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Renzi: "A maggio arriveranno i soldi promessi. Oppure sono un buffone"

"Eʼ un piccolo aiuto, ma è la prima volta che succede". SullʼIrap: "Lo ridurremo, ma per le imprese servirebbe uno shock". Spending review "affidata a Palazzo Chigi. Sarà tutta responsabilità mia". E sui supercompensi: "Via 500 milioni dagli stipendi dei manager pubblici"

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"A nome del governo italiano voglio dire che rispetteremo tutti gli impegni con l'Europa". Questa la promessa di Matteo Renzi, intervenuto alla Camera a un convegno sui valori dell'Europa. Il premier parla poi della "crisi dell'Europa", dicendo che è mancata la capacità di far sentire i cittadini parte di un destino comune". Sui soldi in busta paga a maggio assicura: "Arriveranno oppure sono un buffone".

"Coperture? Certo che ci sono" - Il premier è intervenuto sulle coperture del suo piano di rilancio a "Porta a porta", dicendo: "Certo che i soldi ci sono, il punto è dove si mettono". E ha continuato: "Da anni i cittadini hanno visto le bollette crescere e le tariffe aumentare ma gli stipendi erano bloccati. Ora per la prima volta il governo invece di aumentare le indennità dei consiglieri regionali li restituisce alle persone, alla vita reale".

"Soldi promessi il 27 maggio o sono un buffone" - Riguardo all'entità dei soldi che andranno in busta paga, ha poi detto che è impossibile "fare il conto preciso di quanto andrà negli stipendi" con il taglio dell'Irpef a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese, perché "dipende anche da come funzionano le detrazioni". Ma "che siano 75 o 85 euro, non fa molta differenza. E' un piccolo aiuto, ma è la prima volta che succede. Andranno a dieci milioni di italiani: ai lavoratori dipendenti o agli assimilati, quindi anche ai co.co.pro". E ancora: "Immagino le polemiche, ma stiamo cercando di rendere visibile in busta paga" che i soldi in più che andranno a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese, saranno dovuti al "bonus garantito dalla manovra del governo. Mi diranno: è marketing? Sì, è anche questo". E ha aggiunto: "Se il 27 maggio i soldi non arrivano vuol dire che Matteo Renzi è un buffone".

"Via 500 milioni dagli stipendi dei manager pubblici" - Il presidente del Consiglio ha poi detto che gli stipendi dei manager della Pubblica amministrazione saranno abbassati. "Prenderemo da qui 500 milioni di euro - ha annunciato -. Se sei un dirigente della pubblica amministrazione è giusto che guadagni più del presidente della Repubblica? No e ci sono molti dirigenti che guadagnano di più e la media tra dirigenti italiani e quelli inglesi e tedeschi è sproporzionata".

"La spending review è un affare di Palazzo Chigi" - "La spending review, d'accordo con Padoan, sarà affidata a Palazzo Chigi" e non al ministero dell'Economia, ha detto ancora Renzi. Il ministro dell'Economia, "Padoan, non deve essere visto come la strega cattiva dai colleghi", spiega. "La colpa se la deve prendere il presidente del Consiglio".

"Venderemo le auto blu" - Inoltre, il premier ha promesso: "Venderemo le auto blu all'asta così i simboli del potere saranno a portata di mano. Certo è un aspetto simbolico della spending review, poi c'è la vera riduzione delle spese".

"Nessuna patrimoniale" - "Escludo la patrimoniale", ha garantito il presidente del Consiglio.

"Manovra di equità" - "Questa prima manovra è una restituzione di equità e giustizia sociale - ha detto ancora Renzi -. Oggi abbiamo una situazione di incertezza, quasi di tristezza e desolazione nel ceto medio" al quale "se dai quel piccolo margine - che non è risolutivo - gli dai 80 euro in più, ogni tanto respira".

"Nessun contributo dai pensionati" - "L'idea che chi guadagna 2900-3000 euro di pensione sia chiamato a un contributo va escluso - ha precisato -. Chi sostiene che i pensionati pagheranno la manovra sbaglia, per i pensionati non cambia niente". Smentita così l'ipotesi di un prelievo sulle pensioni, ipotizzata dal commissario Carlo Cottarelli.

"Irap tassa odiosa. Per le imprese serve shock" - "L'Irap è una tassa odiosa - ha detto poi il presidente del Consiglio - perché più crei posti di lavoro più lo Stato ti tassa. Io invece decido di far pagare 100 euro a chi ha una rendita finanziaria, portandola alla media europea dal 20 al 26% ma i soldi non li metto in tasca. Vanno a diminuire la tassazione per le imprese che pagano l'Irap". Ma "all'azienda - ha soggiunto - non risolvi il problema solo con il carico fiscale, perché il carico è talmente alto" che servirebbe "uno shock", servirebbe "dimezzare" quel carico. Ma a produrre uno shock del genere "non ce la facciamo".

"Sbloccare i pagamenti della P.a." - "Se noi paghiamo i debiti della P.a. e se pompiamo soldi nell'economia reale - ha aggiunto -, accade che il soggetto che vince un appalto per rimettere a posto una scuola paghi l'Iva. Ecco perché è importantissimo sbloccare debiti della P.a.". E ha poi detto, rivolto a Bruno Vespa, che "il 21 settembre, a San Matteo, ultimo giorno d'estate, se abbiamo sbloccato tutti i debiti della P.a., lei va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario". Il premier ha spiegato inoltre di non poter fare prima perché c'è "un ddl non un decreto". Ma entro "il 21 settembre li paghiamo tutti".

"Italicum, ok modifiche se tutti d'accordo" - "Passi in avanti si possono fare ma se si è tutti d'accordo", ha detto Renzi sulla possibilità di modifiche alla legge elettorale al Senato.

E ha poi continuato: "Credo che alle europee sia difficile andare a scardinare i voti degli altri, la partita vera è alle politiche ed è lì che provo a conquistare l'elettore del centrodestra", spiegando che le caratteristiche del voto europeo non consentono di allargare il bacino dell'elettorato.

"Figlio" del Cav? "Ognuno ha il babbo che ha" - "Basta leggere le paginate che scrive Brunetta che dice 'Renzi non è Mandrake'. Lo so anche io, per il resto non sono, come dice qualcuno, il figlio adottivo di Berlusconi. Ognuno ha il babbo che ha...". Così ha detto soffermandosi sulle critiche del capogruppo Fi Renato Brunetta. "Dice che sono peggio di Tremonti, nella scala di insulti 'tremontiano' venga subito dopo 'stalinista'...".

"Conti in ordine per i nostri figli" - Il governo italiano non terrà sotto controllo il rapporto tra deficit e Pil, ha detto poi Renzi al convegno a Montecitorio, perché "ce lo chiede l'Unione europea, ma perché ce lo chiedono i nostri figli". Lo ha detto il premier, secondo cui "l'Europa deve essere dei popoli e dei cittadini e non solo dei vincoli".

"Bisogna uscire da un'idea bisestile della politica Ue, dove ogni 4-5 anni si affida il nostro voto e poi per il resto del tempo dell'Europa se ne occupano i tecnici", ha aggiunto il premier.

E, a "Porta a porta", ha precisato: "L'Europa ha più bisogno dell'Italia di quanto l'Italia abbia bisogno dell'Europa. Questa cosa qui va detta da un Paese che è un europeista convinto. L'Europa è stata il nostro baluardo, ma oggi ha bisogno dell'Italia".

"Futuro da costruire, non da subire" - Citando lo storico segretario generale dell'Onu, Dag Hammarskjold ("Al passato grazie, al futuro sì"), Renzi propone al Vecchio continente un cambio di passo: "Dobbiamo rivolgerci al passato come granitico punto di riferimento ma non dobbiamo avere paura di scrivere una pagina significativa e dire che il futuro che ci riguarda lo vogliano costruire e non subire".

"Quando si torna a votare? Nel 2018" - Il voto? "Nel 2018. Sono convinto che questa classe politica in Parlamento ha l'ultima chance per dimostrare che puo' fare le cose". Così il premier spiegando che l'abolizione delle province "108 sedi di Bankitalia e 108 Prefetture piano piano vanno via". Il patto di stabilità, poi, "è un patto di stupidità perché i soldi non si possono spendere".

"Dirigenti siano a tempo determinato" - "I dirigenti pubblici per definizione non possono essere a tempo indeterminato. Chi ha vinto un concorso e ha diritti acquisiti, bene. Ma per il futuro sarebbe bene che il dipendente pubblico rimanesse a tempo indeterminato e facesse il dirigente a tempo determinato, per poi tornare a fare il dipendente a tempo indeterminato". Così Matteo Renzi.