Anna Tatangelo sexy per il nuovo singolo "Inferno"
© nicholas fols
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A distanza di tre anni dall'ultimo lavoro l'artista torna con il singolo "Inferno" che apre una nuova fase artistica. Tgcom24 l'ha incontrata
di Massimo Longoni© nicholas fols
Parte dall'"Inferno" la nuova era musicale di Anna Tatangelo. Un inferno piacevole visto che rappresenta passione e desiderio. Un viaggio notturno tra desiderio e disillusione, dove il pop si tinge di atmosfere metropolitane e sensuali: un brano dal testo molto diretto che racconta un'intimità sospesa tra fuoco e distanza. Per arrivare a "Inferno" e alle canzoni che seguiranno Anna Tatangelo ha affrontato un percorso di crescita interiore, segnato da momenti difficili che l'ha condotta a una riscoperta profonda della musica, diventata strumento di guarigione e rinascita. Terapia, meditazione e introspezione le hanno permesso di ritrovare la propria voce, più vera che mai. Insieme al nuovo singolo, la cantante ha annunciato anche due concerti evento dal titolo "Tatangeles": l'11 novembre alla Casa della Musica di Napoli e il 25 novembre ai Magazzini Generali di Milano. Due appuntamenti speciali per ripercorrere le tappe della sua carriera, rivivere i brani che l’hanno resa iconica e presentare al pubblico le nuove produzioni. Tgcom24 l'ha incontrata per parlare di progetti e carriera.
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Com'è nata "Inferno" e perché la consideri l'inizio di un nuovo percorso?
"Inferno" rappresenta un po' un'era diversa. È stato uno dei primi brani nati dalla collaborazione con Junior K e con un gruppo di lavoro completamente diverso da quello dagli ultimi anni. Ho vissuto un momento molto particolare della mia vita, anche abbastanza difficile, tre anni fa, e la musica è stata una sorta di diario in cui tirare fuori delle cose e allo stesso tempo ritrovare un po' la leggerezza dopo un percorso molto personale.
Qual è l'inferno di cui parli?
La parola inferno in questo caso rappresenta la passione, il desiderio. E anche un po' di consapevolezza diversa rispetto a qualche anno fa. Ovviamente, essendo un po' più donna, ho imparato a giocare un po' di più con l'immagine, a prendermi meno sul serio e mi piace ripartire con questo brano proprio perché c'è una Anna diversa, molto più leggera e felice che arrivi questa cosa.
Dopo avere avuto per anni un percorso molto riconoscibile e coerente, dal 2019 ha iniziato a guardare a mondi diversi, iniziando a collaborare con rapper e guardando al mondo urban. Ora in quale direzione punti?
In realtà penso che la musica sia universale. Nel momento in cui riesci a crescere ed evolvere senza snaturarti, è un punto a favore. Per esempio "Guapo", l'ultimo singolo uscito tre anni e mezzo e che ho fatto con Geolier quando ancora non era "Geolier", è stata una scoperta sotto tanti punti di vista: è un pezzo che mi ha riavvicinato ancora di più a Napoli, e mi ha dato la possibilità di toccare dei punti urban senza snaturarmi, perché poi nel ritornello sono io, chi mi ascolta mi riconosce, non è che rappo e faccio cose particolari. Detto questo evolversi è naturale: ho fatto il mio primo Sanremo quando avevo 15 anni, non c'erano Spotify, social e quant'altro, ovviamente la musica è cambiata. Bisogna stare parte al passo con i tempi però facendo ciò che senti, perché poi se segui una moda e non ci credi la gente se ne accorge, non sei credibile.
Come detto il tuo ultimo progetto discografico risale a più di tre anni fa. Di questi tempi sono un'era geologica, è cambiato veramente tantissimo. È stato difficile adattarti al nuovo panorama discografico e ai nuovi modi di fruire della musica?
Questi tre anni sono stati un viaggio in cui sono riuscita a tirar fuori quella parte che forse spesso e volentieri ho tenuto per me stessa. Mi sono presa i miei tempi, ed è importante, perché altrimenti segui la massa, e non mi andava di farlo. Avevo voglia veramente di tirar fuori cose mie. Ho sempre interpretato storie di altre persone, per esempio in "Bastardo" e in "Essere una donna", parlando delle donne, ne "Il mio amico" affrontando il tema dell'omosessualità, in "Rose spezzate" parlando di violenza sulle donne. Mi sono sempre sentita un po' portavoce di storie di vita degli altri, mentre in questo disco parlo di me. E paradossalmente mi rendo conto che descrivendo le mie fragilità tante persone potrebbero immedesimarsi.
Hai una fan base molto affezionata che ti segue da sempre. Negli ultimi anni i social hanno rotto molte barriere tra fan e artista: come è cambiato il tuo rapporto con i fan?
È ancora più forte. Rispetto ai generici follower su Instagram il fan è completamente diverso, perché quello che ti segue su Instagram magari è curioso della tua vita privata mentre i fan sono quelli che vivono tanto di te, ma soprattutto si ritrovano quando fai un concerto, perché è come se condividessimo un qualcosa. Nei live attraverso i loro occhi vedo l'entusiasmo, percepisco i chilometri che si fanno, alcuni li riconoscono perché "li ho visti crescere". Mi fa stranissimo ma è bello, ovviamente.
In questi anni hai fatto anche parecchia televisione, con ottimi risultati. Tornare alla musica, cosa rappresenta? La televisione la vivi come una parentesi o comunque sono due cose che vanno in parallelo?
Io sono cresciuta con Mina, perché mia mamma era una fan. Ma non solo, sono sempre stata affascinata da quegli show televisivi che ancora oggi vediamo grazie a Techetechetè in cui si mettevano in luce Raffaella Carrà, Mina... tutte queste artiste che erano veramente complete. Negli ultimi anni ho fatto televisione, un programma su Canale 5, piuttosto che altre cose che comunque erano molto riconducibili alla musica, perché con "All Together Now", e le varie edizioni di "Io Canto" sono sempre cose che comunque mi mettono a disposizione della musica. Chissà, forse un giorno potrei riportare all'interno di un programma tutte queste cose: la musica, l'intrattenimento, il ballo. Sarebbe un sogno.
Invece, ripensando alla tua carriera, c'è qualcosa che ti spiace che non abbiano capito di te?
Quanto tempo abbiamo a disposizione? In realtà non c'è un caso singolo, perché è inutile nascondersi dietro un dito: i primi anni importanti di crescita mia personale e professionale sono stati molto intensi: a 18 anni ha fatto "Ragazza di periferia", a 19 "Essere una donna", poi c'è stato "Il mio amico", quindi "Bastardo"... Ho fatto 8 Festival di Sanremo nel giro di pochi anni. E aver dato più rilevanza alla vita privata mi un po' mi ha ferita, perché era come se dovessi sempre dimostrare un qualcosa in più. Però poi si cresce, e dici "vabbè, non fa' niente". Se oggi cantano ancora le mie canzoni a distanza di anni vuol dire che qualcosa di bello l'ho seminato, e al di là poi di certa stampa, la cosa più importante è chi ti segue e vive con te la musica.
A novembre hai in programma due eventi dal vivo intitolati Tatangeles...
© Ufficio stampa
Tatangeles è un gioco sul cognome, come hanno fatto in tanti nel passato: perché tanti ci hanno giocato, Lady Tata, "la Tatangelo", eccetera. Però giocando con questo cognome alla fine ho un po' enfatizzato il mio fan club, tutte le persone che mi seguono da tanto tempo, perché spesso e volentieri si davano dei nomignoli anche loro, tipo i tatangelini. Invece così adesso è come se fossimo una community. Inoltre rappresenta un po' queste due date, perché i tatangeles sono quelli che mi seguono da quando ero piccolina e avranno l'occasione di risentire anche brani che mi hanno accompagnato in questi anni completamente rivisitati, quindi sentire "Quando due si lasciano" in una versione diversa o "Essere una donna" e altre canzoni che comunque sono state un po' riadattate in questi tempi.
Come saranno questi concerti?
Una festa! Sì, sì, una festa. Ci sarà un bel corpo di ballo, da due anni comunque ho due ballerine sul palco costantemente in ogni cosa che faccio, e mi ci metto nel ballo anch'io. Ma in questa situazione saranno di più i ballerini, e ci saranno ospiti, sorprese. Rispetto a un normale concerto estivo sono veramente due eventi a parte.