FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Ruby, gli uomini dell'inchiesta

Oltre al presidente del Consiglio, nel caso Ruby sono stati coinvolti direttamente o indirettamente altri portagonisti maschili.

Ecco di seguito i nomi che compaiono nell'inchiesta e i personaggi politici che sono intervenuti per commentare le accuse contestate al premier e agli altri indagati.

Berlusconi: "Solo spazzatura"
Il presidente del Consiglio rappresenta il fulcro delle indagini attorno a cui ruota il caso Ruby. Indagato per concussione e prostituzione minorile dalla procura di Milano, più volte ha respinto al mittente le accuse, scagliandosi contro la magistratura e la stampa. "E' solo spazzatura mediatica", disse il premier Berlusconi subito dopo le prime indiscrezioni sul caso.

"Nessuno mi può far cambiare stile di vita, ogni tanto ho bisogno di serate distensive - ha aggiunto, parlando a Bruxelles -. Su quanto avviene a casa mia non devo chiarire niente perché da me entrano solo persone che si comportano bene". "Il caso Ruby è stato montato per screditarmi - ha aggiunto in relazione all'intervento di Palazzo Chigi a favore della giovane marocchina -. Mandai la Minetti per evitare il carcere alla ragazza".

"E' meglio essere appassionati di belle ragazze che gay", aggiunse poi in un'altra occasione il premier. "Sono fatto così da sempre. Da sempre - spiegò Berlusconi all'inaugurazione del Salone del Ciclo e del Motociclo - conduco una attività ininterrotta di lavoro, se qualche volta mi succede di guardare in faccia qualche bella ragazza...".

Poi il caso si è fatto più scottante, con la diffusione sui giornali delle intercettazioni. "Non ho nulla da temere e non vedo l'ora di difendermi in tribunale da accuse tanto assurde - ha detto il presidente del Consiglio in un messaggio ai Promotori della Libertà -. Non credo che serva al Paese una continua guerra fra politica e magistratura. Sono sottoposto a una persecuzione politico-giudiziaria con l'evidente finalità di farmi fuori".

"Ci troviamo di fronte all'ennesimo teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale nel tentativo, illusorio, di eliminarmi dalla scena politica - ha poi aggiunto il premier, alzando il tiro -. I pm hanno agito in spregio a ogni norma, ma questa volta il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica".

"Mai, in diciassette anni di accanita persecuzione giudiziaria contro la mia persona - ha sottolineato Berlusconi - alcuni pubblici ministeri della Procura di Milano erano arrivati a stravolgere, in modo così inverosimile e grottesco, la realtà dei fatti, le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto. Sono stati intercettati per mesi, in maniera sistematica, tutti coloro che hanno osato varcare il cancello della mia residenza privata di Arcore, come se essere ospiti del presidente del Consiglio costituisse di per sé un grave indizio di reato".

"Andrei subito dai giudici per difendermi da accuse che è facilissimo smontare - ha aggiunto il premier in un altro videomassaggio - ma non posso presentarmi da giudici che non hanno competenza né funzionale nè territoriale e che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica".

"E' gravissimo che la procura voglia indagare pur non esseno legittimata a farlo e non è nemmeno competente per territorio - ha aggiunto - . Il reato di concussione lo avrei commesso a Milano ma il funzionario della questura da come risulta delle stesse indagini e dall'invito a comparire si trovava a Sesto San Giovanni quindi è competente il tribunale di Monza. Sono in atto una serie di violazioni impressionanti".

(Leggi nelle pagine a seguire le dichiarazioni degli altri uomini coinvolti nell'inchiesta)

Fede: "Feste normali..."
Insieme a Lele Mora e Nicole Minetti, stando alle accuse, il direttore del TG4 si sarebbe occupato di portare ragazze "compiacenti" alle feste del premier, presenziando spesso ai party nella villa di Arcore. Diversa invece la sua ricostruzione dei fatti. "Nessuna delle ragazze è mai stata invitata da me a partire da Ruby - ha spiegato Fede -. Il termine portare è volgare, meglio invitare".

"Le feste ad Arcore avevano uno svolgimento regolare e sicuro, ne posso essere testimone - ha aggiunto -. Se qualche volta decideva di essere circondato da giovani donne, mi pare del tutto legittimo. Non ho mai visto nulla di trasgressivo".

Poi una precisazione: "Non c’erano solo ragazze di 25-30 anni, il premier raccontava i suoi viaggi, abbiamo visto anche Baaria. In quelle feste i figli, il figlio più grande, e i suoi amici a volte ballavano. Insomma nessuna trasgressione. Ad Arcore si cenava e si parlava di politica".

Sul famigerato "Bunga bunga", poi il direttore del TG4 smentisce tutto quanto diffuso dai media. "E' un locale sotterraneo, una sorta di discoteca dove chi vuole può scendere dopo aver cenato, per ascoltare musica, ballare ma anche vedere filmati sui viaggi all’estero del premier o partite di calcio", ha spiegato.

Negli atti il nome di Fede figura anche in relazione a un prestito di Berlusconi a Lele Mora e a una presunta truffa di 400mila euro. "Sono amico del premier e lo stimo. Se avessi avuto bisogno di 400 mila euro o anche di più, li avrei chiesti a Berlusconi e lui me li avrebbe dati", ha precisato.

(Leggi nelle pagine a seguire le dichiarazioni degli altri uomini coinvolti nell'inchiesta)

Lele Mora: "Alle cene nessuna escort"
Accusato di favoreggiamento e induzione alla prostituzione, secondo i pm, Lele Mora è uno dei tre uomini chiave dell'inchiesta. Il suo nome compare più volte nelle intercettazioni telefoniche e nelle carte degli investigatori. Stando alle accuse, insieme a Nicole Minetti e al direttore del TG4, Mora si sarebbe occupato di reclutare giovani ragazze "compiacenti" da portare alle feste del premier. Lui però smentisce la ricostruzione degli inquirenti, sostenendo di non sapere nemmeno che Ruby fosse minorenne.

"Berlusconi è un imporenditore meraviglioso, straordinario e il risultato è uno solo: finisco nel mirino perché tramite me vogliono colpire lui - ha dichiarato subito dopo la bufera mediatica -. Ho aiutato Ruby perché mi ha raccontato di essere in difficoltà, mai e poi mai potevo immaginare che fosse minorenne. In Italia se aiuti le persone vuol dire fare del male".

Più volte ha cercato di smontare le accuse a suo carico e la vicenda dei festini. "A casa del premier non c'erano escort, come vogliono far credere, ma solo persone che vogliono stare vicino a un uomo molto importante, che può dargli qualcosa a livello di attenzione, un uomo molto generoso che aiuta tutti - ha dichiarato Mora a 'Il Fatto Quotidiano' -. Ci sono tante persone che giocano su questo sistema e che affermano delle cose che non hanno senso".

"Le serate - ha aggiunto - ci sono sempre state con più o meno gente, con persone più anziane o più giovani, con politici e artisti, anche prima della separazione con Veronica". Mora ha anche negato le accuse circa presunte falle nel sistema di sicurezza e di controllo della villa del premier ad Arcore. "Ogni volta che andavo - ha spiegato - comunicavo con chi venivo e con quante persone".

Fini: "Premier si dimetta"
Il presidente della Camera non è coinvolto direttamente nell'inchiesta, ma più volte ha parlato del caso, attaccando il premier. "L'unico che trova qualcosa di divertente è il presidente del Consiglio, francamente non so cosa ci sia da divertirsi - ha dichiarato Fini subito dopo le prime reazioni di Berlusconi alle intercettazioni diffuse dai media - . Gli italiani sono sconcertati per la gravità delle accuse".

"Sono amareggiato - ha aggiunto in un'altra occasione -. E' una vicenda che sta facendo il giro del mondo purtroppo e mette l'Italia in una condizione imbarazzante".

Poi la stoccata finale, con la chiara richiesta di dimissioni di Silvio Berlusconi. "E' opportuno che il presidente del Consiglio si dimetta - ha chiosato il presidente della Camera in un'intervista al Corriere Adriatico -. L'equilibrio fra poteri e funzioni dello Stato è l'essenza della democrazia. E ci deve essere sempre rispetto tra gli esponenti delle varie istituzioni".

"Il potere politico non deve temere diminuzioni di autorità o di sovranità dalle inchieste dei giudici. Se esistono patologie nel sistema, queste patologie devono poter emergere alla luce del sole, nella fisiologia e nella normalità dei rapporti istituzionali - ha concluso Fini, suscitando le ire del premier e del Pdl -. Ad avvantaggiarsene sarebbe innanzitutto la qualità della vita".

(Leggi nelle pagine a seguire le dichiarazioni degli altri uomini coinvolti nell'inchiesta)

Bersani: "Il tempo è finito"
Dimissioni immediate. E' questa, anche per il leader del Pd Bersani, l'unica soluzione per "chiudere" il caso Ruby e riportare il governo ad occuparsi del Paese. "Le notizie che emergono da Milano ci dicono una cosa chiara: Berlusconi non può stare un minuto di più in un ruolo pubblico che ha indecorosamente tradito - ha detto Bersani subito po la diffusione dei detatgli sull'inchiesta -. L'Italia ha una dignità che non può essere messa a repentaglio davanti al mondo. L'Italia ha dei problemi che devono essere finalmente affrontati in un clima di serietà e di impegno. Ormai il tempo è finito".