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Rabbia: impariamo a sfogarla in modo sano

Reprimerla fa male, ma la giusta decompressione richiede tattica e anche un po’ di fantasia

Come sfogare la rabbia in modo sano e senza far male

La rabbia è un sentimento che purtroppo in questi mesi ci ha accompagnati spesso.

Il senso di frustrazione per le continue limitazioni a cui siamo sottoposti, le difficoltà create dalla convivenza forzata o, al contrario, dalla continua solitudine, l’ansia per la salute e le preoccupazioni economiche hanno ormai minato le nostre facoltà di sopportazione e di resilienza. Trovare un modo per incanalare le emozioni negative e alleggerire la pressione è indispensabile, ma occorre anche trovare il modo giusto per esternarle e lasciarle fluire. Ecco allora alcuni modi alternativi per liberare la collera senza sensi di colpa e ritrovare la calma, almeno per un po’.

SFOGARSI È NECESSARIO – Un conto è imparare a controllare la rabbia, un altro è reprimerla. Nel primo caso si riesce a stemperarla fino a farla dissolvere, nel secondo si accumula pressione con danni più o meno gravi che possono portare a disturbi fisici e psichici. Reprimere la collera porta a un accumulo di ormoni dello stress, soprattutto adrenalina e cortisolo, che alla lunga danneggiano il nostro organismo. Gli stati d’animo negativi devono dunque trovare una via di espressione e di sfogo, in modo da liberarci senza fare danni intorno a noi e, possibilmente, senza peggiorare lo stato di chi ci vive accanto e che probabilmente è arrabbiato e stremato quanto noi. 

 

PRONTO SOCCORSO RABBIA – Un attacco improvviso e violento di collera ci può far pensare a un’onda di piena: il più delle volte fare appello alla calma e “contare fino a dieci” sembra un’assurdità. Se anche l’ipotesi di una scenata sui due piedi non è praticabile, non resta che allontanarsi con una scusa, trovare un luogo privato e abbandonarsi a uno sfogo di decompresione. Qualunque cosa va bene: uno scoppio di pianto, un urlo liberatorio, pestare i piedi per terra. Unica avvertenza: cerchiamo di essere davvero soli e di non lasciare dietro di noi danni visibili. Badiamo anche a non farci male: un conto è scaraventare a terra un pacco di libri (fanno un rumore che può dare molta soddisfazione con poco danno), un altro è tirare pugni a un muro, con il serio rischio di infortunarci alle mani. 

 

DOVE SI POSIZIONA LA RABBIA – Passata la prima tempesta, fermiamo la nostra attenzione sulla parte del nostro fisico coinvolto dalla sensazione di rabbia: può essere il petto, con la sensazione di non riuscire a respirare, oppure lo stomaco che si contrae e brucia, o ancora nei muscoli che si irrigidiscono. Una volta “collocata” la sensazione in un certo distretto corporeo, interveniamo su quella sede, per controllare la sensazione: rallentiamo con consapevolezza il respiro, rilassiamo la muscolatura, oppure sciogliamola nel movimento. La musica può aiutarci: se le melodie rilassanti peggiorano il senso di irritazione, proviamo con un bel ritmo energico, sul quale saltare, ballare, agitarsi in modo spontaneo e destrutturato fino a quando non saremo esausti e più rilassati: noi non sappiamo che cosa stiamo facendo, ma il nostro corpo sì. 

 

SFOGHI FISICI – L’attività fisica è il modo più rapido ed efficace per alleggerire la pressione: uscire di casa per una camminata o una corsa, saltare alla corda, fare una corsa in bicicletta sono tutti sfoghi sani che aiutano a smaltire il sovraccarico nervoso e a “bruciare” le energie negative trasformandole in forza al servizio del movimento. Sfortunatamente le palestre sono ancora chiuse, altrimenti una sessione di allenamento con il sacco da pugilato può essere un vero toccasana. In alternativa possiamo accatastare un bel mucchio di cuscini sul divano: prendiamoli a pungi senza esclusione di colpi. Se poi abbiamo la costanza di fare movimento in modo regolare, lo sport funziona anche in modo preventivo, evitando l’accumulo di tensione e di stress da cui poi scaturiscono gli attacchi di rabbia incontrollata. 

 

VISUALIZZARE IL NEMICO – Anche se la nostra rabbia spesso ha un nemico indeterminato e impersonale (la situazione economica, la classe politica, la sfortuna) il fatto di attribuirgli un volto può essere utile. Scegliamo un oggetto di casa (attenzione però a non aggredirlo fisicamente o faremo danni), oppure un albero o un palo, e trasformiamolo nel nostro antagonista. Diciamogliene di tutti colori, anche gridando o piangendo se serve. Non risolverà il problema che ci fa arrabbiare, ma alleggerirà il disagio del momento. 


CON FANTASIA – Se preferiamo metodi di esternazione più pacati e meno esuberanti, la fantasia ci offre tante vie di fuga. Cantare a squarciagola le nostre canzoni preferite, anche se siamo stonati, oppure coprire di scarabocchi colorati il foglio di carta più grande che riusciamo a trovare, ballare a perdifiato su un ritmo rock sono tutti modi innocui ed efficaci di scaricare la tensione. Sembra ancora troppo? Prendiamo carta e penna (o una pagina bianca sul computer) e mettiamo per iscritto le nostre emozioni, senza badare all’ortografia e alla grammatica. Lasciamo fluire liberamente il pensiero e i sentimenti: alla fine ci troveremo svuotati e tranquilli. Senza neppure l’obbligo di rileggere quello che abbiamo scritto. 

 

IL CONFRONTO – A mente fredda, quando è possibile, confrontiamoci con chi ci ha fatto arrabbiare e cerchiamo di chiarire in modo civile e assertivo, la causa del nostro disagio. Potremmo anche trovare una inattesa comprensione, o per lo meno, trovare insieme una soluzione pacifica ed evitare di tornare ad arrabbiarci troppo di frequente. 

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