La "Scala del calcio" per decenni ha rappresentato l'apice della carriera per moltissimi cantanti. Oggi organizzare un concerto al Meazza sembra più facile ma, un possibile fallimento in questo teatro dei sogni, può stroncare una carriera
di Manuel Santangelo© ansa
"Vorrei che in paradiso fosse sold out. Mentre in cielo risuona forte ancora questa canzone". Nel 2017, in un brano dal titolo programmatico (Sold out), gli allora emergenti Thegiornalisti raccontavano il sogno di qualunque artista. Ma quale potrebbe concretamente essere il paradiso a cui accennava la band romana? Come si chiama l'Eden che qualunque cantante italiano desidera riempire per certificare il suo accesso nell'empireo dei grandi nomi della musica? Probabilmente tra i luoghi più iconici il primo nome che viene in mente a tutti è quello dello stadio di San Siro. Un tempio, quello milanese, dove una volta avevano accesso solo i più rispettabili sacerdoti delle sette note e che ora sembra invece alla portata di quasi tutte le star del Belpaese. Ma avvicinarsi troppo al sole, se come Icaro si hanno delle semplici ali di cera, potrebbe portare a un epilogo molto triste per i più avventati. Sempre più spesso arrivano a calcare teatri come quello della "Scala del calcio" artisti che non hanno gli anticorpi per sopravvivere a un eventuale fallimento. Un fiasco che, in un panorama musicale sempre più frammentato e balcanizzato, è sempre in agguato.
Era il 19 luglio 1980. Nemmeno un mese prima Bob Marley aveva scritto la storia, radunando al Meazza 100mila fan del reggae e stabilendo un primato di presenze, per l'impianto e anche per se stesso. Era difficile riuscire a reggere la pressione di un confronto con un tale precedente, ma Edoardo Bennato non si spaventò e fu all'altezza. Agli albori degli anni Ottanta, qualche mese dopo aver presentato al pubblico il suo capolavoro Sono solo canzonette, il cantante napoletano conquistò Milano diventando il primo italiano a raggiungere quello che sarebbe diventato da quel momento in poi lo zenith di qualunque suo collega: riempire San Siro. Aveva mostrato il cammino Bennato ma quella "prima stella a destra" sembrava comunque difficilissima da raggiungere per molti. Poi arrivò lui, Vasco Rossi. Se Bennato aveva fatto da apripista, il Blasco istuzionalizzò l'importanza del tutto esaurito a San Siro per i suoi connazionali. La Notte uscì con un titolo provocatorio: "Vasco ha ucciso Madonna", celebrando un rocker capace di piantare la sua bandiera nel luogo più iconico addirittura più volte tra il 10 ed il 14 Luglio 1990. L'autore di Albachiara aveva fatto la storia, surclassando la più quotata diva americana, che intanto a Roma racimolava solo 20mila spettatori per il suo show, 50mila in meno del nostro in una sola serata. Dopo quel giorno cambiò tutto, anche l’atteggiamento dei promoter: un italiano alla prima occasione utile aveva fatto il tutto esaurito a San Siro e questo dimostrava che anche gli artisti di casa nostra potevano godersi quelle luci. Oggi il muro che impediva alle star di casa nostra di suonare nella cornice milanese è caduto definitivamente. Ma a che prezzo?
La stagione estiva di San Siro quest'anno ha visto calcare le nobili zolle da artisti piuttosto eterogenei: il pop sfrontato di Elodie, quello più romantico dei Modà o di Ultimo, senza dimenticare chi è partito dalla riserva dell'Indie/it-pop come i Pinguini Tattici Nucleari o Gazzelle. Tutto senza dimenticare rapper della vecchia scuola come Marracash o emergenti come Lazza. Arrivano poi ad avere la loro chance anche i monumenti della nostra dance, che a inizio carriera mai avrebbero pensato di poter arrivare in certi spazi proponendo il loro genere (si pensi a Gabry Ponte). Le superstar straniere non mancano in cartellone ma, per uno Springsteen, ci sono ben undici icone della nuova musica italiana. Una cifra che sorprende soprattutto se consideriamo le scelte del comune di Milano, che ha messo in tempi recenti un freno ai concerti nella zona. Nell'estate 2024 la capacità ricettiva massima autorizzata dell'area di San Siro è stata fissata a 78.500 partecipanti ma soprattutto si è deciso di lasciare organizzare al massimo 15 concerti, in deroga ai limiti di legge in ambito acustico nei due ippodromi. Non più di cinque live possono poi essere organizzati alla Maura. Come se non bastasse da Palazzo Marino è stato infine posto anche un limite da rispettare, pari a due giorni di sospensione dai concerti nella zona ogni settimana.
Eppure, nonostante il Meazza e i suoi teatri limitrofi mantengano l'esclusività dei salotti buoni, sembra calata la sensazione di essere di fronte a un evento imperdibile. Ecco quindi che Elodie, una delle popstar più lanciate e nazionalpopolari sulla scena, deve vedersela con uno stadio mezzo vuoto, nonostante cerchi di richiamare il pubblico con uno show completo e ricco di ospiti. Non va meglio al collega Sfera Ebbasta con cui la romana ha recentemente duettato in Yakuza: anche per lui, dall'altra parte dell'Italia, un mezzo flop al Maradona di Napoli. Viene allora il dubbio che il problema non sia solo di Milano e delle sue regole. In un contesto dove nemmeno le leggende come Zucchero possono dormire tranquille, a nuove leve da migliaia di follower come Rkomi e Bresh tocca annullare sul nascere tour estivi e autunnali. Questo nonostante, in base ai dati Fimi (Federazione industria musicale italiana), i concerti live rappresentino la voce più importante dell'indotto per il settore da noi, con quasi un miliardo di euro totale incassato. Si parla oltretutto di una crescita costante, pari al 33% tra un anno e l'altro. A contribuire a gonfiare questa bolla è forse anche il fatto che i ticket abbiano un prezzo sempre più alto, arrivando a toccare una media di 60 euro. Una bella cifra, almeno finché non tocca svenderli per evitare imbarazzanti vuoti pneumatici. Ciò che sciocca in questo senso è infatti proprio il fatto che certe manovre, spinte da agenti e promoter "butta dentro", vengano alla fine pagate dagli stessi artisti. Si tratta di un segreto di Pulcinella che fa parlare ogni estate ma che è tornato ad essere molto discusso di recente, quando a tornare sull'argomento ci ha pensato un gigante come Federico Zampiglione. In un post su Facebook il leader dei Tiromancino ha immaginato un dialogo tra l'artista emergente e il suo agente/promoter/mecenate. Durante lo scambio al cantante viene prospettato un teatro grande, grandissimo, tipo San Siro, da riempire con i suoi fan. Se il ragazzo è abbastanza sprovveduto si fa a quel punto lusingare dall'idea, accettando un patto con il diavolo che graverà in futuro su tutta la sua carriera. Il giochino è semplice: il cantante promuove il suo tour fuori scala ma, quando le vendite latitano, si deve trovare un modo per riempire lo stadio in questione e salvare quantomeno la faccia. L'agente, colui che ha proposto l'impresa impossibile, a quel punto garantisce pure la via d'uscita: rivendere a poco o regalare direttamente i biglietti, che poi verranno ripagati dall'ingenuo con altri concerti futuri in cui incasserà poco e niente. Vale la pena farsi bruciare in questo modo? Probabilmente no ma il richiamo di un sogno a volte assomiglia molto al canto delle sirene per la ciurma di Ulisse. E allora ecco che San Siro ha già pronta la line-up per la stagione 2026, con Irama e Geolier pronti a raccogliere la sfida del Meazza assieme a nomi dalla carriera più strutturata come Eros Ramazzotti o Max Pezzali. Dagli anni 80-90 è cambiato tutto anche per il teatro più prestigioso della musica italiana, che ha un solo ospite fisso sempre in grado di non deludere le aspettative: Vasco Rossi, il rocker pronto a riempire anche l'anno prossimo la "Scala del calcio", forse addirittura per più serate. "E va bene così", direbbe lui.