L'ipotesi di legge

Germania verso la leva militare obbligatoria: "Dobbiamo colmare le carenze degli ultimi decenni"

Il vice cancelliere tedesco Klingbeil: "Il nostro compito è garantire un futuro in cui potremo continuare a vivere in sicurezza in Germania"

26 Giu 2025 - 18:16
 © Afp

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In Germania si torna a parlare di leva obbligatoria. La coalizione di governo formata da Cdu, Csu e Spd dimostra di voler perseguire seriamente gli obiettivi di riarmo. Dopo aver approvato lo scorso marzo un piano da 500 miliardi di euro, la spesa militare è pronta ad aumentare – in linea con le richieste della Nato – fino a toccare quota 162 miliardi di euro nei prossimi anni, secondo le indiscrezioni del Financial Times. Parte di questa crescita sarà legata alla necessità di avere un maggior numero di soldati.

L’ipotesi della coscrizione obbligatoria – Il progetto del governo tedesco prevede la creazione di un “nuovo servizio militare attraente” che si basi sulla “partecipazione volontaria”. Il ministro della Difesa Boris Pistorius mira però a includere nella nuova legge anche l’ipotesi della coscrizione obbligatoria. Una possibilità che si concretizzerebbe se l’adesione da parte dei volontari fosse troppo bassa, e se di conseguenza il numero di posti liberi in caserma finisse per superare quello dei volontari.

All’esercito tedesco, come ribadito più volte da Pistorius, occorro almeno 60 mila reclute in più, e le forze armate devono poter contare su un contingente di 200 mila riservisti. “Il nostro compito politico è garantire che in futuro potremo continuare a vivere in sicurezza in Germania, e per farlo dobbiamo colmare le carenze degli ultimi due decenni” ha commentato alla stampa il vice cancelliere tedesco Lars Klingbeil.

Secondo i dati diffusi dalla Osnabrück Zeitung nel 2024 le Bundeswehr (le forze armate tedesche) hanno raccolto circa il 19% di domande di vestire la divisa in più rispetto all’anno precedente (51.200 contro 43.200 circa) e pure le adesioni femminili sono aumentate: 8.200 circa nel 2024 con un più 14%. Nonostante questo non aumentano gli effettivi: sia perché non tutti i candidati risultano idonei, sia perché circa 20 mila reclute hanno abbandonato in contemporanea il percorso. Il principale gruppo televisivo tedesco Ard ha riassunto che, in totale, nel 2024 le forze armate sono diminuite di circa 350 unità.

In Germania, l’obbligo della leva militare è rimasto attivo per 54 anni, dal 1957 al 2011. Oggi, l’attenzione alla “minaccia Russa” sembra riorganizzare le priorità tedesche, che puntano a riavere un esercito con circa 180 mila persone in servizio. Se la coscrizione obbligatoria venisse riattivata riguarderebbe solo gli uomini, perché così prevede la Costituzione.

Cosa succede negli altri Paesi – Nel resto d’Europa il dibattito sulla leva obbligatoria segue traiettorie difformi. La Finlandia, da poco entrata nella Nato e con oltre 1300 chilometri di confine con la Russia, non ha mai rinunciato al servizio militare: è obbligatorio per tutti i ragazzi e prevede riserve ampie, con cittadini richiamabili fino a 60 anni. La Svezia, anch’essa neo-membro dell’Alleanza Atlantica, ha reintrodotto la leva nel 2017, destinata ai giovani ritenuti idonei. La Norvegia prevede la coscrizione selettiva estesa alle donne, mentre nei Paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia) vige l’obbligo pieno.

Anche Grecia e Cipro continuano con la leva obbligatoria, alimentata dalle storiche tensioni con la Turchia. La Polonia, tra i Paesi europei con la spesa militare più alta, non ha formalmente reintrodotto la coscrizione, ma mantiene attiva una rotazione di oltre 250mila riservisti. Altri Paesi, come Repubblica Ceca e Ungheria, puntano su formule volontarie. In Francia, invece, il “servizio nazionale universale” voluto da Macron ha valore più simbolico e civile, e non sostituisce una vera leva militare. Nessun ritorno alla coscrizione, invece, in Spagna.

La linea dell’Italia – Nel nostro Paese, il tema è attenzionato soprattutto dalla Lega, che negli anni ha in più occasioni avanzato in Parlamento proposte sulla “naia”. Anche se, per adesso, nessuna di queste ha avuto effetti concreti. Un recente sondaggio commissionato dal ministero della Difesa all’Istituto Piepoli ha mostrato che oltre la metà dei 18enni italiani non sarebbe disposta ad arruolarsi nelle forze armate in caso di emergenza, ma il 44% direbbe di sì.

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