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Privatizzare i servizi pubblici? "No" della Corte

Secondo la Consulta è illegittimo perché va contro la volontà popolare espressa mediante referendum nel 2011 mettendo a rischio la proprietà dei servizi idrici: ora pubblici

LaPresse

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la possibilità di privatizzazione da parte degli enti locali dei servizi pubblici. Tra questi, secondo quanto previsto dall'articolo 4 della finanziaria-bis 2011, c'erano anche i servizi idrici. La norma, secondo i giudici, viola la Costituzione perché reintroduce di fatto la legge abrogata con il referendum del 2011. 

"Nonostante l'esclusione dall'ambito di applicazione della nuova disciplina del servizio idrico integrato - si legge nella sentenza, scritta dal giudice Giuseppe Tesauro - risulta evidente l'analogia, talora la coincidenza", della norma impugnata rispetto a quella abrogata con referendum, nonché "l'identità della 'ratio' ispiratrice".

Le "poche novità" introdotte dall'articolo 4 della manovra-bis, "accentuano - osservano i giudici delle leggi - la drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti diretti dei servizi pubblici locali che la consultazione referendaria aveva inteso escludere. Tenuto, poi, conto del fatto che l'intento abrogativo espresso con il referendum riguardava pressoché tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica, non può ritenersi che l'esclusione del servizio idrico integrato dal novero dei servizi pubblici locali ai quali una simile disciplina si applica sia satisfattiva della volontà espressa attraverso la consultazione popolare". La conseguenza di ciò, conclude la Corte, è che "la norma oggi all'esame costituisce, sostanzialmente, la reintroduzione della disciplina abrogata con il referendum del 12 e 13 giugno 2011".