Anche la salute danneggia l'ecosistema

Quando i medicinali fanno male all'ambiente: l'inquinamento che minaccia il Pianeta

Ogni farmaco e ogni dispositivo medico al momento dello smaltimento ha un suo impatto nell'ecosistema. Il settore sanitario è responsabile del 5% delle emissioni di gas serra

27 Lug 2025 - 16:46
 © -afp

© -afp

Farmaci e dispositivi medici hanno un impatto non solo sulla nostra salute ma anche su quella del nostro Pianeta. E non si tratta per forza di effetti positivi. Dalla produzione allo smaltimento, in ogni fase della vita i medicinali hanno delle ricadute sull'ambiente. Il settore sanitario sarebbe responsabile del 5% delle emissioni di gas serra globali. Un numero piuttosto alto, figlio sia del consumo di energia necessario sia alla produzione di certi presidi sia al loro smaltimento.  Per la creazione di inalatori e anestetici per esempio sono necessari propellenti ad alto potenziale di riscaldamento globale (come i Freon o Idrofluorocarburi conosciuti come Hfc) ma il grosso del problema nasce principalmente alla fine del ciclo di vita dei farmaci: gli imballaggi infatti, spesso in PVC o alluminio, vanno espulsi con le necessarie attenzioni. Mentre bisogna avere un occhio particolare per tutti quei dispositivi usa e getta che spesso si trasformano in rifiuti speciali.

Il rischio rappresentato dalle acque reflue

Qualora non si operasse con la necessaria cura in queste operazioni di smaltimento le conseguenze si riverserebbero ovviamente prima sull'ambiente e poi su di noi. Uno studio pubblicato su Pnas nel 2022, basato su 1.052 siti di campionamento in 258 fiumi di 104 Paesi, ha identificato 61 principi attivi con concentrazioni superiori ai limiti di sicurezza in oltre il 25 % dei siti monitorati. Non dovrebbe sorprendere, in questo panorama, che i luoghi maggiormente contaminati siano quelli con una produzione farmaceutica intensiva e una minore attenzione alla gestione delle acque reflue. Proprio queste ultime sono un tema importante, visto che vengono contaminate da ciò che espelliamo dal nostro organismo (compresi quindi i farmaci). Ci sono poi dei medicinali che vengono applicati (si pensi a creme, lozioni e cerotti medicati) e che hanno al loro interno una quota che non viene assorbita dalla pelle, venendo eliminata durante la doccia o il bagno. Anche in questo caso rischiano quindi di contaminare le acque di scarico. 

Un possibile circolo vizioso

 Chiaramente tutto ciò ha delle conseguenze,  soprattutto perché in generale la maggior parte dei farmaci è progettata per essere "biologicamente attiva" (ovvero per provocare effetti sulle cellule dell’organismo) anche a basse concentrazioni. Il rischio è che quindi, una volta rilasciati nell'ambiente, questi medicinali finiscano per "accumularsi nel biota", cioè nell’insieme dei diversi organismi animali o vegetali che vivono in un ecosistema. A quel punto si innescherebbe poi un circolo vizioso, in cui le sostanze rilasciate dai farmaci finirebbero per accumularsi negli invertebrati acquatici, che sono poi ingeriti dai pesci, che a loro volta possono essere mangiati dagli uomini. Chiaramente l'immettere nel nostro organismo in maniera indiretta dei farmaci può provocare effetti indesiderati anche difficili da identificare. Un pericolo è per esempio quello di venire esposti senza volerlo a degli antibiotici, creando alla lunga batteri resistenti a questi ultimi.

Come si muovono le istituzioni

 Viene da chiedersi cosa si possa fare per rendere lo smaltimento dei farmaci il più possibile sicuro e senza rischi, per l'essere umano e per l'ambiente in cui quest'ultimo agisce. Il Pharmaceutical Committee della Commissione Europea ha presentato a giugno un rapporto in cui ci si prodiga in diverse raccomandazioni, a partire dal rafforzamento della valutazione del rischio ambientale durante l'autorizzazione all'immissione in commercio. Va inoltre ricordato che, già dal 2006, l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) richiede, per l’immissione in commercio di un qualunque farmaco, di effettuare una valutazione del rischio ambientale. Questa si opera principalmente attraverso l’analisi di tre proprietà: la persistenza (intesa come resistenza alla degradazione), il già citato bioaccumulo e la tossicità (in particolare per l’ambiente acquatico). Si tratta di un sostanziale passo avanti se pensiamo che, prima del 2006, dei 1763 principi attivi farmacologici univoci registrati all’EMA, solo 36 presentavano dati sufficienti per la valutazione degli effetti sull'ambiente. Inoltre dal 2008 la Commissione Europea ha diramato un elenco delle sostanze da sottoporre a monitoraggio, nota anche come "watch list" che viene aggiornata periodicamente e che comprende anche diversi farmaci.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri