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Coppia: dieci frasi da non dire mai a un uomo

Se abbiamo la tentazione di pronunciare una di queste affermazioni, mordiamoci la lingua. Sempre e in ogni caso (soprattutto se è vero)

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Istockphoto

Dice il proverbio: ne uccide più la lingua che la spada e le cose stanno davvero così.

Pensiamoci due volte, quindi, prima di pronunciare certe parole, anche se le nostre affermazioni corrispondono a verità. C’è modo e modo di dire le cose e, alcune volte, è molto meglio non parlare affatto. Soprattutto con il nostro partner, o con una persona che potrebbe diventarlo. Ecco dieci cose da non dire a un uomo, se non vogliamo ferirlo o farlo scappare a gambe levate.

“Dobbiamo parlare” - Queste due paroline hanno il potere di far rizzare i capelli in testa a qualsiasi maschio. Sono anche il modo migliore per spingerlo a chiudersi a riccio, in attesa di un rimprovero o di una brutta notizia. Saltiamo i preamboli e passiamo direttamente al contenuto del messaggio, puntando al limite proprio sull'effetto sorpresa.  


“Ecco, lo sapevo” – Variante del più celebre “Te l’avevo detto”, è un modo rapido e sicuro per fare imbestialire chiunque. Oltre a farci fare la figura della odiosa “so io tutto” non aiuta a trovare la soluzione al problema che dobbiamo risolvere. Anzi, di solito si aumenta lo stress, complicando la situazione. Meglio tacere e, per lo meno, rimandare i commenti ad altro momento. 


“Il tuo amico è uno schianto” – La frase sottintende un confronto e i paragoni sono sempre antipatici. Per esprimere un apprezzamento non sono neppure necessari: perché non limitarsi a qualcosa di più specifico, tipo: “Gianni ha una gran bella giacca!” oppure “Sta bene, così dimagrito; chissà quanto deve sfinirsi in palestra”. Insomma, lasciamo sempre un margine di apprezzamento anche per il nostro lui. 


“Lascia perdere, faccio da me” – Se respingiamo con frequenza il suo aiuto, il nostro atteggiamento può essere letto come mancanza di fiducia in lui e nelle sue capacità. Almeno ogni tanto, se lui insiste, lasciamogli preparare la cena; naturalmente prepariamoci a rigovernare una cucina devastata senza perdere il sorriso neppure per un istante e senza una parla di commento, se non che la cena era squisita. 


“Ma come, non sai cambiare una gomma?” – Per un uomo Il rapporto con auto e motori tira in ballo i massimi sistemi. Tutti i maschietti dai dieci anni in su sanno cambiare una ruota, far ripartire un motore, montare le catene da neve. E se non è così, non vogliono farlo sapere… assolutamente. Per cui: silenzio. E se lo sappiamo fare noi, silenzio ancora più assoluto: a meno che non siano le quattro del mattino e non ci siano venti gradi sotto zero. In questo caso offriamo collaborazione con voce sommessa: se la accetta forse ripartiremo, altrimenti soffriamo in silenzio. 


“E’ un po’ che non vai a correre, vero?” – Ci sono modi meno crudeli per invitarlo a perdere cinque chili di peso o a buttare via quel giubbotto troppo stretto. Si può provare con: “Domattina vado a correre. Vieni con me?”


“Tu mi trascuri” – E’ una frase troppo generica e insieme scortese. Fa sentire l’altro inadeguato e nello stesso tempo troppo distratto per accorgersene. E in più non spiega chiaramente che cosa vorremmo e non ci aiuta a raggiungere l’obiettivo. Insomma, è un vero autogol.


“Sei sempre il solito!” – Da un certo punto di vista è la pura verità, dato che sempre di lui si tratta. Se vogliamo qualcosa di diverso, occorre cambiare partner o, per lo meno, essere più specifici nella richiesta. Magari non raggiungeremo il risultato, ma per la meno ci saremo spiegate con chiarezza.  


“Non posso mettere i tacchi quando usciamo: sono più alta io di te” – Qualunque sia la nostra e la sua statura, questa osservazione ferisce il suo ego e la sua virilità. Anche se lui è davvero di corporatura esile e non è un gigante, non occorre sottolinearlo più di quanto la vista faccia da sola. I tacchi alti, in fondo, sono scomodi e fanno male alla schiena. 


 “Già finito?” – Se siamo tutti e due distesi sotto il piumone, senza il pigiama addosso, non servono commenti.
 

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