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Natale: il bon ton intorno all'albero

Come vestire, come comportarsi e quali gaffes evitare nelle riunioni con la famiglia e gli amici

Piccole regole di buona educazione per le feste di Natale

A Natale la gaffe non vale.

Ovvero: non ci sono scuse per comportamenti inadeguati e cadute di stile in occasione degli incontri intorno all’albero o per i brindisi di Capodanno: si tratta di momenti intimi, in cui le famiglie e gli amici si riuniscono e in cui ciascuno deve fare la propria parte per garantire un clima sereno e festoso. Le tensioni e i litigi sono da sfuggire come la peste, anche a costo di ingoiare qualche rospo e facendo di tutto per non stuzzicare la suscettibilità altrui. Non è una missione impossibile: basta rispolverare le norme elementari della buona educazione, con qualche piccola attenzione supplementare e tanto buon senso.

IL LOOK – Le Feste, anche se vengono celebrate in famiglia, richiedono un abbigliamento appropriato. Non serve sfoggiare abiti pretenziosi e di gran lusso, ma un po’ di cura per il nostro aspetto è necessaria. No quindi agli outfit da tutti i giorni: basta indossare un bel golfino rosso, un vestito grazioso, o qualcosa che dia la sensazione della festa e il gioco è fatto. Sull’altro fronte, non sono appropriati neppure i look troppo audaci e aggressivi, con molta pelle scoperta, forme in evidenza e scollature troppo seduttive Specie se siamo ospiti in casa d’altri la parola d’ordine è: discrezione e classe, anche se decidiamo di osare un poco. Se non ci troviamo nella stretta cerchia familiare può essere opportuno informarsi in anticipo sul tono della festa: se la riunione è in un locale, in un albergo o in una residenza lussuosa può essere opportuno chiedere se la serata prevede un dress code: in questo caso è bene attenersi scrupolosamente alle istruzioni. 


I REGALI – E’ indispensabile essere al corrente della lista delle persone presenti: ciascuno deve avere almeno un piccolo dono da aprire in occasione dello scambio dei regali, regola tassativa se sono presenti dei bambini. Se siamo ospiti di persone che non conosciamo bene, possiamo fermarci a un omaggio floreale per la padrona di casa e una bottiglia di vino per l’ospite uomo. Tra parenti e amici, quando conosciamo i gusti di chi riceve il dono, possiamo sbizzarrirci di più: ricordiamo, specie se le persone da omaggiare sono parecchie, che è il pensiero che conta. Questo non significa scegliere la prima che capita, purché costi poco: con un po’ di ricerca e di buon gusto si possono trovare piccoli oggetti graziosi e originali che ci faranno fare ottima figura con un piccolo budget. Sempre valida è anche la soluzione del dono confezionato da sé e del piccolo omaggio alimentare. 


IL RICICLO DEI DONI – E’ legittimo e del tutto in consonanza con la buona educazione, anche nell’ottica della sostenibilità. L’importante è che il ri-dono sia fatto con criterio: un regalo indirizzato a noi e che è doppio o non è di nostro gusto può essere perfetto e molto apprezzato da un altro. Se siamo certi di questo e soprattutto se il primo donatore e l’ultimo ricevente non si conoscono, possiamo tranquillamente riciclare. In tutti gli altri casi, rischiamo una figuraccia


A TAVOLA – Qui si potrebbero scrivere pagine intere. Ricordiamo solo le norme principali. Non ci si siede a tavola finché il padrone o la padrona di casa non invita a farlo o si accomoda a sua volta. Il tovagliolo va posato sulle ginocchia e accostato alle labbra prima di bere e dopo aver posato il bicchiere. Il classico brindisi accompagnato dall’augurio ”cin cin” sembra caduto in disgrazia secondo gli esperti di etichetta: meglio dunque evitare, sostituendo la formula con qualche parola di augurio sincero. E ancora; mai inclinare il piatto per raccogliere le ultime gocce di brodo e, naturalmente, nessun rumore quando si porta il cucchiaio alla bocca. Il sale dovrebbe essere sempre presente sul tavolo, ma se le cose non stanno così, non lo si chiede mai alla padrona di casa: è un gesto scortese perché sottintende che il sapore di una portata non è buono. Se il menù non rispetta le nostre convinzioni alimentari, non esprimiamo commenti: sarebbe stato opportuno informare prima la padrona di casa (e lei avrebbe dovuto chiederlo), se qualche alimento non è gradito o è controindicato. Se le cose non sono andate così, facciamo buon viso a cattivo gioco e cerchiamo nel menù qualcosa che ci soddisfi e sia adatto. In ogni caso, evitiamo i commenti su chi è “assurdamente vegetariano” o “un crudele divoratore di animali”. 


LA CONVERSAZIONE – Attenzione agli argomenti su cui chiacchierare a tavola: sono da evitare i soggetti su cui possono scatenarsi divergenze e dissensi, come la politica, ma anche quelli troppo personali e trasgressivi, con qualche cautela in più se a tavola sono presenti bambini o persone anziane. Evitiamo di trasmettere le nostre preoccupazioni e scegliamo un momento diverso per comunicare brutte notizie e raccontare fatti che possono suscitare tristezza o apprensione. Via libera invece alle chiacchiere di famiglia, senza scivolare nel pettegolezzo troppo pungente, agli aneddoti di vita, ai racconti di viaggio e a tutto ciò che può divertire senza stuzzicare la suscettibilità altrui. Mai fare domande troppo personali o, se qualcuno ne pone una a noi, prepariamoci in anticipo una risposta elusiva o poco impegnativa. Soprattutto manteniamo le antenne dritte nel caso si creino stati di tensione: in questo caso facciamo del nostro meglio per spostare l’attenzione della compagnia su qualcosa di diverso, magari con una storiella o un racconto divertente. 

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