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Premier denuncia "giudici eversivi"

"Vogliono ribaltare volontà del popolo"

Nuovo affondo del presidente del Consiglio alla magistratura.

"Quando con delle sentenze basate sul ribaltamento della realtà - dice dall'ospedale de L'Aquila - si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi è stato eletto dal popolo per governare, questa si chiama con una parola sola: volontà eversiva ed eversione". "Ieri - prosegue - ho parlato di grumi eversivi: non faccio che dire ciò di cui sono assolutamente convinto".

Dunque, nessun dietrofront. Il premier si ferma a scambiare alcune battute con i giornalisti sul tema della giustizia. Dapprima si schernisce e poi rilancia il suo j'accuse contro i magistrati: "Ieri qualcuno si è scandalizzato perchè avevo parlato di grumi eversivi nella magistratura. Non faccio altro che dire che ne sono assolutamente convinto".

Anche perché, spiega meglio a scanso di equivoci, "quando con delle sentenze basate sul ribaltamento della realtà si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi è stato eletto dal popolo, e a cui il popolo ha dato democraticamente la responsabilità di governare, questo si chiama con una parola sola: volontà eversiva ed eversione".

Ma in ogni caso, nonostante ci sia la possibilità di sovvertire il risultato delle urne da parte di "certa magistratura", per il premier non sussiste l'eventualità di ricorso alle elezioni anticipate. Insomma, aggiunge Berlusconi, "nel '94 è già successo", ma non si scoraggia per questo.

Anm al premier: "Basta insulti"
Immediata la risposta dei vertici dell'Anm all'ultimo affondo del Presidente del Consiglio. "Basta allo stillicidio di insulti e invettive", e ancora "la magistratura non intende lasciarsi trascinare in una contrapposizione politico-elettorale". Infine "il monito del Presidente trovi ascolto in tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali".  La nota è firmata dal Presidente dell'Anm Luca Palamara, dal segretario Giuseppe Cascini, e del vicepresidente Gioacchino Natoli.

"Confidiamo che il monito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano trovi ascolto in tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali". Il sindacato delle toghe ricorda le parole pronunciate qualche giorno fa dal capo dello Stato, nelle quali, sottolineano, "ci riconosciamo pienamente". Si ricorda in particolare la frase in cui Napolitano ha precisato che "la politica e la giustizia non possono percepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco anziché uniti in una comune responsabilità istituzionale".

In particolare il passaggio in cui si sottolinea che chi svolge attività politica "non solo ha il diritto di difendersi ed esigere garanzie quando sia chiamato personalmente in causa, ma ha il dovere di non abbandonarsi a forme di contestazione sommaria e generalizzata dell'operato della magistratura; e deve liberarsi dalla tendenza a considerare la politica in quanto tale, o la politica di una parte, bersaglio di un complotto da parte della magistratura".

Mancino: "Abbassare i toni dello scontro"
''Abbassare i toni dello scontro, che si è nuovamente riacceso, non è solo un auspicio della gente di buon senso, ma un preciso dovere di chi riveste ruoli istituzionali e svolge delicate funzioni previste dall'ordinamento: rispettare i confini delle competenze altrui fa parte delle regole di ogni sana democrazia''. Lo afferma il vice presidente del Csm Nicola Mancino. Alla vigilia della Festa della Repubblica - dice una nota - Mancino sottolinea: ''Le manifestazioni del 2 giugno sono sempre state un'occasione per riflettere sulle condizioni generali del Paese e sulla salute delle nostre istituzioni.

Non mi nascondo che quest'anno la ricorrenza della Repubblica sollecita tutti ad avere senso di responsabilità, di rispetto delle istituzioni, di autocontrollo nell'esercizio delle pubbliche funzioni''. Secondo il vice presidente del Csm, ''acquista grande valore la sottolineatura contenuta nella recente nota attribuita agli ambienti del Quirinale nella parte in cui viene giustamente ribadito che politica e giustizia hanno una comune responsabilità istituzionale e perciò non possono guardarsi come mondi ostili''.