LA PROPOSTA

Smartphone vietati a scuola fino a 15 anni: anche l’Europa ci pensa, i dati dimostrano che i device peggiorano i voti

Anche in Europa approda il dibattito sull’uso degli smartphone a scuola: il Parlamento chiede alla Commissione provvedimenti esecutivi per vietarne l’uso in questo ambito almeno fino al termine delle scuole medie. E le ricerche confermano che non è una cattiva idea

05 Mag 2025 - 17:03
 © Ufficio stampa

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Approda anche al Parlamento europeo il dibattito sull’uso degli smartphone a scuola: i deputati del gruppo dei Verdi hanno chiesto alla Commissione europea di vietare l’utilizzo degli smartphone nelle scuole per gli studenti di età compresa tra i 6 e 15 anni.

Una misura che, in Italia, sulla carta esiste fino alle scuole medie (13 anni) e che, secondo quanto dichiarato dal Commissario all’Istruzione, potrebbe essere estesa nei prossimi mesi in virtù degli acclarati “effetti negativi delle distrazioni digitali e del tempo eccessivo passato davanti allo schermo, sia all’interno che all’esterno della scuola”. 

Il problema non è solo la scuola

Un provvedimento che, tuttavia, rischia di vedere vanificati i suoi effetti qualora non sia accompagnato dalle medesime scelta a livello familiare. Come infatti ricorda il portale Skuola.net, molte ricerche hanno concluso che sussiste un forte legame tra l’uso precoce dei device digitali e il rendimento scolastico.

Come dimostra l’ultima indagine in ordine di tempo, condotta dall’Università di Milano-Bicocca - tramite il suo progetto EYES UP - che ha coinvolto 6.609 ragazze e ragazzi iscritti al secondo e al terzo anno della scuola secondaria di secondo grado in cinque province lombarde (Milano, Monza e Brianza, Brescia, Cremona e Mantova).

Il primo telefono arriva troppo presto

Prima di tutto, la ricerca si concentra sulla cosiddetta “precocità digitale”, intesa come accesso - che spesso avviene senza la supervisione di un adulto - da parte degli adolescenti ai device digitali, come smartphone e tablet, e ai relativi “ambienti” digitali: app di messaggistica, social network, contenuti video, videogiochi.

Ebbene, stando ai risultati della ricerca, la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze (45%) ha ricevuto il primo smartphone in occasione del passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado (scuola media).

Al crescere del livello di istruzione dei genitori, però, la percentuale varia. In particolare, la percentuale di ragazzi che ottengono l’accesso uno smartphone dopo il terzo anno della scuola secondaria di primo grado - e quindi a 14 anni, come previsto dalla normativa italiana - sale dal 13% nelle famiglie dove nessun genitore ha raggiunto il diploma al 26% nelle famiglie dove entrambi i genitori sono laureati. 

Contestualmente, l’arrivo dello smartphone coincide per 8 su 10 (l’86,5%) con l’accesso alle app di messaggistica come WhatsApp e Telegram, ma non per tutti con l’apertura del primo account sui social network: si ha infatti uno scarto di 15 punti percentuali fra chi riceve il primo smartphone personale a 11 anni (al primo anno della scuola secondaria di secondo grado) e chi a quell’età ha già un profilo social (il 30% dei ragazzi coinvolti nella rilevazione).

Gli effetti dell'iperconnessione sulla pagella

Partendo da questo, lo studio si è posto l’ambizioso obiettivo di esaminare la diretta correlazione tra questa precocità digitale e il rendimento scolastico degli stessi studenti. E per farlo si è avvalso anche dei dati raccolti da INVALSI, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, sulle competenze degli studenti in lingua italiana, matematica e inglese. 

Al netto di ciò, le prime evidenze non fanno che confermare come il possesso di uno smartphone e l’accesso anticipato a un social network abbiano un effetto nocivo sull’apprendimento. A questo proposito, giusto per citare un esempio, i dati mostrano che un anno di età in meno al momento dell’apertura del primo account sui social media corrisponde a 0,05 deviazione standard (una variazione rispetto alla media percentuale) in meno nelle performance scolastiche in italiano al test INVALSI di terza media. 

Una differenza non enorme, ma statisticamente significativa, che può quindi indicare una tendenza reale: prendere confidenza troppo presto coi social - perlomeno prima della soglia fissata per legge (14 anni) - potrebbe avere un impatto (anche se piccolo) sul rendimento scolastico. Un risultato, sottolinea l’indagine, peraltro perfettamente in linea con quello registrato in matematica. 

Nulla di nuovo sotto il Sole, come sottolinea anche l’indagine che converge con i precedenti studi sul tema. Già nel 2024, la ricerca del sociologo Marco Gui, prof associato proprio della Bicocca di Milano, affermava come anticipare l’utilizzo di smartphone e social network ponesse ragazze e ragazzi in una condizione di compromissione del proprio sviluppo cognitivo: secondo il direttore del Dipartimento di Sociologia dell’ateneo, gli studenti con i migliori risultati scolastici tra i 15 e i 16 anni sono quelli che hanno ricevuto lo smartphone dopo gli 11 anni.

Meglio un tablet che uno smartphone

Allo stesso tempo, lo studio rivela che l’impatto di un utilizzo precoce dei device potrebbe avere un effetto pressoché nullo nel medio periodo per quanto concerne il possesso di tablet, videogiochi e app di messaggistica. Diversamente, il possesso di uno smartphone e l’apertura di un profilo social si associano mediamente a una relazione negativa con gli apprendimenti. 

Il motivo - spiega lo studio - è presto detto ed è da ricercare nell’estremo livello di pervasività che i device assumono nella quotidianità degli studenti. Che, di per sé, già è alto: il 53% degli studenti consulta lo smartphone appena sveglio; il 22% lo usa anche durante la notte. Il 29,7% lo usa anche durante i compiti, mentre oltre la metà (il 51,1%) - pur non potendo - lo utilizza anche tra i banchi. 

In altre parole, l’uso intensivo e spesso incontrollato del dispositivo in momenti cruciali della vita quotidiana — come il sonno, lo studio, le relazioni sociali - altera non solo la performance tra i banchi, ma intacca anche la stessa percezione che ragazze e ragazzi hanno della loro carriera scolastica. 

L’indagine la chiama “autoefficacia accademica”, ovvero la percezione di essere in grado di affrontare con successo i compiti scolastici: più pervasivo è l’uso dello smartphone, più bassa è l’autoefficacia accademica dell'alunno.

I più esposti sono i figli di famiglie "fragili"

Infine, quello che non si può che definire come un vero e proprio paradosso. La precocità digitale è infatti più diffusa tra i figli di famiglie con basso livello d’istruzione, di origine straniera o provenienti da contesti socio-economici svantaggiati. In queste situazioni, lo smartphone arriva prima, spesso senza una supervisione adulta. Al contrario, le famiglie più istruite e benestanti tendono a proteggere i figli ritardando l’accesso ai dispositivi e ai social media.

Siamo, perciò, di fronte a quello che gli esperti chiamano "capovolgimento del digital divide": non sono più i più ricchi a essere i più connessi, ma i più fragili, e non sempre nel modo corretto.

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