scoperta rivoluzionaria

Inquinamento delle navi cargo, un nuovo pellet di calce viva potrebbe risolvere il problema

Sono circa 50mila le imbarcazioni che ogni secondo solcano i mari del mondo, inquinando il 3% a livello globale: più dell'aviazione. A Londra si studia come ridurre l'impatto sull'ambiente

26 Giu 2025 - 16:17
 © ansa

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L'inquinamento provocato dalle navi cargo è il 3% delle emissioni globali di gas serra, più dell'aviazione. Sono ben 50mila ogni secondo le imbarcazioni che solcano i mari e che fanno del trasporto marittimo una delle industrie più inquinanti. Ecco perché, alla periferia di Londra, un team di scienziati, ingegneri e imprenditori sta lavorando a quella che sarebbe una vera e propria rivoluzione. Se i primi risultati ottenuti in piccolo fossero confermati anche su una scala maggiore.

Il processo di filtraggio

 In pratica, come riporta il Guardian, il progetto della startup Seabound si svolge all'interno di un container d'acciaio lungo il fiume Lea, nel quartiere di Chingford, periferia est di Londra. All'interno di questo container si trovano migliaia di pellet di calce viva, grandi più o meno come ciliegie. A un'estremità, un generatore diesel convoglia i fumi attraverso la calce, che assorbe il carbonio, innescando una reazione chimica che lo trasforma in calcare. In questo modo si potrebbe catturare una grande quantità di carbonio direttamente a bordo della nave che lo produce, invece che farglielo liberare nell'atmosfera. 

L'ultimo prototipo

 I test eseguiti finora hanno dimostrato che il processo funziona. E recentemente si è svolto il primo collaudo in mare: il "container filtrante" è stato installato su una nave cargo turca da 3.200 tonnellate, che ha navigato per tre settimane verso il canale di Suez proprio per verificarne l'efficienza. Ebbene, una sola unità di pellet di calce viva è riuscita a catturare il 78% del carbonio e il 90% dello zolfo contenuti nei gas di scarico della nave. Quest'ultimo prototipo è stato costruito con le dimensioni di un container standard da 5,9 metri, in modo da potersi integrare perfettamente con gli altri carichi sul ponte. E niente vieta di installarne più di uno sulle navi che devono star per mare più a lungo, in modo da ridurne drasticamente l'inquinamento anche su tragitti ben più lunghi.

Le alternative

 Alcuni critici temono che questa tecnologia di decarbonizzazione possa distogliere l'attenzione da altre soluzioni, come il combustibile ad ammoniaca a emissioni zero o le innovazioni basate sull'energia eolica, che sono essenziali per spingere il settore del trasporto marittimo verso zero emissioni nette. Ma nulla toglie che si possa procedere in parallelo con tutte le nuove tecnologie disponibili. Con l'unico scopo di ridurre drasticamente l'inquinamento marittimo. Un obiettivo che si è prefissata anche l'Organizzazione marittima internazionale, istituto specializzato delle Nazioni Unite che, lo scorso aprile, ha trovato un accordo secondo il quale sarà addebitata alle navi ogni tonnellata di emissioni oltre una certa soglia. Soglia che verrà gradualmente ridotta per spingere il settore verso i carburanti ecologici. O verso il filtraggio dei gas di scarico attraverso il pellet di calce viva.

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