto per fare gol. Errori ne abbiamo commessi, però. Qualche incertezza in difesa c'è stata: nelle amichevoli venivamo condannati perché non sfruttavamo palle gol, stavolta invece è andata bene".

I singoli non sono un argomento che piace praticare al nuovo timoniere bianconero, ma per il Trezeguet visto all'Olimpico è d'obbligo la classica eccezione. "Quando fece quel gesto all'ultima gara ero rimasto sorpreso - racconta Ranieri -, perché c'era stata la mia presentazione e negli spogliatoi avevo avuto tutt'altra sensazione. Forse pensava di non far parte del progetto, ma non era così e ora si vede. Abbiamo tanti attaccanti? Sarà bello gestirli, quando hai gente di qualità che fa il suo dovere un allenatore è sempre contento". Anche del broncio appena accennato del capitano, perché una grande squadra ha bisogno di un gruppo di giocatori convinti e competitivi. "L'ho perché va tenuto sempre fresco - spiega il tecnico -. Si era mosso discretamente bene nel primo tempo, ma poteva esser stanco anche per la nazionale: visto che in panchina avevo Iaquinta, l'ho messo in campo". Poi, il sorriso si apre: giusto nel tragitto tra i microfoni e lo spogliatoio, perché l'euforia va tenuta a bada.