Siria, Renzi: "Non ostili a intervento ma non si trasformi in unʼaltra Libia"
Il premier chiede una "strategia" e difende il governo: "La nostra non è prudenza ma saggezza. E io ne sono fiero"

"Non siamo ostili a interventi militari in Siria. Chiediamo solo che non si faccia come in Libia: un intervento senza strategia di cui si pagano le conseguenze". Lo ha detto Matteo Renzi durante la presentazione del libro di Bruno Vespa. E parlando proprio della Libia e del presunto arrivo dell'Isis a Sirte, il presidente del Consiglio ha aggiunto: "Non è una presenza che arriva nelle ultime ore: l'intelligence la stima radicata già da mesi".
La presunta presenza di Daesh, tuttavia, non sembra aver portato la comunità internazionale a ipotizzare un intervento in Libia: "Non è un tema all'ordine del giorno, almeno per il momento", ha tagliato cotro il presidente del Consiglio.
"Non siamo prudenti ma saggi" - Tornando al caso Siria, Renzi difende a spada tratta la politica estera del suo governo: "L'Italia ha un numero di donne e uomini impegnati in contingenti che è tra i più elevanti al mondo. Questo sia chiaro. Non è che un intervento in più o in meno denota il nostro tasso di partecipazione alla coalizione internazionale. La politica estera non va lasciata alle emozioni, serve continuità e consapevolezza: la nostra non è prudenza ma saggezza e io ne sono fiero".
"La lotta al terrorismo durerà anni" - Dopo quanto accaduto a Parigi, in Europa la sicurezza è al centro dell'agenda politica di ogni governo. Italia compresa: "La vera risposta al terrorismo è che non ci si può limitare a una risposta securitaria: non lesineremo sforzi perché ci siano carabinieri pagati meglio, mezzi più all'avanguardia, più intelligence e cybersecurity".
Ma, secondo il presidente del Consiglio, non è tutto: "Quella del terrorismo è una crisi enorme che durerà anni: la risposta la dai rivendicando i valori che hai nel tuo Dna. Abbiamo secoli di storia a cui non intendiamo rinunciare".
L'Onu: "3mila militanti Isis pronti a combattere in Libia" - Gli esperti dell'Onu ritengono che l'Isis abbia tra i 2mila e i 3mila combattenti in Libia e che intenda ampliare il suo controllo nel Paese. Lo affermano in un rapporto, preparato per il Consiglio di Sicurezza, secondo cui lo Stato islamico è soltanto uno degli attori fra le molteplici fazioni in guerra.
I militanti stanno di certo beneficiando della loro notorietà in Iraq e in Siria, ma al contempo stanno trovando una "forte resistenza da parte della popolazione e difficoltà nella costruzione e nel mantenimento di alleanze locali".
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