Naska debutta al cinema con "Tutta colpa del rock"
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Il rapper e il comico protagonisti di un film ambientato in carcere
Dopo l'atteso ritorno dei Cesaroni, al Giffoni 55 è stata la giornata di Naska e Lillo, che hanno presentato al pubblico "Tutta colpa del rock", la commedia diretta da Andrea Jublin ambientata in carcere. Nel cast anche Carolina Crescentini, Elio, Valerio Aprea e Maurizio Lastrico. Protagonista è Bruno (Lillo), un ex chitarrista rock che per una serie di tragicomici malintesi finisce in carcere. Dietro le sbarre gli capita però un'occasione unica: fondare una band con altri detenuti e partecipare al Roma Rock Contest. Il suo obiettivo è aggiudicarsi il montepremi e portare la figlia negli Stati Uniti per un leggendario "Rock Tour".
Tra i componenti della band c'è anche il personaggio interpretato da Naska: "Fare un film è stato una figata perché era un progetto che univa la passione per la musica e quella per il cinema. Io sono molto fan del cinema, vado almeno una volta a settimana al cinema e ogni sera devo vedere un film altrimenti non dormo". Il passaggio da spettatore ad attore è stato emozionante: "Era un po' agitato perché comunque era la mia prima volta sul set, però poi ho trovato Lillo, Elio, Maurizio, Massimo, Valerio. E poi Andrea Jublin che mi ha diretto da Dio. Quindi è stata una bellissima esperienza, anzi spero di farla ancora".
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Naska ha avuto il piacere di recitare al fianco di Carolina Crescentini e in particolare in una scena è rimasto impressionato dal suo talento: "La conoscevo già, ma dallo schermo. C'è questa scena divertente dove lei che è la direttrice del carcere un po' mi fa il caz...ne. Ero terrorizzato talmente era brava! Dovevo stare zitto anche nella scena del film, però mi aveva talmente intimorito che anche se avessi avuto delle battute non sarei riuscito a dirle".
Musica e cinema sono anche le grandi passioni del suo compagno di set Lillo:"Già quando avevo 15 anni suonavo in gruppo rock con un giubbetto di pecora e mi sentivo fighissimo. Per il Covid poi ho fatto un lungo ricovero e tre giorni di terapia intensiva. Ascoltavo cinque ore al giorno di musica rock energetica, musica intensa e ritmata, dopo quei tre giorni ho reagito. Il medico mi ha detto che l'energia muove gli anticorpi, è un fattore chimico. La musica poi è la cosa più umana del mondo, ti aiuta a tirare fuori proprio quell'umanità".