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Tutti in piedi, Baggio dice basta

Emozioni al Meazza per lʼultima partita

Pomeriggio di emozioni allo stadio Meazza.

Mentre il Milan festeggia il 17° scudetto, il pubblico tributa l'ultimo omaggio a Roberto Baggio, che contro i rossoneri gioca l'ultima partita di una carriera ventennale. Il Codino è applaudito dai tifosi e rischia di segnare al 47', con un palo su punizione. La partita termina 4-2 per il Milan, e all'84' finisce la storia di Baggio, che esce tra gli applausi degli spalti e delle panchine.

Settantamila anime per celebrare due trionfi. I trionfi di una stagione (quella milanista) e di una carriera (quella di Baggio), che hanno fatto sognare milioni di tifosi. Se da un lato si festeggia la 17.a perla tricolore della bacheca rossonera, dall'altro si assiste all'ultimo atto di una rappresentazione che da 20 anni emoziona e delizia gli amanti del pallone. Cala il sipario sul Divin Codino, il coniglio bagnato, il Fenomeno o l'Ufo, come amavano chiamarlo i suo primi tifosi, quelli della Fiorentina alla fine degli anni '80. Le sue reti in A sono 205 in 415 partite, una media gol di 0,45 a match, ma al di là dei numeri, Baggio rappresenta la parte romantica del calcio, quella che va al di là delle rivalità di squadra, dei campanilismi: lui è di tutti. Spettatore privilegiato che potrà vedere calare il sipario su questa magnifica rappresentazione è il pubblico milanista, che ha sempre amato il Divino anche se non ha lasciato il segno in maglia rossonera. Prima dell'incontro fra Milan e Brescia Baggio viene premiato dal presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, mentre attorno la curva milanista festeggia il tricolore con un diavolo gigantesco su sfondo bianco rosso e verde e la scritta "campioni". Tutto lo stadio attorno sventola le bandierine con il numero 17.

"Il Codino va in pensione ma resterà la mia passione", scrivono alcuni tifosi nell'angolo della curva sud, accompagnati da chi dice: "Il calcio è l'unica cosa dove il Codino è imperdibile". Alcuni tifosi vogliono dire il loro "Grazie Roby per le 205 magie", altri "Con Baggio sempre in vantaggio". Ancora dalla curva bresciana: "Nessun poeta, nessuno scrittore, solo Baggio dell'Italia è l'onore". Prima del fischio d'inizio, il fantasista si dispone in campo e risponde con un applauso ai cori della curva rossonera.

La partita è un contorno, il risultato anche. Milan e Brescia non ci mettono l'anima ma onorano comunque un incontro che pure non ha nulla da dire dal punto di vista agonistico. I ragazzi di Ancelotti vincono 4-2, dopo aver chiuso il primo tempo sul 2-0 grazie alle reti di Tomasson e Shevchenko, che segnano in due minuti. Una delle emozioni del primo tempo è data, manco a dirlo, da una perla di Baggio, che manda la palla sul palo con una magistrale punizione del limite dell'area. Nella ripresa la festa prosegue con la rete del Brescia, che al 53' realizza l'1-2 con Matuzalem, il cui sinistro si insacca alle spalle di Castellazzi. Di lì in poi comincia la girandola di sostituzioni, aperta dalla standing ovation che il pubblico tributa a Pirlo, rimpiazzato da Redondo. Sarà poi la volta di Tomasson, che uscirà dopo aver realizzato il 3-1, e di Gattuso, omaggiato dal popolo milanista alla stregua di Kaka' o Shevchenko. Il quarto gol del Milan, al 66', è realizzato dal neoentrato Rui Costa con un bel rasoterra da fuori. C'è ancora tempo per il secondo gol bresciano, prima di ciò che accade nel finale, ovvero il lungo saluto a Roberto Baggio.

La favola del ragazzo che pareva piombato da un altro pianeta termina all'84' minuto di Milan-Brescia, 34.a giornata del campionato 2003-2004. Un minuto di applausi, l'uscita dal campo dopo l'abbraccio di compagni ed avversari, primo fra tutti un altro mostro sacro del nostro calcio, ovvero Paolo Maldini. Baggio con lo sguardo emozionato risponde con un saluto, abbraccia tutti sulla panchina bresciana per poi passare a quella rossonera. Il 16 maggio 2004 cala il sipario sulla storia di Baggio: questo sarà scritto sugli almanacchi, accanto alle statistiche. Ciò che non sarà scritto è che quella di Baggio è stata una storia, forse l'ultima, di un calcio romantico che pare ormai non esistere più. Ciao Roby, e grazie.