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Ruby bis, Mora: scuse a giornalisti e comunisti

Lʼex manager dei vip in aula ammette: "Eʼ vero, alle serate di Arcore dismisura, abuso di potere e degrado". Poi, fuori dal tribunale, la precisazione: "Non cʼè mai stato alcun caso di prostituzione"

Ansa

"Mi vergogno di tante polemiche che ho fatto in passato contro i giornalisti e i comunisti e voglio chiedere scusa senza se e senza ma". Così l'ex manager dei vip, Lele Mora, al processo "Ruby bis" ha detto di voler "uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce". Mora ha quindi spiegato di aver "partecipato alle feste di Silvio Berlusconi ad Arcore" e di aver "accompagnato alcune ragazze, ma non ho mai voluto condizionarle".

La vicenda Ruby e quello che è successo attorno alle serate ad Arcore di Silvio Berlusconi è stato un caso di "dismisura, abuso di potere, degrado, tre parole che ho letto sui giornali e che condivido", ha detto Mora, rendendo dichiarazioni spontanee al processo "Ruby bis" e facendo dunque una sorta di mea culpa. "Io ne sono stato passivo concorrente", ha aggiunto l'ex talent scout.

"Ad Arcore non c'è stato niente di male - ha precisato Mora fuori dal tribunale - quando in aula ho parlato di degrado ho detto quello che ha riportato un giornale". "La prostituzione ad Arcore non c'è mai stata", ha detto ai giornalisti.

Lele Mora ha infine spiegato che nel periodo trascorso in cella, per l'accusa di bancarotta, ha avuto modo di "pensare a lungo, perché il carcere ti impone una pausa". L'ex agente dei vip ha aggiunto: "E' vero, ho ricevuto un prestito da Berlusconi tramite Emilio Fede con cui potevo salvare la mia società". Per i fatti di bancarotta, ha concluso, "mi sono assunto le mie responsabilità, per quelli di questo giudizio valuterete voi giudici".