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Polemiche su Giovanni Falcone

Pdl: riforma giustizia come voleva lui

E’ bastato citare Giovanni Falcone per scatenare un vespaio di polemiche.

Il premier Silvio Berlusconi, in un’intervista al settimanale “Tempi”, ha infatti dichiarato che è in cantiere una riforma della giustizia “fatta seguendo le orme di Falcone”, dichiarandosi al tempo stesso deluso da Walter Veltroni, “suddito delle frange giustizialiste”.

L’attacco al Pd e la scelta di tirare in ballo un nome carico di significati come quello del magistrato ucciso dalla mafia nell’attentato di Capaci nel 1992 hanno acceso inevitabilmente la polemica. L’attacco più duro è arrivato dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. “Non confondiamo il diavolo con l’Acqua Santa”, ha spiegato. “Falcone ha combattuto la mafia”.

Le parole di Di Pietro hanno aperto la strada a una serie di piccanti botta e risposta. Mentre il coordinatore di Forza Italia Denis Verdini e Maurizio Gasparri chiedono “di non strumentalizzare le parole del Presidente del Consiglio”, il Pd risponde con Lanfranco Tenaglia, ministro ombra della giustizia. “Siamo alle solite – dice – da Berlusconi arrivano solo proposte ad personam”.

Sentito nominare Giovanni Falcone, è intervenuto nel dibattito anche Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica. “Giovanni (lo chiamo così perché lo considero mio amico) era non solo per la separazione delle carriere e per la non obbligatorietà dell’azione penale – ha spiegato – ma per la dipendenza del pubblico ministero dal ministro della giustizia che avrebbe dovuto rispondere in Parlamento”. Cossiga ricorda inoltre che “per queste idee espresse Falcone non venne eletto nel Csm e gli fu dato il bando dalla Sinistra. Su di lui ha ragione Berlusconi”.

Non la pensa proprio così la sorella del magistrato, Maria Falcone. “Giovanni non ha mai chiamato i magistrati avvocati dell’accusa, ma quanto alle separazione delle carriere parlava di separazione dell’ordine degli avvocati dell’accusa dall’ordine dei magistrati”. Se invece per Giuseppe Ayala, amico e collega di Falcone (ha scritto “Chi ha paura muore ogni giorno”, proprio riprendendo una frase cara al giudice), “Giovanni voleva pm e giudici divisi e lo disse anche pubblicamente”, insorge l’Associazione nazionale familiari vittime della mafia. “Noi siamo sempre stati al fianco dei magistrati per bene il cui unico interesse è quello di difendere la propria autonomia per continuare a garantire ai cittadini uno stato democratico”.

Da Falcone poi la polemica si è spostata sulla riforma della giustizia che il governo vorrebbe proporre in autunno. Il Segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, ha paventato infatti “il ritorno ad un regime autoritario come il fascismo”. Gli ha risposto seccato il deputato del Pdl Nicolò Ghedini: “Queste dichiarazioni sono al di fuori della realtà”. Dello stesso avviso anche il presidente della commissione giustizia alla Camera Giulia Buongiorno che ha chiesto all’Anm di “vedere la bozza di riforma prima di esprimere giudizi”. Fabrizio Cicchetto, capogruppo del Pdl alla Camera, parla invece di “un involontario umorismo” da parte dell’Anm. Sulla necessità di una riforma della giustizia è d’accordo anche il segretario della Dca, Gianfranco Rotondi: “Il sistema giudiziario italiano non può essere lasciato nelle condizioni in cui si trova e necessita di essere riformato”.