In uno dei weekend più caldi per il turismo della Riviera

A Rimini scioperano i bagnini: "Con questi orari sicurezza dei bagnanti a rischio"

Una protesta inedita, quella fissata per sabato 9 agosto: "In pausa pranzo dobbiamo controllare 300 metri di spiaggia a testa, è impossibile"

07 Ago 2025 - 09:38
 © ansa

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Rimini si sente un po' più indifesa, proprio in una delle sue settimane più importanti. Le spiagge potrebbero infatti restare senza sorveglianza in uno dei weekend più caldi (in tutti i sensi) a causa di una protesta inedita. A incrociare le braccia sono loro, i bagnini, una delle icone della Riviera, in uno scontro dai toni durissimi con l'amministrazione regionale. Otto ore di sciopero sabato 9 agosto, con annesso corteo di protesta a cui sono invitati cittadini, turisti e associazioni a partire dalle 12.30. Un fiume che promette di attraversare buona parte del litorale, dal bagno 36-37, con arrivo in piazzale Boscovich. Tutto ciò mentre prosegue la campagna di assemblee in merito alla vertenza sulla sicurezza della balneazione nelle coste della Romagna. Un dialogo difficoltoso, che va avanti a tentoni da due anni, "senza che la politica faccia sentire la sua voce", denuncia la Filcams-Cgil.

La pausa pranzo e i metri di spiaggia da monitorare nel mirino

  Il sindacato punta il dito soprattutto sui nuovi orari di lavoro. Dopo la contestata ordinanza regionale introdotta l'anno scorso, che impone agli addetti al salvataggio di restare in servizio anche durante la pausa pranzo (dalle 12:30 alle 14:30, su turni alternati), sarebbero infatti raddoppiati i metri di spiaggia da sorvegliare per ogni professionista: non più 150 ma addirittura 300. Un cambio che ha provocato alzate di sopracciglio, ponendo interrogativi sulla sostenibilità del servizio e soprattutto sulla sua sicurezza."Da due anni", evidenzia sempre la Filcams-Cgil, per dare "un'apparenza di maggiore sicurezza", è stata eliminata la pausa nelle ore centrali della giornata, garantendo tuttavia solo un presidio dimezzato.  Non si tratterebbe quindi solo dei diritti di questi lavori altamente specializzati ma anche dell'effettiva funzionalità del servizio offerto, per forza di cose più lacunoso, secondo la visione del sindacato di categoria (che comunque apre al confronto).

Le ragioni di una sicurezza a rischio

 Lo stesso sindacato si dice ovviamente "favorevole" anche all'estensione dei servizi di salvataggio, pur a condizione che ciò avvenga "seriamente, senza gravare sui lavoratori né mettere a rischio la sicurezza dei turisti". David Maranghi, presidente dell'associazione Marinai di salvataggio della Riviera, aggiunge poi un ulteriore elemento critico interpellato dal Messaggero: "Il nostro lavoro si basa sul coordinamento tra colleghi. In situazioni d'emergenza si interviene sempre in coppia: uno soccorre, l'altro recupera il defibrillatore. E insieme ci si alterna nelle manovre di rianimazione". Un gioco di squadra che si fa più complesso col servizio alternato: "Quest'ultimo ci sottopone a una fatica psicologica, perché se qualcosa va storto, ci sono implicazioni non solo legali, ma anche morali. È un lavoro di grande responsabilità", ricorda Maranghi che proprio in ragione dell'importanza del ruolo chiede anche più attenzione alle attrezzature. Sulle coste italiane infatti i salvataggi si effettuano ancora con l'ausilio degli stessi mosconi in dotazione mezzo secolo fa, nonostante esistano soluzioni più performanti anche se costose: "Siamo dell'idea che nel 2025 si possano utilizzare mezzi migliori", osserva sempre il presidente dell'associazione Marinai di salvataggio della Riviera, che racconta come sia ancora in fase di prova "una tavola motorizzata che riduce i tempi di intervento da 80 a 15 secondi". I servizi di salvataggio, si lamenta il sindacato, sono garantiti quindi con mezzi insufficienti e con orari e modalità discutibili, da lavoratori stagionali che sono quasi sempre dipendenti di cooperative, consorzi o imprese balneari, inquadrati con un normale contratto del settore turismo. Ecco quindi la scelta di incrociare le braccia, per chiedere condizioni che "garantiscano davvero" la sicurezza della balneazione e per "dire no alle speculazioni economiche sul demanio pubblico"

Nonostante le istanze presentate dai bagnini tuttavia, al netto della preoccupazione comune per la sicurezza, non tutti sono convinti dell'idea dello sciopero. A essere particolarmente critici sono i gestori degli stabilimenti. "Nessuno - ha detto al Resto del Carlino di Rimini Mauro Vanni, di Confartigianato imprese balneari - ci ha convocato per organizzare i servizi minimi. Abbiamo chiesto informazioni alla prefettura ma non ci hanno dato comunicazioni. Per noi sarà una normale giornata lavorativa". Vanni se la prende con il sindacato e con la sua scelta, che potrebbe avere ricadute devastanti sul settore e sull'intero indotto di una zona turistica come quella di Rimini: "L'ordinanza è nazionale, in tutti i litorali d'Italia i periodi di servizio sono gli stessi. Ma solo qui da noi scioperano". Intanto la Prefettura ha incontrato le categorie, richiamando alla responsabilità e sottolineando il carattere essenziale del servizio di salvataggio, esibendo quindi una marcata preoccupazione per ciò che potrebbe accadere in uno dei weekend più frequentati della stagione. Sul tavolo c'è anche l'ipotesi della precettazione, con un decreto che obbligherebbe i bagnini a garantire comunque la presenza in spiaggia, di fatto bloccando la protesta. "Attendiamo di leggere il dispositivo, ma se confermeranno l'obbligo di mantenere in servizio i marinai di salvataggio", attacca il sindacato per bocca del suo segretario, "impediranno di fatto l'esercizio dello sciopero". La partita insomma è aperta, mentre il rischio di torrette vuote, pattini parcheggiati e binocoli appesi ad agosto si fa sempre più concreto in una delle località più iconiche del turismo italiano.

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