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I falsi miti da spiaggia, da sfatare una volta per tutte

Dai tempi di attesa dopo pranzo per fare il bagno al corretto uso delle creme solari: quante “bufale” sotto l’ombrellone

Istockphoto

Le bufale e i falsi miti fioriscono anche in spiaggia. Anzi, proprio sotto l’ombrellone si annidano credenze e “rimedi della nonna” tanto sbagliati quanto duri a morire, che si ripetono puntualmente stagione dopo stagione. Analizziamo i più comuni, cercando di fare chiarezza. 

Quanto bisogna aspettare dopo pranzo prima di fare il bagno? – La domanda è cruciale, soprattutto se si hanno bambini.  Il dilemma ha tormentato anche molti di noi da piccoli e ci ha interdetto i giochi in acqua per due-tre ore nel primo pomeriggio. In realtà i tempi di digestione dipendono da ciò che abbiamo mangiato: dopo un pasto abbondante e mentre lo stomaco è al lavoro, il bagno è sconsigliabile specie se l’acqua è fredda. Il rischio è quello di subire uno shock termico e quindi la congestione: il malessere può causare uno svenimento e quindi si può rischiare di affogare. Le due o tre ore all’asciutto in questi casi sono quindi giustificate.  Nessun pericolo invece se abbiamo fatto un pasto leggero e di rapida digestione: un panino, un trancio di pizza o una porzione di insalata di riso accompagnata da frutta si digeriscono in fretta e quindi non servono lunghe attese “all’asciutto”. Nessun limite, invece, ai giochi sul bagnasciuga o con l’acqua alle ginocchia. 

 

Sotto l’ombrellone non ci si scotta – Il riparo offerto dall’ombrellone non è sufficiente a salvarci dai raggi UV, dato che sono riflessi dalla sabbia circostante. Se ci sentiamo scottare e vogliamo proteggerci, quindi, occorre riapplicare la crema solare e indossare un indumento che ci copra, ad esempio una camicia con le maniche lunghe e un luogo ombroso fuori dalla spiaggia. Stesso discorso per le giornate nuvolose: i raggi UV attraversano la copertura delle nubi e ci raggiungono comunque, anche se in misura minore. La soluzione è sempre offerta da crema solare e abiti coprenti.

 

Con il trucco solare la crema non serve – Se non vogliamo rinunciare al make-up in spiaggia e non vogliamo rischiare una scottatura, è bene applicare un buon solare prima di procedere con il trucco. Lo stesso discorso vale con gli autoabbronzanti: la tintarella istantanea non è una barriera sufficiente contro i potenti raggi solari e il filtro della crema va utilizzato in ogni caso. 

 

La crema impedisce di abbronzarsi/non serve più quando sei abbronzato – Le due bufale vanno in coppia. La crema solare non impedisce l’abbronzatura e non ne rallenta i tempi: evita solo dolorose scottature e va utilizzata sempre, anche quando siamo già abbronzati. Anche se abbiamo già una bella tintarella, i raggi Uv continuano a raggiungerci e possono causare danni (foto invecchiamento, macchie, rughe della pelle). La crema perciò va utilizzata sempre e riapplicata più volte al giorno: possiamo semmai passare da un filtro alto a uno medio dopo i primi giorni di esposizione. 

 

Brutti incontri in mare – In caso di un doloroso incontro con una medusa, ricordiamolo una volta per tutte: fare pipì sulla puntura non serve a nulla ed è anzi controproducente. Occorre invece sciacquare bene con acqua dolce la puntura e applicare un prodotto ad hoc da farsi consigliare dal farmacista e da tenere a portata di mano nella borsa. Nel caso si venisse punti da una tracina (chiamata anche pesce ragno), per attenuare l’intenso dolore causato dall’aculeo di questo pesciolino che si annida nella sabbia ed è quasi invisibile, possiamo immergere la parte dolente nell’acqua più calda che riusciamo a sopportare: il veleno è termolabile e il dolore si attenuerà in breve tempo. 

 

Se uso i solari non serve la crema idratante – Falso. L’utilizzo delle creme protettive non sostituisce la nostra beauty routine quotidiana e non rende superfluo l’utilizzo delle creme da giorno r da notte che usiamo di solito. Il latte dopo sole non ha la stessa funzione della nostra crema corpo di fiducia: la nostra pelle ha particolarmente bisogno di essere nutrita e coccolata dopo lo stress dell’esposizione al sole.

 

Che fare dei solari dell’anno scorso? – Molti solari riportano la data di scadenza sulla confezione. L’indicazione, se è presente, va seguita alla lettera: un filtro scaduto non ci proteggerà correttamente e il prodotto va quindi sostituito. Se l’indicazione non c’è, possiamo seguire questa regola: se la confezione contiene oltre metà della crema e il flacone è stato conservato al fresco, possiamo adoperarlo. Se invece ha fatto avanti e indietro dalla spiaggia per tutta la scorsa estate ed è stato ripetutamente esposto asl calore, meglio sostituirlo. 

 

Al sole si fa scorta di vitamina D – Il nostro organismo non è in grado di immagazzinare questa importante vitamina, fondamentale per la salute delle ossa e dei denti. Per assicurarsene il fabbisogno giornaliero basta un’esposizione ai raggi solari di circa 30 minuti, ma in modo continuativo, tutti i giorni dell’anno. Ricordiamo che, se utilizziamo una crema a schermo totale o con fattore di protezione molto alto, i raggi Uv non raggiungono la pelle e quindi la produzione della vitamina non si attiva. 

 

Mai stare al sole se si assumono farmaci – Questo è vero, ma solo in alcuni casi. Gli antibiotici, ad esempio, sono nemici del sole e possono causare macchie della pelle e altri inconvenienti. Informiamoci presso il nostro medico se i farmaci che dobbiamo assumere possono causare fotosensibilità o creare inconvenienti. 
 

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