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Il Parmigiano Reggiano da ambasciatore del Made in Italy a volano per la ripartenza del turismo

Il Consorzio di tutela punta sull’esperienza enogastronomica per rilanciare, attraverso le sempre più richieste visite ai caseifici, tutte le eccellenze del territorio. E per far conoscere sempre meglio il prodotto combattendo fenomeni quali contraffazione e Italian Sounding

Tra lockdown e restrizioni, quello del turismo è stato innegabilmente uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia di coronavirus, e ora la ripartenza del Paese passa proprio dall’attività turistica, che si arricchisce di nuovi spunti, di offerte e di esperienze in modo da rispondere alle nuove esigenze dei viaggiatori. Tra i progetti più innovativi, capace di unire uno dei simboli del Made in Italy nel mondo, un’esperienza enogastronomica unica e un’offerta turistica radicata sul territorio, è Parmigiano Reggiano Experience, una piattaforma di prenotazione delle visite che consente l’incontro tra la crescente domanda di turismo esperienziale e l’offerta dei caseifici.

Il boom delle visite nei caseifici

L’intuizione alla base del progetto è quella di trasformare una sorprendente esperienza – le visite nei caseifici dove si produce il Parmigiano Reggiano, che negli ultimi tre anni sono aumentate del 54,1% – in un vero e proprio prodotto turistico che possa valorizzare e diffondere la conoscenza della produzione, l’arte dei casari, la realtà del territorio e, al tempo stesso, difendere anche all’estero uno dei prodotti di punta dell’italianità che deve costantemente combattere con fenomeni quali l’“Italian Sounding” (cioè l’utilizzo di nomi, parole e immagini che evocano l’Italia per commercializzare prodotti che italiani non sono, come ad esempio l’emblematico “parmesan”) e la contraffazione.

 

Turisti soprattutto dall’estero

Dei 321 caseifici produttori di Parmigiano Reggiano, sono oggi circa un centinaio quelli che ricevono i visitatori, provenienti per la maggior parte (il 61%) dall’estero: il 21% dagli Usa, il 10% dalla Francia, l’8,5% dalla Germania, il 4,6% dalla Gran Bretagna e il 17% da altri Paesi: è quindi evidente che l’interesse è molto alto (nel 2019 le visite sono arrivate a quota 168mila presenze), e che il progetto Parmigiano Reggiano Experience possa essere un volano per spingere l’offerta turistica (sul sito del Consorzio è già attiva la possibilità di prenotare una visita), per incrementare la conoscenza (e le vendite, anche attraverso lo shop online) di una delle eccellenze italiane, e per valorizzare il territorio assieme alle altre eccellenze agroalimentari della Food Valley con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna. Il tutto attraverso un percorso interno di crescita e di diffusione di una cultura turistica (con corsi di formazione sull’accoglienza e con il progressivo redesign dell’esperienza di visita) che fino a pochi anni fa non faceva parte delle attività dei produttori.

 

Valorizzare le eccellenze

Siamo convinti – spiega infatti Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggianoche le Indicazioni Geografiche a braccetto con la gastronomia possano diventare un magnete per il turista. Ma i turisti devono trovare un’offerta funzionale, frictionless e sicura, fruibile in modo semplice, esperienze soddisfacenti e in linea con le proprie esigenze. Un prodotto come il Parmigiano Reggiano, così inteso, diventa motore dello sviluppo non solo per la filiera, ma anche per gli altri comparti del territorio”, con un’esperienza che possa valorizzare le eccellenze turistiche del territorio e arricchire i percorsi tra le città d’arte, i borghi, i castelli e i cammini (dalla Via Francigena alla Via Nonantolana).

 

Una storia lunga nove secoli

Perché a quel territorio il Parmigiano Reggiano è legato indissolubilmente da circa mille anni, e continua a essere prodotto esattamente come allora con solo tre ingredienti (latte crudo, sale e caglio) e solo negli stessi luoghi: nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova alla destra del Po e Bologna alla sinistra del Reno. È, insomma, un formaggio che ha fatto la storia, diventando una delle eccellenze dell’agroalimentare italiano e il più apprezzato degli ambasciatori dell’italianità nel mondo grazie anche alle sue caratteristiche uniche: naturalmente privo di lattosio e ricchissimo di calcio (75 grammi di questo formaggio bastano a coprire il fabbisogno di un adulto), è altamente digeribile, è consigliato come alimento funzionale per la salute delle ossa ed è stato inserito anche nella dieta degli astronauti.

 

Risultati straordinari nonostante la crisi-Covid

E proprio per le sue caratteristiche, gli italiani hanno premiato il Parmigiano Reggiano anche durante la pandemia: da novembre 2019, rimarca Bertinelli, “i consumi di Parmigiano Reggiano in Italia sono progressivamente aumentati, esplodendo nel mese di marzo 2020 in piena emergenza Covid”, e il primo semestre 2021 si è chiuso “con risultati eccezionali: le vendite a volume hanno registrato una crescita del +12,5% rispetto al periodo pre-pandemia, 17.239 tonnellate contro le 15.330 del 2019”. Un dato che il presidente del Consorzio non esita a definire “straordinario” considerando non solo l’impatto del Covid sulla capacità di spesa delle famiglie ma anche “tutte le altre minacce provenienti dall’estero: innanzitutto Brexit, poi i dazi Usa (ora sospesi) e il fenomeno dell’Italian Sounding”.

 

Difendere il Made in Italy

E a questo proposito la richiesta alle istituzioni è quello di prendere coscienza del fatto che “la tutela delle eccellenze italiane non passa più solo attraverso i finanziamenti alla filiera agroalimentare, ma anche attraverso il forte sostegno alle azioni legali intraprese dai Consorzi di Tutela in tutto il mondo per difendere i nostri prodotti. I prossimi anni – chiarisce Bertinelli –saranno cruciali per la lotta all’Italian Sounding e dobbiamo farci trovare pronti.  Per vincere, deve essere chiaro che i prodotti a Indicazione Geografica hanno bisogno del pieno sostegno del governo. Senza l’appoggio delle istituzioni, i Consorzi non potranno mai ambire alla vittoria contro le mega-multinazionali”. Mentre l’appello all’Ue è quello, nella definizione delle nuove procedure per i prodotti qualità DOP e IGP attesa per fine 2021, di avere “una semplificazione delle procedure per consentire una gestione più efficiente” anche per quanto riguarda “la sostenibilità, che è la sfida del futuro”.