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Paradossi del solletico, la sofferenza che fa ridere

Anche se molti conoscono questa sensazione, il suo meccanismo è ancora misterioso

Paradossi del solletico, la sofferenza che fa ridere - foto 1
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C’è chi non lo soffre per nulla o quasi e chi invece, anche in età adulta, sobbalza, si contorce e ride compulsivamente a ogni tocco.

Il solletico è un fenomeno curioso e, per certi versi, paradossale: è un fastidio, dato che per lo più si cerca di allontanare la mano di chi ce lo infligge, ma scatena irrefrenabili risate, che in genere sono espressione di gioia e di piacere. Anche se da tempo è oggetto di numerosi studi scientifici, il solletico continua a conservare molti aspetti misteriosi.

CHE COS’È IL SOLLETICO – Anche se è una sensazione che conosciamo bene, si sa ancora ben poco sul modo in cui nasce, quale sia la sua funzione e perché certe persone ne siano praticamente immuni. L’Enciclopedia Treccani sottolinea questi aspetti misteriosi e lo definisce “una sensazione cutanea e tattile di natura sconosciuta, con speciali caratteri soggettivi più o meno spiacevoli, accompagnata da riflessi difensivi spesso intensi”. La scienza sta facendo qualche passo avanti nella comprensione di questo fenomeno grazie alla risonanza magnetica funzionale, ma molta strada è ancora da percorrere. Quello che sappiamo copn certezza e che esistono due tipi di solletico: il primo è chiamato knismesis, non scatena la risata, è più lieve ed è più simile a un leggero fastidio simile al prurito. È ad esempio la sensazione che proviamo quando un insetto ci cammina su una parte del corpo. Il secondo tipo si chiama invece gargalesis ed è il solletico vero e proprio, con una immediata reazione di fastidio, di riso incontrollabile e di movimenti irrefrenabili nel cercare di allontanarne la fonte. 

 

LA RISATA - La risata da solletico è diversa da quella di piacere e divertimento: la prima stimola anche l’ipotalamo, la parte del cervello che regola alcune funzioni vitali come la fame, la temperatura corporea, il comportamento sessuale e la stanchezza, e dal quale dipendono alcune reazioni istintive come la lotta e la fuga, mentre la risata di piacere coinvolge aree del cervello completamente diverse. 

 

A UN PASSO DALLA FUGA -. Secondo alcune teorie, di stampo evoluzionista, il solletico sarebbe un mezzo per apprendere un modo di difendersi attraverso il gioco sociale. Il bambino imparerebbe cioè a proteggere alcune parti del corpo dalle quali è possibile raggiungere gli organi vitali, come le ascelle, la pancia, il collo e, in alcuni soggetti, anche le piante dei piedi e la parte posteriore delle ginocchia.  I ricercatori dell’Università di Tuebingen descrivono il solletico come uno stimolo che anticipa il dolore: la risata farebbe parte del meccanismo primordiale attacco-fuga, nel quale il soggetto impara a simulare la propria sottomissione davanti un nemico più forte di lui, ottenendo una tregua della quale approfittare per fuggire. Il gioco del solletico tra genitori e prole quindi in origine doveva rappresentare una sorta di gioco didattico nel quale i piccoli imparavano a reagire davanti al pericolo. Un’altra teoria, invece, considera il solletico in funzione interattiva: si tratterebbe di un modo e di un contesto in cui il piccolo impara a consolidare le relazioni, a cominciare da quella con i genitori, e potrebbe essere interpretato come base evolutiva del senso dell'umorismo che si manifesterebbe in età adulta.

 

PERCHÉ NON CI PUÒ SOLLETICARE DA SOLI – Un elemento certo è che il solletico non ha radici fisiologiche: non dipende cioè da caratteristiche della pelle, o dal peso corporeo della persona. ma più probabilmente psicologiche: secondo alcuni scienziati potrebbe essere legato al modo n cui l'individuo si pone nei confronti della vita, al rapporto con chi ci solletica e persino all’umore del momento. In particolare, sembra che l’impossibilità di farsi il solletico da soli dipenda dalla mancanza dell’effetto sorpresa- Secondo alcuni studi condotti da Michael Brecht, ricercatore presso il Dipartimento di neuroscienze della Humboldt University di Berlino, l'effetto del solletico sarebbe frutto di un errore percettivo del cervello, il quale non riesce a prevedere il punto in cui si verrà toccati. nel caso in cui cerchiamo di solleticarci da soli, questa imprevedibilità viene meno e il solletico non funziona. Non solo: se una persona si auto-solletica mentre una seconda persona lo solletica in un'altra parte del corpo, il disagio del tocco esterno è minore.

 

TICKLING, SOLLETICO D'AMORE - Spesso il solletico non si esaurisce nell'età infantile, ma prosegue anche in età adulta e, per fortuna, può essere fonte anche di sensazioni piacevoli. Può anche entrare nella sfera erotica, in cui il toccarsi lievemente in certe zone sensibili può far parte dei preliminari del rapporto sessuale. In questo caso il tipo di solletico messo in atto è del primo tipo, il knismesis, e non scatena il riso. Esiste poi il tickling, o solletico erotico, un tocco che punta a stimolare nuove sensazioni durante un rapporto sessuale, provocato dalle dita delle mani o da oggetti diversi come piume o da spazzole e spazzolini. Il tickling è una pratica di sadomasochismo soft e deve perciò essere messa in atto secondo regole condivise e con il consenso di entrambi i partner perché un gioco troppo prolungato può essere molto sgradevole per uno dei due.
 

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