Fotogallery - Giovanni Allevi torna a suonare davanti al pubblico
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Al compositore è stato diagnosticato un mieloma tre anni fa
A Giovanni Allevi è stato diagnosticato un mieloma tre anni fa e da allora condivide con i fan il percorso per combattere la malattia. “L’ospedale è la mia seconda casa. Può farti paura ma poi ti accorgi che ti salva la vita. Lì trovo coraggio e forza, il talento dei medici e la grande professionalità del personale ospedaliero” racconta il compositore al “Corriere della sera”. “Secondo le statistiche io ho davanti due anni ancora, ma prometto che festeggerò i 95 anni, perché non credo alle statistiche” aggiunge. A novembre uscirà un film sulla sua vita.
Giovanni Allevi ha già fatto 23 infusioni e tra flebo e farmaci trova sempre occasione per un sorriso: “È un momento bellissimo quando alla fine di una infusione ti portano il budino al cioccolato” ha scritto in un post. “Sono a casa sul letto, sotto il piumone che guardo dalla finestra l’autunno che arriva, col sorriso stampato sotto l’effetto di quella infusione. È un farmaco potente ed efficace per la cura delle ossa – spiega il compositore al “Corriere” - Non è un farmaco chemioterapico, è un’altra cosa. Mi fa stare male per 10 giorni, sbarellato direi, come se avessi la febbre e anche il dolore alle ossa aumenta. Ma l’effetto è quello di rinforzare il tessuto osseo”.
La sua forza stupisce, ma Giovanni Allevi con semplicità spiega come ha trovato la sua via in questo percorso difficile: “Quando entri dentro questa bolla di esistenza nuova, determinata dalla malattia, hai due possibilità: cedere alla disperazione o resettare tutto e guardare alla vita col sorriso, nonostante il dolore e la paura. Io ho scelto questa seconda strada”. E poi ancora: “È una forza che ricevo anche dagli altri pazienti in quello che per me è un luogo sacro: la sala di accettazione all’Istituto dei tumori. Una stanza grandissima con tanti guerrieri. Ci aiutiamo, ci abbracciamo”. Poi quando esce dall’ospedale “Faccio il pieno di umanità – dice - adesso che vivo come non ci fosse un domani”.
Ora la filosofia di vita di Allevi è chiara: “In questi 3 anni mi sono chiesto cosa significhi vivere pienamente. Fare tutto il possibile nel poco tempo che mi è rimasto? No, significa vedere tutto e vivere tutto con uno sguardo diverso, focalizzare l’attenzione sul presente senza che sia inquinato da aspettative future e da ricordi del passato. Quando riesco a sentire che ogni secondo che mi viene dato è un miracolo allora sì sto vivendo pienamente il presente... Ora ho lo stesso entusiasmo di quando ero adolescente e di quando facevo un concerto davanti a 15 persone ed ero felicissimo”.
Giovanni Allevi è un libro aperto e spiega anche il periodo più difficile da quando ha scoperto la malattia: “Il momento della diagnosi è devastante, crollano tutte le certezze e si sperimenta una solitudine profonda, abissale. Non c’è parola che ti possa confortare, ma la dottoressa che mi ha comunicato la diagnosi ha aggiunto una frase che è stata un’àncora alla quale mi sono attaccato: ‘La diagnosi è il primo passo verso la guarigione’”.
Alla Festa del Cinema di Roma, verrà presentato un docufilm sul compositore: “Allevi – Back to Life» (al cinema dal 17 novembre). “Da tempo c’era l’idea di realizzare un documentario sulla mia esperienza artistica… La malattia mi ha catapultato in un’altra dimensione e ho capito che questo film possiede una forte valenza sociale - spiega Allevi - Il mio sogno è che lo spettatore esca dalla sala con il cuore traboccante di gioia di vivere, e abbracci la prima persona che gli capiti davanti».
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