Bruce Springsteen in concerto, le foto della prima data a San Siro
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Il Boss ha portato nello stadio milanese il suo "Land of Hope and Dreams Tour", per recuperare le due date rinviate l'anno scorso
di Massimo Longoni© IPA
Tra Bruce Springsteen e Milano (ma soprattutto lo stadio di San Siro) è amore vero e ancora una volta questa relazione è stata rinnovata. Nel primo dei due concerti in programma nello stadio milanese (il secondo sarà giovedì 3 luglio) il Boss è riuscito ancora una volta a fare la magia. Lo ha fatto con uno show in bilico tra emozione e impegno politico, dove molti passaggi sono dedicati a uno sguardo feroce sull'America di oggi.
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Erano nove anni che Milano attendeva il suo appuntamento con Bruce Springsteen, dall'epoca della doppia data del "The River Tour" del 2016. Poi il Boss era passato solo vicino, con il concerto all'autodromo di Monza di due anni fa. Ma la sua casa italiana è senza dubbio San Siro: sarebbe dovuto essere qui l'anno scorso ma alla fine aveva dovuto alzare bandiera bianca per problemi alla voce. E anche questa volta la salute ha rischiato di rovinare la festa, con Little Steven operato di appendicite pochi giorni fa in forse fino all'ultimo. Ma "No Surrender", mai arrendersi, recita la canzone di apertura del concerto e così l'emozione è grande quando, dopo la numerosissima pattuglia che compone oggi la E Street Band, ultimo a salire sul palco è Springsteen che si porta sottobraccio proprio Little Steven.
Sono passati 40 anni da quel 21 giugno 1985 in cui Bruce Springsteen calò per la prima volta in Italia per uno show allo stadio di San Siro. Un vero colpo di fulmine che però con il tempo si è trasformato in amore consolidato. È chiaro che molto è cambiato, a partire dalla band che, da quando ha iniziato a perdere componenti originali (Danny Federici, Clarence Clemons) si è allargata in una grande famiglia senza confini. La stessa voce del Boss non può essere quella di allora e spesso affiorano difficoltà in passato impensabili ma bisogna anche pensare che a settembre per il rocker del New Jersey saranno 76 anni, e nonostante questo lui non cerca scorciatoie abbassando le tonalità delle canzoni. Anche per questo gli show tendono a evitare certi eccessi del passato: la scaletta è piuttosto stabile e soprattutto non si va oltre le 27 canzoni (che vuol dire comunque due ore e mezza abbondanti di concerto).
Ma oltre al profondo legame con Milano non è cambiata nemmeno la voglia di Springsteen di affermare le proprie idee, oggi in modo più forte che mai. Così dopo "My Love Will Not Let You Down" (registrata durante le session di "Born in the Usa" tratta dalla prima raccolta "Tracks", mentre pochi giorni fa è uscita "Tracks II") arriva il brano che dà il titolo a questo tour, "Land of Hope and Dreams", introdotto come ogni sera da un duro attacco di Springsteen all'amministrazione Trump, "corrotta e infida". Non a caso di questa canzone, come di altre particolarmente significative ("Rainmaker", "Long Walk Home") nel corso della serata, viene passato sul maxi schermo il testo tradotto in italiano.
Dopo tanto sfoggio di palchi da fantascienza, quintali di coriandoli, effetti speciali e visual sofisticati il concerto di Springsteen ha anche il merito di ricordare che con le canzoni e il carisma un concerto in uno stadio si può anche fare con un palco la cui unica funzione è quella di ospitare i musicisti e alcuni maxi schermi usati solo per avvicinare i protagonisti al pubblico. Quando non è Springsteen stesso ad avvicinarsi, facendosi la seconda parte di "Promised Land" e tutta "Hungry Heart" camminando davanti alla prima fila e stringendo mani. "The River", affrontata in modo più intimo che in passato è perfetta in un passaggio dello show dove l’emotività è particolarmente alta.
Con la sua carriera il Boss può permettersi di evitare le facilonerie di un concerto greatest hits per mettere in piedi uno show in cui tema delle canzoni è ossatura fondante. Così trovano spazio la doppietta "Youngstown” (da "The Ghost of Tom Joad")/"Murdered Incorporated", e "Long Walk Home", da "Magic" (2007), ai tempi scritta da Springsteen mettendo in musica come si sentiva rispetto a un presidente come George W. Bush ma in fondo perfettamente attuale anche oggi. "House of a Thousand Guitars", dall’ultimo lavoro di inediti "Letter to You" (2020) viene eseguita solo chitarra e voce ma le sue parole arrivano forti e taglienti. Il piano di Roy Bittan fa da sottofondo al lungo elenco che Bruce fa di quello che non va nell’America di oggi e con cui introduce “My City of Ruins”, uno dei momenti più intensi della serata, con la sezione fiati sugli scudi. "I'm On Fire" è un piacevole intermezzo di delicatezza mentre su "Because the Night" Bruce fatica un po’ ma ci pensa Nils Lofgren, con un assolo incendiario a renderla memorabile.
"Badlands" e "Thunder Road" chiudono il set ufficiale ma di fatto non c’è pausa. Le luci dello stadio si accendono e si dà il via all’ultima parte, con San Siro illuminato a giorno. “Born in the Usa” mostra il segno del tempo che passa, molto meglio “Born to Run”. E poi via di corsa con "Bobby Jean", canzone dedicata nel 1984 a Little Steven che aveva lasciato la E Street Band. "Dancing in the Dark", la pietra dello scandalo per i fan della prima ora, è la solita festa dal 1984 anche se è stato abbandonato il rito di tirare su una fan per ballare con lui. In compenso abbracci e strette di mano con le prime file si sprecano durante "Tenth Avenue Freeze Out", durante la quale scorrono sugli schermi immagini di Danny Federici e Clarence "Big Man" Clemons, indimenticati componenti della E Street Band scomparsi rispettivamente nel 2008 e nel 2011. Si chiude con il classico "Twist & Shout" (e gigionamenti di rito) e la cover di "Chimes of Freedom" di Bob Dylan. L'appuntamento è per giovedì.
No Surrender
My Love Will Not Let You Down
Land of Hope and Dreams
Death to My Hometown
Lonesome Day
Rainmaker
Atlantic City
The Promised Land
Hungry Heart
The River
Youngstown
Murder Incorporated
Long Walk Home
House of a Thousand Guitars
My City of Ruins
I'm on Fire
Because the Night
Wrecking Ball
The Rising
Badlands
Thunder Road
Born in the U.S.A.
Born to Run
Bobby Jean
Dancing in the Dark
Tenth Avenue Freeze-Out
Twist and Shout
Chimes of Freedom (Bob Dylan cover)