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Novi Ligure, cronaca di un massacro

Ecco cosa accadde quel 21 febbraio

Sono le otto di sera del 21 febbraio.

Erika, sedicenne di Novi Ligure, scappa a piedi nudi lasciando impronte di sangue sul vialetto della villetta di via Lodolino, dove abita con il padre Francesco De Nardo, amministratore della Pernigotti, la mamma Susy Cassini, casalinga, e il fratellino undicenne, Gianluca. Grida, Erika, è terrorizzata, e si rifugia dai vicini di casa.

Quando arrivano  i carabinieri, la ragazza racconta: "Mio padre era uscito da poco per la partita di calcetto e due albanesi sono entrati in casa per rapinarci. Quando mia madre li ha sorpresi, loro hanno ucciso lei e il mio fratellino". Immediatamente scatta la caccia agli assassini. Il giorno seguente, Erika viene interrogata, e assieme a lei gli investigatori ascoltano anche il fidanzato, il diciassettenne Mauro Favaro, che gli amici chiamano Omar.Ventiquattr'ore dopo il delitto tutta l'Italia è scossa dall'orrore per il massacro della donna e del suo bambino, ammazzati da rapinatori albanesi con 97 coltellate. Le polemiche sull'immigrazione clandestina e sulla criminalità albanese si sprecano, ma il procuratore capo di Alessandria, Carlo Carlesi, non ci vede chiaro e nutre forti perplessità sul racconto di Erika. Addirittura, emergono alcuni elementi che accusano la ragazza e anche il suo fidanzato.
Il giorno successivo, il 23 febbraio, il magistrato fa nascondere telecamere e registratori in una stanza della caserma e lascia soli Erika ed Omar. Pensando di essere soli, i due ragazzi confessano l'orribile delitto, mimando i gesti che hanno compiuto accoltellando a morte la mamma e il fratellino di Erika. Il caso è chiuso: alle 20 il Tribunale dei Minori ferma i due ragazzi per omicidio volontario in concorso. Ma ecco, secondo le analisi della Scientifica, che cosa è successo quella maledetta sera del 21 febbraio.Susy Cassini rientra in casa, saluta la figlia e il fidanzato e si dirige verso la cucina. I due ragazzi la aggrediscono alle spalle: uno dei due le tappa la bocca con una mano, l'altro comincia a menare fendenti con il coltello. La donna si dibatte, tenta di sfuggire alla furia omicida dei due, e va a sbattere contro il tavolo della cucina, che per la violenza dell'urto si spezza in due. I due fidanzatini continuano ad accoltellarla finché non respira più.Quando Susy ormai è morta, i due ragazzi si accorgono che il fratellino di Erika, Gianluca, ha visto tutto: lui era al piano superiore, si stava preparando a fare il bagno, ma quando ha sentito strani rumori provenire dal piano terreno è sceso. E ha assistito al massacro della madre. Erika e Omar non sanno che cosa fare: uccidere anche lui non era nei piani. Ma ha visto che sono stati loro: lasciarlo in vita vorrebbe dire condannarsi da soli. Gianluca, però, continua a divincolarsi: di morire proprio non ne vuol sapere. I fidanzati hanno ancora il coltello usato per uccidere Susy e, presi dal panico perché non riescono ad affogare Gianluca, cominciano a colpirlo. 57 coltellate ci vogliono, per farlo smettere di agitarsi. 57 coltellate e almeno un quarto d'ora d'agonia.