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Elisabetta Franchi: "La moda è un lavoro in cui non ci si può risparmiare"

La fondatrice e direttore creativo del brand "Elisabetta Franchi" racconta la sua storia a Tgcom24

Appassionata di moda fin da bambina, ha una straordinaria energia e una assoluta devozione per il proprio lavoro: lei è la stilista del brand di fama internazionale che porta il suo nome, Elisabetta Franchi.

Elisabetta Franchi, Fondatrice e Direttore Creativo di Elisabetta Franchi

Elisabetta, sei imprenditrice, moglie, madre e molto altro ancora: come ci riesci?
E’ vero, faccio mille cose e non sto mai ferma, ma riconosco di avere una grande fortuna: ho un’energia pazzesca che non riesco a sedare. Dal mattino quando mi sveglio fino alla sera quando arriva il momento di coricarmi ho giornate pienissime: tra lavoro, sport, amicizie e famiglia sono in continuo movimento. In estrema sintesi direi che ho voglia di vita.
 
La tua è una storia di quelle che sembrano favole: me la racconti?
Sono la quarta di cinque fratelli e nasco da una famiglia molto umile. Sono cresciuta senza padre e fin da piccolissima ho dovuto assumermi delle responsabilità, oltre che attendere ai miei doveri, che sono sempre venuti prima del piacere: a sei anni, per fare un esempio, già dovevo lavare i piatti, a 15 ho cominciato a lavorare e ho dovuto rinunciare a studiare. D’altra parte, per me il lavoro è sempre stato il mio cuore pulsante, non ho alcun rimpianto e ammetto che il senso di sacrificio è per certi versi anche un po’ la mia condanna. 
 
La moda è stata una passione ed il tuo un talento naturale.
Dall’età del ricordo, ho sempre adorato la moda e i vestiti. L’unica bambola che avevo era quella su cui da bambina sperimentavo forme e abbinamenti. I miei inizi sono stati alla bancarella del mercato, dove vendevo biancheria intima e così ho fatto pratica vedendo le donne dal loro lato più intimo: ho imparato molto, anche a sviluppare una sensibilità commerciale che mi serve ancora oggi.
 
Dalla bancarella al brand di moda che porta il tuo nome: com’è andata?
Dopo l’esperienza del mercato ho lavorato in un’azienda di fast fashion, che negli anni ’90 andava fortissimo. Era l'epoca in cui c’era una gran voglia di prodotto e si faceva di tutto pur di soddisfarla: è stato il periodo in cui ho imparato meglio l’aspetto commerciale della mia attività, ma anche sviluppato la capacità di mettere a fuoco velocemente quello che c’era da fare e ho iniziato a dare il mio contributo a livello stilistico. Ho fatto una vita molto dura: a 26 anni ho aperto la mia prima azienda, lavoravo anche 18-20 ore al giorno, non c’erano sabati, né domeniche. Per anni ho avuto ritmi massacranti, ma ricchi di grandi soddisfazioni: era il 1998 quando ho fondato il brand Betty Blue con il mio primo marito, che è morto di cancro, nostra figlia Ginevra aveva poco più di un anno (oggi ne ha 15) e io mi sono ritrovata da sola.
 
Non deve essere stato facile.
E’ stato difficilissimo. In azienda lui si occupava di tutta la parte finanziaria e gestionale, che a quel punto ho dovuto prendere in carico io: è così che sono diventata, oltre che imprenditrice, anche Presidente, membro del CdA e direttore creativo del brand di moda che dal 2012 porta il mio nome, Elisabetta Franchi, di cui controllo ogni più piccolo dettaglio. Non è stato però un cambiamento solo di ruolo, ma un ripensamento più ampio della mia vita: mi sono resa conto che mio marito non aveva goduto nulla di ciò che avevamo costruito e quindi ho deciso di intraprendere un percorso nuovo, dedicando più tempo alla famiglia, recuperando le amicizie, trovando un diverso e più equilibrato rapporto col mio lavoro. Resta un fatto che la moda ti dà tanto, ma ti toglie anche tanto: è un lavoro in cui non ci si può risparmiare. 
 
Tutto quello che hai, lo hai guadagnato sul campo: una autentica guerriera.
E’ così; d’altronde niente arriva per niente. La mia casa, il mio successo sono il frutto di grandissimi sacrifici: con tenacia e determinazione, ho portato il fatturato della mia azienda da 2 milioni di euro a 130 milioni, facendo di Elisabetta Franchi un marchio riconosciuto internazionalmente. Sono una macchina da guerra, non mi fermo mai e sono focalizzata sul risultato: sono una persona solare e sorridente, ma straordinariamente concentrata quando sono sul lavoro. Tutto quello che ho me lo sono meritato, ho lottato tutta la mia vita per averlo ed è il risultato di tante rinunce e di una assoluta devozione per il mio lavoro: credo sia questo il motivo per cui coloro che mi seguono sui social (e sono davvero tantissimi!) mi ammirano, ma non mi invidiano. 
 

Sei una fantastica comunicatrice: come ci riesci?
Ho scelto di essere autentica, vera. Fin dalla prima volta in cui sono stata chiamata a fare una testimonianza in Università ho deciso di mostrarmi senza veli, per quella che sono, e inoltre mi piace condividere. E’ così che mi propongo anche sui social: devo dire che è stata una scelta vincente, perché io sono la pura dimostrazione che “se vuoi, puoi”. 
 
Parliamo di animali: sei stata la prima in Italia a proporre collezioni “animal free”.
Ho sempre amato la natura e gli animali e per questo ho deciso di eliminare i capi in pelle e di non utilizzare nemmeno parti di animali che vengono prese in maniera cruenta e feroce: niente piuma d’oca, niente lapin e pellicce, niente lana d’angora. Dopo di me, la quasi totalità dei brand italiani ha deciso di seguire il mio esempio ed è un altro risultato importante del quale vado fiera. Voglio anche ricordare che in azienda nel 2013 ho promosso la “Dog Hospitality”: qui chi lo desidera può portare con sé il suo amico peloso e al momento sono circa 30 i cani che accompagnano i loro padroni in ufficio tutti i giorni.
 

E’ sempre l’amore per gli animali che ha ispirato la tua Fondazione.
Amo gli animali alla follia. Osservo gli uccellini, circa 5.000 che si trovano negli alberi secolari del giardino di casa mia, ma ho anche 8 cani randagi e 7 pappagalli. Nel 2019 ho istituito la Fondazione Elisabetta Onlus, che vuole supportare anche i tantissimi canili carenti di beni di prima necessità e tutti i volontari che ogni giorno salvano dalla strada migliaia di cani dalla morte certa.
 
Il tratto distintivo delle tue collezioni è l’elegante femminilità dei capi che proponi.
La donna che veste Elisabetta Franchi è una donna che sa di potersi sentire a suo agio in qualsiasi contesto, anche i più formali. Ho sempre lottato affinché le donne non si vergognino della propria femminilità: così, se un tempo per essere credibili e autorevoli le signore si vestivano da maschi o comunque con capi che non sottolineavano le proprie forme, puntando su tailleur che le rassicuravano, oggi le cose sono cambiate. Finalmente le donne non hanno più problemi a indossare una bella camicetta, una gonna longuette e una scarpa con un tacco 7 perché si sentono potenti e non debbono più nascondere il proprio fascino ed il loro sex appeal.
 
A proposito di donne e carriera: complicato?
Penso che le donne si autolimitino perché ancora temono di non farcela. Vero è invece che nella vita si debbono fare delle scelte e se si desidera seriamente fare carriera le opportunità adesso ci sono: le poltrone libere non sono più così poche e se si vuole occuparle occorre farsi avanti e mettersi in gioco.
 
Donne e motori: Elisabetta Franchi è presente anche nel Moto GP.
Una straordinaria avventura. Nadia Gresini mi ha contattato quando ha perso il marito a causa del Covid: il team manager era lui e le squadre le aveva sempre seguite da solo. Non avendo mai lavorato con il marito, Nadia si è ritrovata sola, con un team da gestire e da portare avanti. Mi ha chiesto aiuto, ci siamo unite e abbiamo dato vita a una Gresini Racing tutta nuova, in cui per la prima volta una donna è a capo di un team motociclistico. Anche il look è stato totalmente rinnovato: dal colore delle moto e quello degli abiti delle Grid Girls, con una collezione completa di abiti, giacche, piumini, tute e calzature, ove non mancano le sneakers e le pumps seducenti. Abbiamo anche vinto un moto GP, un’emozione incredibile.
 
Scommetto che non trascuri nemmeno lo sport.
Mi alzo al mattino all’alba per fare allenamento, trovo che fare attività fisica sia fondamentale. Sono fortunata perché ho un bel fisico, ma quello che Dio mi ha dato me lo tengo stretto e oggi sto anche molto più attenta all’alimentazione rispetto ad un tempo, per cui verdura e cereali integrali in casa mia non possono mancare. Ritengo anche che lo sport e la natura salvino la vita: io faccio il pieno di adrenalina che mi dà la carica che mi occorre e che trasmetto tutti giorni a chi mi sta vicino.
 

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