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"Il più grande pasticcere" è quello che fa sparire le pentole dalla tv

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

Quando si dice ammazzarsi di dolci. Ammazzarsi nel senso dell'Auditel. "Bake off", la Clerici, Bartolo "Buddy" Valastro Jr ("Il boss delle torte2), quelli di Masterchef: la tv è oramai un'affollata trincea delle Ardenne di pasticcieri veri e aspiranti che sgomitano per fregarsi a vicenda profiterol, cannoli e cheescake. Io ho il colesterolo alto, già parto prevenuto. E ora ci mancava solo Caterina Balivo a condurre "Il più grande pasticcere" (Raidue, martedì, prime time) adattato dal francese "Qui sera le prochain grand pâtissier?" che, a sua volta, era un clone di "Le Meilleur pâtissier", diffuso da M6.

E uno già qui si chiede: c'era bisogno di copiare gli altri, specie i francesi (e arruolare ben sette-autori-sette) per una banalissima gara di torte? La seconda domanda è: ma che motivo masochistico ha Raidue di entrare in competizione con Raiuno? A meno di una botta di diabete, lì la Clerici e le sue guarnizioni iperglicemiche rimangono una certezza. La terza domanda - non originale, lo ammetto -: perché il servizio pubblico ha bisogno di buttarsi sul factual, sulle cucine altrui, sul territorio in cui Sky ma soprattutto Real Time si muovono oramai da anni con perizia artistica?

Certo, rispetto a "Bake off" della Parodi su Real Time, i concorrenti della Balivo sono pasticceri professionisti a caccia di una stopposa notorietà, con anni di esperienza alle spalle e quintali di crostatone, sacher, meringate e torte della nonna in curriculum. La gara - si dirà - qui è più tecnica. Il problema è che non se ne accorge nessuno. La giuria di esperti - Biasetto, Di Carlo e Rinaldini - che scimmiottano Cracco e Bastianich; la Balivo cupa e laconica (risuonano le frasi-mantra "Pasticceri toglietevi il cappello", "Pasticceri mettetevi il cappello"...); i gesti lenti, estenuanti dei cucchiai immersi nella cioccolata e nello zabaglione; il pino mugo dell'Alto Adige piazzato in tutti piatti. Tutto, qui, produce le sensazioni di un goloso intrappolato per sempre in una pasticceria. Prima gioia, poi curiosità, poi noia, infine nausea. Non so che fine hanno fatto i pastry designer qui eliminati, Anthony e Martina; e neanche mi interessa.

Fosse per me, applicherei le tecniche efferate di "Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Europa", un cult movie del '78, a cuochi, registi, autori e direttori di rete che si ostinano a piazzare quelle maledette pentole nei palinsesti...