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Italiano morto in carcere francese

Giallo in Francia sulla morte di un giovane italiano, Daniele Franceschi, nel carcere di Grasse, in Francia.

Il ragazzo, carpentiere viareggino di 31 anni, era stato arrestato a marzo con l'accusa di falsificazione e uso improprio di carta di credito in un casinò della Costa Azzurra. Alla madre aveva scritto di avere subito maltrattamenti e di non essere stato curato quando si era ammalato. Martedì ci sarà l'autopsia.

Secondo le ricostruzioni fatte dalle autorità francesi ai familiari, che hanno appreso la notizia della morte del giovane tre giorni dopo il decesso, avvenuto tra martedì e mercoledì di una settimana fa, Franceschi sarebbe morto per arresto cardiaco. I familiari di Daniele Franceschi sono già in Francia. Ad assisterli, riferisce la Farnesina, è il consolato generale italiano di Nizza. Sono in corso comunque le indagini della magistratura francese per chiarire le cause del decesso.


Martedì l'autopsia, senza medici di fiducia della famiglia

Si svolgerà martedì mattina l'autopsia sulla salma del giovane, fondamentale per far luce sulla morte. Se le autorità del penitenziario francese parlano infatti di decesso dovuto ad arresto cardiocircolatorio, la mamma di Daniele Franceschi, la signora Cira Antignano, come riferiscono i giornali locali, ha raccontato che il figlio le aveva scritto in più di un'occasione di essere sottoposto a maltrattamenti, soprusi e vessazioni nel penitenziario di Grasse. Inoltre, sempre secondo quanto rendono noto i familiari, Daniele Franceschi era uno sportivo e non aveva mai accusato problemi fisici nè tanto meno difficoltà cardiache. "Molte cose non quadrano in questa vicenda - aggiunge lo zio di Daniele, Marco Antignano -. "All'autopsia non potrà partecipare nessun medico di nostra fiducia, né italiano, né francese, e la motivazione ufficiale è che la procedura di nomina sarebbe stata troppo complessa".

La mamma: "Troppi dubbi"
"Abbiamo saputo che un medico di fiducia italiano avrebbe potuto seguire l'autopsia su mio figlio. Ma non sapevamo come procurarcelo. Così, ho mandato un fax al ministero della Giustizia chiedendo aiuto, chiedendo di avere un medico legale da portare dall'Italia, ma non ho ricevuto risposta. Dopo l'autopsia forse potremo trasferire la salma a casa. Ma i francesi, sull'esito dell'esame, potranno raccontarci quello che vorranno". E' questo lo sfogo della madre, che racconta di un regime carcerario "molto duro" e dei "dubbi" che su questa morte nutrono sia lei, sia l'avvocato francese che assiste la famiglia. "Non credo all'infarto", insiste.

Lo zio: "Ci vietano di vederlo"

"Mia sorella è già in Francia ma le autorità non le permettono di vedere la salma di mio nipote prima dell'autopsia. Lei è andata comunque perché vuole essere vicina al suo ragazzo", aggiunge ancora lo zio, Antignano, raccontando i momenti concitati e dolorosi che la sua famiglia sta vivendo. Antignano ricorda che in questi cinque mesi il nipote aveva atteso invano il processo. "C'erano state alcune udienze, sempre rimandate - dice -. Era complicatissimo andare a trovare mio nipote. Mia sorella era riuscita ad entrare in carcere solo due volte, ogni volta l'avevano controllata in una maniera non solo minuziosa ma anche umiliante. Il ragazzo era tranquillo ma parlava e scriveva di soprusi, di ore di lavoro estenuanti".