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Rimborsopoli in Abruzzo: 25 indagati Il presidente Chiodi: spiegherò tutto

Rimborsi e fatture gonfiate: contestati biglietti aerei in business class pagati ai parenti, hotel di lusso senza motivazioni o più camere pagate mentre si era soli in missioni e pranzi luculliani

gianni chiodi
ansa

Il governatore dell'Abruzzo, Gianni Chiodi, è stato raggiunto da un avviso di garanzia con invito a comparire inviato dalla Procura di Pescara. Nel registro degli indagati compaiono anche i nomi di altre 24 persone, tra cui il presidente del Consiglio regionale abruzzese, Nazario Pagano, assessori e consiglieri. L'inchiesta riguarda rimborsi spese richiesti tra 2009 e il 2012. I reati ipotizzati sono peculato, truffa aggravata e falso ideologico.

Mancava solo l'Abruzzo, ma era questione di tempo: da oltre un anno i carabinieri stavano indagando sui conti del Consiglio Regionale e le carte dell'inchiesta sono finite sul tavolo del Pm pescarese Giampiero Di Florio alla fine di dicembre. La Procura ha lavorato a tappe forzate ed ecco il risultato: 25 indagati, ma solo per la prima tranche dell'indagine, ossia i 'soli' rimborsi delle missioni personali. Fuori, per ora, i conti delle spese dei gruppi consiliari.

In pratica sul registro degli indagati c'è finita tutta la Giunta, dal presidente Gianni Chiodi agli assessori, compresi molti consiglieri di centro destra: per l'opposizione l'ex candidato alle regionali 2009 Carlo Costantini, allora Idv, oggi M139.

Ai 25 indagati Di Florio contesta reati che vanno da peculato, truffa aggravata e falso ideologico per un periodo che va dal 2009 al 2012 e una cifra per ora che si aggira intorno agli 80 mila euro. Contestati biglietti aerei in business class pagati ai parenti, hotel di lusso senza motivazioni o più camere pagate mentre si era soli in missioni, pranzi luculliani, persino una bottiglia di barolo da 95 euro per l'ex assessore alla cultura Luigi De Fanis, arrestato a novembre per concussione.

"Ancora non so precisamente di che cosa si tratti perché non ho ricevuto l'avviso di garanzia. Ho capito che si tratta di rimborsi e, da quello che si apprende, sembrano cose che possono essere spiegate ampiamente, non è come avvenuto nel resto dell'Italia". Cosi' il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, finito tra gli indagati. "Io non compilo rimborsi sulle visite istituzionali, credo che si possa spiegare tutto", dice Chiodi, facendo intuire che possa esserci anche quest' altro aspetto tra quelli presi in esame dagli inquirenti. E aggiunge: "Prima o poi in Abruzzo doveva arrivare, è un trend nazionale", facendo riferimento alle inchieste in altre regioni sulle 'spese pazze' che hanno portato anche ad arresti. "Ricordo comunque che sono stato colui che ha ridotto del 75% le spese di rappresentanza rispetto alla precedente Giunta", conclude. Chiodi lo scorso 3 gennaio aveva paventato "tentativi di 'avvelenare la campagna elettorale regionale in arrivo". "Le contestazioni, prima che insussistenti nel merito, si presentano fantasiose e inidonee a reggere qualsiasi vaglio, e approfondimento", ha affermato a sua volta l'attuale capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale d'Abruzzo, Lorenzo Sospiri, (all'epoca gruppo Pdl).

"L'Abruzzo non può essere umiliato continuamente da politici incapaci e coinvolti in vicende giudiziarie. Ma come, questa non era la giunta della trasparenza e della legalità?", ha detto poi il deputato abruzzese del Movimento 5 Stelle Gianluca Vacca.