Non lascia lividi, non si racconta facilmente, non si riconosce subito. Eppure è la forma più diffusa e più sottovalutata di abuso contro le donne
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La violenza sulle donne non è solo quella che lascia lividi. Anzi. E' anche quella che non lascia lividi, non si racconta facilmente, non si riconosce subito. Eppure è la forma più diffusa e più sottovalutata di abuso contro le donne: è la violenza invisibile. È fatta di parole, di silenzi, di controlli, di limitazioni economiche o psicologiche che scavano nell’identità, fino a far sparire la fiducia e l’autonomia personale. Una violenza che non esplode in un gesto eclatante, ma logora lentamente, giorno dopo giorno.
Che cos’è la violenza invisibile - Con il termine violenza invisibile si indicano tutte quelle forme di abuso che non lasciano segni fisici evidenti ma compromettono profondamente la libertà, l’autostima e la sicurezza della donna. Rientrano in questa categoria la violenza psicologica, economica, il controllo digitale, l’isolamento affettivo e le minacce sottili. È una violenza “normalizzata”: spesso si confonde con l’amore, con la gelosia o con la cura. Un partner che legge i messaggi, controlla i social, decide come spendere i soldi di coppia, umilia o svaluta la compagna davanti agli altri non viene sempre percepito come violento, né da lei, né da chi le sta intorno.
I numeri che non si vedono Secondo il report 2024 della rete D.i.Re, Donne in Rete contro la Violenza, l’83% delle donne accolte nei centri antiviolenza ha subito violenza psicologica o minacce di essa. Nello stesso anno, le donne seguite sono state 23.851, in aumento rispetto al 2023. I dati del Ministero della Salute, basati sulle chiamate al numero nazionale 1522, confermano la tendenza: nel primo semestre 2024, oltre un terzo (37%) delle segnalazioni riguardava episodi di violenza psicologica. Dietro le cifre ci sono storie di manipolazione, paura e dipendenza. Una donna su tre racconta di essere stata umiliata, isolata o privata di autonomia economica, e spesso non denuncia perché non riconosce ciò che subisce come un reato.
Perché è pericolosa - La violenza invisibile è pericolosa perché prepara il terreno alla violenza fisica. È un processo di controllo progressivo: prima la parola che ferisce, poi la minaccia, poi il gesto. “Quasi tutti i casi di violenza domestica grave iniziano con abusi psicologici o economici”, spiega Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. “La difficoltà sta nel riconoscerli: non si vedono, non si misurano, ma lasciano ferite profonde”.
Una cultura che minimizza - L’isolamento, la dipendenza economica e la perdita di autostima rendono difficile chiedere aiuto e uscire da una relazione tossica. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) segnala che le donne che subiscono violenza psicologica mostrano livelli più alti di depressione e disturbi d’ansia, oltre a una riduzione drastica delle reti sociali. A rendere questa violenza ancora più invisibile è la cultura della minimizzazione. Un sondaggio del 2024 condotto da Bain & Company rivela che solo una persona su quattro in Italia considera la violenza psicologica o economica “estremamente grave”. Tra i giovani, il 36% ritiene “accettabile” che un partner controlli il cellulare o i social della propria compagna (dati Istat). In una società dove la gelosia viene ancora scambiata per amore, la violenza invisibile prospera nel silenzio.
La necessità di dare nome alle cose - Riconoscere la violenza invisibile è il primo passo per combatterla. Serve educazione al rispetto, nelle scuole e nei media, ma anche una formazione diffusa per operatori sociali, sanitari e giudiziari che sappiano cogliere i segnali precoci. E serve un cambiamento culturale profondo: smettere di considerare “normale” ciò che limita, isola o sminuisce. Ogni volta che una donna viene privata della parola, del denaro, della libertà o del rispetto, subisce violenza , anche se nessuno la vede.