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"La maternità è un valore, anche nel lavoro"

Sabrina Ferretti, Direttore Marketing di Danone: una vita in giro per lʼEuropa e un unico punto fermo, la famiglia

"La maternità è un valore, anche nel lavoro" - foto 1
Ufficio stampa

Da biologa marina, attenta studiosa della vita e della fisiologia dei cetacei, a Direttore Marketing di Danone: Sabrina Ferretti, manager e mamma, si racconta a Tgcom24.

Sabrina Ferretti, Direttore Marketing di Danone

 

Ciao Sabrina, so che la tua è stata una giornata pienissima.

Sì, molto impegnativa. Del resto la scorsa settimana ero in trasferta in Francia per partecipare ad un corso di formazione sulla leadership dedicato al personale direttivo dell’azienda per cui lavoro, la Danone.

 

Allora è vero che non si smette mai di imparare!

Assolutamente sì! Anzi, direi che è il leitmotiv della mia vita, che è una storia ricca di diversità.

 

Mi hai incuriosito, ora mi devi raccontare tutto…

Ecco qui: tanto per iniziare, io sono una biologa marina e mi sono specializzata nella fisiologia dei cetacei. In pratica, osservavo il comportamento e il funzionamento degli organismi di balene e delfini. Ero una ricercatrice e in quel periodo lavoravo nel Mediterraneo, tra Italia e Grecia. E’ stato molto bello, ma dopo un po’ di tempo il ruolo di ricercatrice mi andava un po’ stretto, non era la mia vocazione. Decisi quindi di cambiare e, pur continuando ad occuparmi di ricerca, la applicai al settore farmaceutico. Si trattava di una ricerca chimica per lo sviluppo di nuovi farmaci, dei quali occorreva testare l’efficacia prima della eventuale commercializzazione.

 

Davvero molto interessante.

Lo era. Io ero un po’ il trait d’union tra l’azienda farmaceutica e gli ospedali, dove le molecole dei nuovi farmaci venivano testate secondo rigidi protocolli. Dopo le varie fasi di sperimentazione, una volta raccolti i dati, si elaboravano i risultati per poi procedere alla commercializzazione se le prove erano state positivamente superate. Si trattava di un mondo molto rigoroso e burocratico, per cui avevo maturato l’esigenza di cambiare. Andai quindi a occuparmi di ricerche di mercato presso un'azienda leader nel settore, presente in quasi 90 paesi nel mondo. Fu molto interessante, anche perché avevo a che fare con molte persone e molte aziende diverse tra loro.

 

Immagino che tu non sia rimasta a lungo.

In effetti è così. Dopo un paio d’anni o poco più, una grande multinazionale americana, leader indiscussa delle bevande analcoliche, mi chiamò al proprio interno, e occuparmi di ricerche dal punto di vista aziendale fu una sfida che accettai molto volentieri. Di lì a breve passai ad un’altra azienda multinazionale, questa volta leader nel mercato della detergenza, dove mi occupai di ricerche di mercato per lo sviluppo e il lancio di nuovi prodotti, creando nuove opportunità di business e occupandomi soprattutto dei mercati dell’Estremo Oriente, del Sud America e della Turchia, ma anche di tutti i consumatori dei mercati emergenti.

 

Sempre pronta a cogliere nuove sfide…

E’ vero. Anche in questo caso mi ha attratto l’opportunità di creare nuovi prodotti, nuovi pack, nuove linee di business: ecco perché accettai di assumere un ruolo nel marketing strategico con un global team, peraltro sviluppando un prodotto che in Italia non è mai stato commercializzato.

 

Adesso però sei tornata in Italia.

Sì, da un anno sono tornata nuovamente in Italia, per la gioia di mio papà e di mia sorella Lisa, che adoro. Danone mi ha chiesto di ricoprire il ruolo di Direttore Marketing, che era vacante da due anni, affidandomi un team decisamente numeroso e molto appassionato, e un progetto molto interessante. Non ti nascondo però che, se dal punto di vista professionale è stato molto bello, ho provato una certa amarezza nel constatare che ci siamo fermati da un punto di vista sociale. Le donne rispondono ancora a stereotipi che appartengono al passato remoto ormai nel resto d’Europa e i ragazzi sembrano aver smesso di sognare, di avere fiducia nel futuro, di vivere con ansia l’incertezza del lavoro anche se sono studenti brillanti. Il “Dream Big” non esiste più.

 

In tutto questo, la famiglia che posizione occupa?

La prima, direi! Io ho tre figli: Bianca, che ha sedici anni, Giacomo, dieci, e infine Chiara, nove anni. La maternità è stata una scelta consapevole, fortemente voluta e assolutamente non ostativa nel mio percorso professionale. Quando mi sono trasferita a Londra ho portato con me tutta la famiglia, compreso mio marito Gianluca, la mia roccia: stiamo insieme da venticinque anni e non ha mai smesso di supportarmi e di garantirmi la serenità di una gestione familiare attenta e amorevole. Non è stato un problema neppure lasciare la City per andare a vivere a Parigi, perché le aziende per le quali ho lavorato non solo non mi hanno mai ostacolato, ma paradossalmente mi hanno premiato proprio per la mia accresciuta maturità e consapevolezza. Per quanto mi riguarda, ritengo che la maternità sia un valore: essere genitori ci fa essere più bravi a prendere le decisioni, ci fa essere più equilibrati, ci fa mettere in ordine le cose secondo le giuste priorità perché ci aiuta ad attribuire a quello che accade l’importanza che effettivamente ha.

 

Che tipo di mamma sei?

Penso di avere un rapporto molto bello ed equilibrato con i miei bambini, siamo molto vicini e molto uniti. In casa sono un po' un generale, sono quella più rigorosa, meno incline al compromesso; desidero che siano chiari i confini entro i quali potersi muovere e così lascio a mio marito la possibilità di essere più “morbido” ed accomodante. Con i ragazzi trascorro tutto il tempo che posso: amiamo fare lunghe passeggiate in montagna, stare all’aria aperta, raggiungere i rifugi e mangiare in baita tutti insieme. Ma è fantastico anche guardare i film sul divano o al cinema o anche solo trovarci con gli amici.

 

Un po’ di frivolezza te la concedi?

Io non sono super femminile, non porto i tacchi alti e detesto fare shopping. In generale, non amo truccarmi, ma la cosa curiosa è che sono attratta dalle confezioni dei cosmetici e quindi li acquisto in maniera assolutamente impulsiva: ne ho una collezione, ma ammetto che il timore è che non li userò mai!

 

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