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“Goblin mode”: il piacere di essere impresentabili

Una tendenza che esprime il rifiuto di mostrarci sempre al meglio di sé e lascia spazio ai nostri lati peggiori e più segreti

“Goblin mode”: il piacere di essere impresentabili - foto 1
Istockphoto

Una giornata “goblin mode”, ovvero in modalità goblin, può capitare a tutti, anche al ritorno dalle vacanze: la possiamo anche chiamare “la giornata del divano”, nella quale ci sentiamo troppo stanchi e svogliati per alzarci dal letto o dal sofà, renderci presentabili e svolgere le nostre normali attività.

Insomma, è un momento di pigrizia e di autoindulgenza nel quale lasciamo emergere i lati peggiori di noi stessi, compreso abbandonarci senza freni alla tv più deteriore sgranocchiando cioccolatini o junk food. Se incappiamo in una giornata così, non dobbiamo sentirci in colpa: si tratta di un’esperienza così comune da essere diventata quasi un trend. Lo dimostra il fatto che spopola sui social network e che nel 2022 “Goblin Mode” è stata indicata come parola dell’anno dall’’Oxford English Dictionary.

CHI SONO I GOBLIN - I Goblin sono piccole creature fatate dall'aspetto grottesco e mostruoso, presenti fin dal Medioevo nel folclore di molte culture europee. Spesso possiedono abilità particolari e temperamento dispettoso che a volte sconfina nella malvagità, tanto da trasformarli in ladruncoli demoniaci, accusati persino  di rapire durante la notte donne e bambini per sostituire questi ultimi con le loro creature. Di solito la loro forza sta nel numero perché, data la loro piccola statura, non sono creature forti e i loro attacchi possono avere successo solo se condotti in gruppo. Li ritroviamo, ad esempio, nel romanzo "Lo Hobbit" di J. R. R. Tolkien, come creature malvagie che vivono nelle Montagne Nebbiose, mentre nel film "Il Signore degli Anelli" sono alleati del Nemico Sauron e infestano la città dei Nani di Moria. Secondo J.K. Rowling, nella saga del maghetto Harry Potter invece, sono gli inquietanti piccoli banchieri della Gringott, la banca dei maghi (in italiano il termine è stato tradotto con "folletti"); il Green Goblin è anche uno degli acerrimi nemici dell'Uomo Ragno. I goblin si ritrovano anche in alcuni giochi di ruolo e in molti video giochi: quello che hanno in comune tutti questi personaggi è l'aspetto: piccolo, sgradevole e negativo. 

UNA GIORNATA DA GOBLIN - Trasformarsi in goblin, anche solo per un giorno, non sembra un’esperienza esaltante, eppure, in certi momenti, non possiamo proprio farne a meno. Rifiutare di alzarsi dal letto è un modo per non affrontare il mondo, per respingere gli impegni sociali e le aspettative che tutti sembrano nutrire nei nostri confronti, ma una giornata da goblin non è una semplice giornata di pigrizia e di riposo: ha un aspetto più negativo in cui la pigrizia si associa alla sciatteria, al lasciar emergere i nostri lati più negativi e meno gradevoli di noi stessi fino all’abbrutimento. Un esempio che viene spesso utilizzato per illustrare la “goblin mode” è quello delle celebri scene del film “Il diario di Bridget Jones”, nel quale la protagonista si nasconde sotto il piumone, beve vodka in pigiama e si abbuffa di creali direttamente dalla scatola per affogare i suoi dispiaceri e il senso di frustrazione.  

 

UN TREND SOCIALE - La modalità goblin è comunissima, come testimonia la diffusione del termine, delle foto e delle esperienze presenti sui social media, i quali nello stesso tempo fanno da cassa di risonanza. Il termine è stato visto per la prima volta su Twitter nel 2009 e nel febbraio 2022 era virale. Questo comportamento, tipico dei momenti in cui ci sentiamo sopraffatti, non ha solo aspetti negativi: è proposto sempre più spesso in contrapposizione alla spinta sociale che ci vuole sempre al top della forma, di aspetto curato e pronti alla performance. Anzi, può essere considerato un modo per esprimere  il senso di sopraffazione che si prova nel dover essere sempre scattanti, performanti e al meglio di sé. Naturalmente, se le giornate “goblin mode” si ripetono con frequenza possono essere sintomo di depressione e di altre patologie alle quali è necessario prestare la massima attenzione, ma di per sé non sono un fatto negativo, a patto di non abusare di junk food e superalcolici.

I LATI BUONI DEL SENTIRSI GOBLIN – A prescindere dall’aspetto deteriore di questi momenti di abbandono, in cui vogliamo semplicemente abbrutirci sotto il piumone tra patatine e vino, il fenomeno può essere interpretato anche in chiave positiva, come un modo, forse discutibile ma valido secondo il parere di molti, per lasciare spazio a se stessi: ridursi a livello goblin significa accettarsi senza vergogna anche nella propria versione più negativa, e per ribellarsi alle aspettative sociali e a standard estetici sempre  più irraggiungibili. Significa anche concedersi uno spazio privato in cui possiamo permetterci di non apparire al nostro meglio. Quindi, se arrivando a casa troviamo un nostro familiare in evidente “goblin mode”, non allarmiamoci: probabilmente non è in preda alla depressione o ai postumi di una sbronza: semplicemente, si sta prendendo cura i sé. 

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