A Giffoni 55 c'è Paolo Sorrentino
© IPA
© IPA
Il regista commenta il suo rapporto con Servillo e dice: "E' un tipo di persona che mi mette una grande serenità"
© IPA
Ospite a Giffoni 55 il Premio Oscar Paolo Sorrentino, che ha ricevuto il premio Truffaut dal direttore del Festival Claudio Gubitosi, ha parlato a lungo con i giovani giurati, di uno dei temi ricorrenti della sua poetica, lo scorrere del tempo, il rapporto tra giovinezza e vecchiaia, spiegando il suo cambio di sguardo negli ultimi lavori: "Quando ero giovane mi preoccupavo del passato, anziché del futuro come fanno di solito i giovani. Adesso che non sono più giovane mi preoccupo del futuro...".
© IPA
© IPA
Il regista ha poi aggiunto come il suo interesse per il futuro sia legato al concetto di malinconia: "Il rapporto con la malinconia e con la nostalgia è una stagione della vita, poi viene a noia anche quello. Ora, forse con l'età, mi sono annoiato di essere malinconico e nostalgico, mi preoccupo più del futuro mio e di quello dei miei personaggi". E successivamente spiega: "Penso che la malinconia sia uno stato d'animo senza età. Io ero malinconico pure a nove anni senza che ce ne fosse ragione. Quindi penso che sia una di quelle cose così: come c'è chi è bravo a disegnare c'è chi sa suonare a orecchio il pianoforte, c'è chi è malinconico. Penso che funzioni così la malinconia".
Il regista, che aprirà la prossima Mostra del cinema di Venezia, al via il 27 agosto con il film "La Grazia", il settimo realizzato con Toni Servillo, racconta poi il suo rapporto con l'attore. "Toni Servillo è un tipo di persona che mi mette una grande serenità e quindi lavoro meglio con lui che non con altre persone". Lo stesso Servillo qualche giorno era a Giffoni aveva affermato parlando di Sorrentino: "Ci vogliamo molto bene e ogni tanto sentiamo la necessità di soccorrerci l'uno con l'altro: uno facendo il regista e uno l'attore". "Sottoscrivo tutto quello che ha detto", ha aggiunto il regista.
Molto calda l'accoglienza dei ragazzi che gli dicono molte volte quanto siano stati importanti i suoi film per loro, da "La Grande Bellezza" a "Youth - La giovinezza", a cui lui risponde contento: "Faccio finta di essere umile ma mi piacciono i complimenti". Arriva anche una domanda su come ha vissuto l'Oscar e lui ricorda: "Faccio un lavoro molto privilegiato, andavo in giro negli alberghi, a cena, era una lavoro estremamente divertente e mi sono sentito bene, a mio agio". E se non avesse fatto il regista? "Forse il bancario come molti della mia famiglia". E un film con Robert De Niro lo farebbe e quando? "Beh non fra troppo tempo perché De Niro ha 80 anni ma credo che non ci sia nessun regista che non voglia fare un film con lui che è il più grande attore vivente in assoluto".
Sorrentino ha anche proposto la sua soluzione sul blocco creativo:"Succede spesso, soprattutto sul set. Ma la creatività - ha detto sorridendo - è figlia della bugia. Fingendo di sapere cosa volevo, spesso sono arrivato alla verità". Sul tema del festival "Becoming Human", invece, ha detto: "Diventare più umani è rallentare. Imparare a discernere ciò che è fondamentale da ciò che è superfluo".
Sulla sua Napoli dice: "Tutto quello che avevo da dire su Napoli l'ho detto, ho fatto due film. Il rapporto con le città è più facile quando non si è nati in quella città. Quando si è cresciuti lì è un luogo troppo invasivo sulla memoria dell'essere umano, che fa sì che si abbia una visione distorta. Ho fatto un film sui miei ricordi e uno che era su Napoli ma anche sulla condizione del tempo, che esulava da Napoli però Napoli era una cornice ideale. Come tutti Napoli la vedo come una città che forse ha una grande risorsa, la capacità di cambiare. Ora è piena di turismo. Quando ero io ragazzo i turisti li si guardava come degli extraterrestri, erano inesistenti. In fin dei conti è una città molto capace di rimanere fedele a se stessa Napoli, quando ci torno trovo tantissime cose che non sono cambiate. In fine dei conti è rassicurante perché cambia senza cambiare, un po' come la Democrazia Cristiana di tanti anni fa".
Sul suo lavoro di regista spiega: "Magari riuscisse in maniera spontanea, no, è tutto frutto del fatto che si lavora. Alla fine per ottenere un risultato bisogna lavorare e tanto pure. Poi il cinema è molto l'arte della concentrazione, un po' come la guida. Per fare un buon film bisogna essere molto concentrati, esattamente come per arrivare a casa con l'automobile bisogna rimanere concentrati. Quindi forse si parla molto spesso di responsabilità, di rispetto alle regole, ma la verità è che per ottenere le cose, dal sopravvivere a un viaggio o dall'ottenere un buon film, bisogna stare molto concentrati. Per stare concentrati ci si dedica a una sola cosa alla volta. La famosa frase, io sono multitasking, mi suona un po' come una bugia. In realtà siamo tutti quanti in grado di fare una cosa alla volta, per bene. Poi se ne vogliamo fare otto male, allora sì".
E sempre sulla guida sicura, insieme a Claudio Andrea Gemme, amministratore delegato Anas, per sensibilizzare i ragazzi del Giffoni Film Festival sui temi della prevenzione e sicurezza stradale, Sorrentino dice ai ragazzi: "La guida consente di vedere una realtà che è decisamente più bella di qualsiasi cosa si vede sul telefonino, quello che succede attraverso il finestrino anche se non succede niente è già più interessante". E aggiunge citando un film capolavoro ambientato in strada come Il Sorpasso: "L'Italia è piena di strade bellissime, ma io non sono in grado di elaborare un film a partire da una strada, ma solo dagli esseri umani. "Un ponte?" suggerisce l'amministratore delegato di Anas Claudio Andrea Gemme "Magari non quello dello Stretto di Messina" ribatte ridendo Sorrentino.