Il presidente del Consiglio parla alla Camera in vista del Consiglio Ue sul conflitto in Medio Oriente: "C'è il rischio concreto che la Russia sfrutti l'instabilità per rafforzarsi, l'Europa agisca".
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Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato alla Camera in vista del prossimo Consiglio Ue del 26 e del 27 giugno: i riflettori sono puntati soprattutto sulla situazione in Medio Oriente, ma anche sulla Libia, senza dimenticare i settori in crisi, come quello dell'auto, e sulla Difesa. Durante il vertice, "ribadiremo la necessità del cessate il fuoco a Gaza - ha affermato il capo del governo -, dove la legittima reazione di Israele a un insensato attacco sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili". E ha aggiunto: "Le priorità restano il cessate il fuoco a Gaza e la ripresa dei negoziati sull'Iran". Il premier ha quindi confermato l'impegno a raggiungere i nuovi target Nato delle spese militari (il 3,5% per la difesa e l'1,5% per la sicurezza) perché, scandisce, "non lasceremo l'Italia esposta, debole e incapace di difendersi".
In questo scenario di instabilità, Meloni ha rivolto l'attenzione sulla Russia, che potrebbe rafforzarsi. Per questo la priorità in Ue, ha osservato, deve essere quella di fare fronte comune. "L'Est e il Sud della Libia sono già le principali teste di ponte della proiezione militare russa in Africa: c'è il rischio concreto che la Russia possa sfruttare l'instabilità attuale per rafforzarsi ulteriormente in Libia e quindi per rafforzarsi nel Mediterraneo e siamo intenzionati a portare il tema in Consiglio europeo per chiedere ai nostri partner all'Unione di prestare maggiore attenzione a questa pericolosa dinamica", ha sottolineato il premier.
"La stabilità della Libia e dei Paesi confinanti - ha dichiarato - rappresenta un elemento determinante anche per il contenimento dei flussi migratori irregolari per il contrasto dei traffici illeciti che attraversano il Mediterraneo centrale: è infatti nei vuoti di potere e nella debolezza delle istituzioni che si radicano le reti criminali e i trafficanti che sfruttano instabilità e fragilità per alimentare circuiti migratori fuori controllo, forme di economia illegale che minacciano direttamente la nostra sicurezza".
Per Meloni, così come in Libia che in Iran e a Gaza, "l'Unione europea deve usare la sua forza e la sua influenza per esercitare una pressione sui principali attori affinché collaborino con l'ONU senza precondizione. È essenziale che l'Europa sostenga la mediazione ONU in maniera coesa e leale, superando le divisioni tra Stati membri che in passato hanno soltanto avvantaggiato attori ostili".
Il leader italiano ha spiegato che "il Consiglio europeo ci offrirà l'occasione per discutere di quali debbano essere le priorità dell'Unione europea in questa fase e di quali iniziative debbano essere messe in campo per perseguire quelle priorità. E capite bene come sia ancora più sensato oggi quel richiamo al principio di sussidiarietà che abbiamo spesso fatto all'Unione europea. Penso che oggi ancora più di ieri sia necessario concentrarsi sulle questioni nelle quali noi possiamo davvero fare la differenza insieme sul piano globale, e non su quelle materie di dettaglio che possono invece essere meglio regolate a livello nazionale. Ed è davvero lunga la lista di dossier su cui come Europa siamo chiamati a lavorare insieme, come anche l'agenda del prossimo Consiglio Europeo dimostra".
"Annuncio che sto lavorando insieme al presidente Macron e al cancelliere Merz per definire delle linee comuni a sostegno del settore automobilistico europeo - ha detto il presidente del Consiglio virando il discorso sul campo economico -. Sono certa che le nostre tre nazioni, lavorando insieme, possano fornire uno stimolo fondamentale alla riflessione in corso". "Per quanto riguarda il settore automobilistico europeo, - ha dichiarato - sappiamo che è un settore che sta attraversando una vera e propria crisi, e sappiamo che quella crisi ci impone di rispondere con coraggio. Il Governo lo sa bene: da tempo insistiamo sulla necessità di un radicale cambio di rotta e di un piano per garantirne il futuro del settore, a partire dal superamento degli aspetti più surreali del Green Deal. È grazie anche al nostro instancabile impegno, dimostrato tra l'altro dal non-paper promosso insieme alla Repubblica Ceca e altri partner europei per una nuova politica europea per l'automotive, che la Commissione Europea ha presentato il Piano d'azione industriale per il settore automobilistico europeo, di cui è necessario garantire una rapida attuazione".
Infine si è parlato anche di Difesa. In merito ai futuri aumenti della spesa nella Nato e nell'Ue, il capo del governo ha osservato che l'Italia rispetterà gli impegni presi, rassicurando che non verranno tolte risorse alle priorità. "In sostanza, tenuto conto che già siamo al 2% del Pil di spese nella difesa, un aumento dell'1,5% in 10 anni non è distante dall'impegno preso dal governo nel 2014 - ha affermato ancora -. Riguardo l'1,5% di spese, abbiamo ottenuto che siano gli stati membri a decidere quali siano le minacce che ritengono di dover affrontare e quale strumenti usare. Un percorso compatibile con le priorità del governo, non distrarremo risorse dalle priorità individuate dal governo per gli italiani. Senza difesa non c'è sicurezza, senza sicurezza non c'è libertà e aggiungo neanche benessere e prosperità".
Sul Medio Oriente la leader del pd, Elly Schlein, dice di apprezzare il fatto che Giorgia Meloni "lavorerebbe per la soluzione diplomatica". Ma "pretendiamo una parola di chiarezza sul futuro, dica chiaramente che l'Italia non si farà trascinare in questa guerra", puntualizza la leader dem. Che non rinuncia a qualche punzecchiatura. "Lei - si rivolge ancora alla premier - è riuscita a fare un'intera relazione senza nominare i due principali responsabili dell'escalation: Trump, suo amico, e Netanyahu". E incalza anche sull'obiettivo del 5% in spese militari: "Siamo contrari, è dannoso, irrealistico e sbagliato, e porterebbe alla fine dello Stato sociale in Italia".
Più affilato l'intervento del presidente del M5S Giuseppe Conte, che attacca: "Domani saremo a pochi passi da lei all'Aia e le staremo col fiato sul collo, perché lei finalmente pensi al bene degli italiani, e non che la soluzione sia riempire gli arsenali di carri armati, missili e armi". Conte accusa Meloni di "subalternità a Washington e Bruxelles" e di anteporre la difesa dei suoi "leader alleati" a quella della sicurezza nazionale.
Duri anche gli interventi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che muovono la stessa accusa di "subalternità" alla premier e avvisano: "Sì al dialogo, purché questo non significhi passività delle opposizioni". Ma Pd, M5S e Avs si dividono sulle risoluzioni votate in vista del Consiglio europeo. A dividere il campo è soprattutto un punto della mozione M5S: quello che impegna il governo a "intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia". Il voto contrario arriva sia da Avs che dal Pd. Che vota contro anche sul punto in cui i pentastellati chiedono di interrompere la fornitura di armi a Kiev. "La vergognosa mozione del M5S, tra disarmo unilaterale, abbandono dell'Ucraina e ripresa della dipendenza dal gas russo, sembra scritta da Putin", polemizza il leader di Azione Carlo Calenda.