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Punture di insetti: come trovare sollievo e quando allarmarsi

L’estate porta zanzare e moscerini, ma anche nemici più pericolosi come vespe, calabroni e tafani: ecco che fare 

Istockphoto

Disturbano il riposo delle notti estive, ci infastidiscono quando ci troviamo nei giardini e sui prati e ci costringono a ricorrere a prodotti di ogni genere pur di tenerli lontani: gli insetti, purtroppo, sono compagni tanto inseparabili quanto fastidiosi delle giornate calde. Difendersi e, soprattutto, proteggere i bambini dal loro morso, è necessario: se è una semplice zanzara a pungerci, il danno si limita a qualche bollicina e a un po’ di prurito, ma possiamo avere la sfortuna di incontrare anche pungiglioni più aggressivi: in questo caso occorre intervenire prontamente e ricorrere alle cure del medico o, nei casi più sfortunati, recarsi in tutta fretta al pronto soccorso più vicino. Vediamo che cosa c’è da fare, caso per caso. 

IN GENERALE – La maggior parte degli insetti presenti nei nostri cieli è innocua: la loro puntura provoca un piccolo rigonfiamento, un po’ di rossore, prurito e un leggero fastidio che scompare nel giro di qualche ora. Il discorso cambia se siamo allergici al veleno dell’insetto che ci ha “assaggiati”: in questo caso le sensazioni si fanno più intense, con gonfiore e arrossamento pronunciato, malessere generale e, nei casi più gravi, shock anafilattico. In questi casi occorre il soccorso urgente di un medico. Per fortuna casi del genere non sono frequenti, ma occorre cautela se sappiamo di essere affetti da altre allergie e se non sappiamo riconoscere la “bestiaccia” che ci ha punto. Farsi almeno consigliare dal farmacista, in questi casi, è molto utile. 

 

PUNTURA DI ZANZARA – È il più comune inconveniente dell’estate e tutti noi sappiamo riconoscerlo. Purtroppo, non ci sono grandi rimedi, tranne sciacquare la parte colpita con acqua fredda e, in caso di prurito molto intenso, applicare un po’ di ghiaccio o una crema lenitiva.

 

API, VESPE, CALABRONI – Di solito questi insetti mordono per difendersi: la migliore prevenzione è, quindi, restare lontano, dato che la loro puntura è molto dolorosa.  L’Istituto Superiore di Sanità suggerisce, in caso di puntura, di comportarsi come segue: innanzitutto rimuovere con attenzione il pungiglione: nel caso sia stata una zecca a morderci occorre rimuovere l’animale intero. Sul morso occorre poi applicare ghiaccio o compresse fredde per alleviare il gonfiore; resistere al prurito e non grattare la ferita per prevenire le infezioni; evitare i rimedi casalinghi, come aceto e bicarbonato, ma chiedere in farmacia un prodotto adatto a diminuire il dolore e il gonfiore. I sintomi di solito regrediscono in un paio di giorni. 

 

TAFANI E PAPPATACI – I tafani pungono perché sono insetti ematofogi (ossia si nutrono di sangue). La loro puntura è dolorosa perché, in pratica, “mordono” la vittima con le loro fauci. Tra l’altro, se con il primo morso non hanno succhiato una quantità di sangue sufficiente a completare il pasto, possono inseguire la loro vittima per morderla nuovamente e questo li rende particolarmente impressionanti. La puntura non è pericolosa, se non per il rischio di sviluppare infezioni: anche in questo caso è bene rivolgersi al farmacista. 
I pappataci, invece, sono moscerini di piccole dimensioni: le femmine si nutrono di sangue per nutrire le uova, mentre i maschi si nutrono di sostanze zuccherine e sono quindi innocui. Di solito, non ci si accorge della puntura se non successivamente, quando compaiono i piccoli ponfi pruriginosi su gambe e piedi, ma anche su mani, braccia, collo e schiena. In questi casi, ci si comporta come per le punture di zanzara. 

 

RAGNI E ZECCHE - Anche gli aracnidi possono mordere e vanno quindi tenuti lontani. Nel nostro Paese non vivono specie particolarmente pericolose, ma un morso di ragno va sempre trattato con attenzione e mostrato al farmacista. Le zecche, molto comuni nei terreni boschivi, umidi e in mezzo alla vegetazione spontanea, sono pericolose perché il loro morso può trasmettere una malattia molto pericolosa, la TBE o encefalite da zecca. Dopo un’escursione in una zona potenzialmente frequentata da zecche è opportuno esaminare con attenzione tutto il corpo per scoprire subito la presenza di eventuali “ospiti”: in caso di morso occorre estrarre la zecca afferrandola il più vicino possibile alla cute e sfilarla accertandosi di aver rimosso per intero la testa e rivolgersi al medico in caso di arrossamenti pronunciati e malesseri. 

 

QUANDO CHIEDER AIUTO SUBITO – Infine, prendiamo in considerazione i casi più sfortunati, nei quali occorre ricevere aiuto con tempestività. L’Istituto Superiore di Sanità invita a recarsi al Pronto Soccorso o chiamare il 118 in questi casi: difficoltà di respirazione; gonfiore sul viso, in bocca o in gola; nausea e vomito; tachicardia (battito cardiaco accelerato); difficoltà a deglutire; capogiri e debolezza generale, svenimento. 

 

COME PREVENIRE – La migliore difesa dai morsi di insetto è, naturalmente, evitare di farsi pungere. Oltre a utilizzare zanzariere e i consueti repellenti, per gli ambienti e da spalmare sul corpo, evitiamo di utilizzare profumi e prodotti odorosi (shampo, creme, deodoranti)  che possono attirare gli insetti; utilizziamo camicie con le maniche lunghe e indumenti “coprenti” in caso di escursioni, teniamo alimenti e bevande zuccherine ben coperti e al riparo; infine, stiamo alla larga da alveari e nidi, evitando di infastidire calabroni, vespe e api. 

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