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Per diventare un guerriero vendette la sua moto
Ora il Legionarius è pronto a sfidare il marine

La storia di Alessio Sakara, lʼunico italiano nellʼUfc: il 14 aprile a Stoccolma un match da non fallire

Getty

In Italia ha ancora poco seguito ma Negli Stati Uniti è lo sport più seguito dopo l'Nba.

E non tutti sanno che nell'Ultimate Fighting Championship (Ufc) c'è un italiano, Alessio Sakara, che di questo sport ha fatto il suo lavoro e ora insegue un traguardo: il 14 aprile a Stoccolma affronterà il marine Usa, decorato da Bush, Brian Stann.

L'Ufc è un'organizzazione di arti marziali miste: è per soli uomini e nella lotta sono possibili discipline quali il Jiu-Jitsu, il Judo, il Karate, il pugilato, il kickboxing, la lotta libera e anche altri stili di combattimento.

Basta dare un'occhiata al suo sito web personale per capire che quella di Alessio è una storia da raccontare. Non solo per le attese e le ambizioni attuali, ma per come è cominciata. Cresciuto nella periferia romana, non aveva molti soldi, poi ha inseguito il suo sogno girando per il mondo e adesso lo attende una grande sfida. 

Sakara, come si è avvicinato a questa disciplina?
“Facevo boxe dall'età di 12 anni. A 19 anni mio zio mi portò una videocassetta, non sapevo nemmeno esistesse l'Ufc: da lì me ne sono innamorato. Avevo bisogno di soldi così ho venduto quel poco che avevo, cioè la mia moto e sono andato in Brasile, nel 2007 a Miami e nel 2009 ho messo su famiglia così sono tornato a Roma”

Perché ha scelto il nome Legionarius?
“Sono amante dell'antica Roma”.

Quanto si allena ogni giorno?
“Quattro o cinque ore”.

Quanto tempo serve per preparare un match?
“Tre mesi di media, infatti per quello di Stoccolma ho già iniziato. Primo mese in Italia, ora parto per allenarmi due mesi in Florida con i preparatori dell'American Top Team”.

Conta molto il fisico in questo sport?
“E' tutto testa. E' la testa che comanda il corpo, non è affatto una scazzottata, chi lo pratica ha rispetto dell'avversario e tante volte ”.

Che effetto fa essere l'unico italiano nell'Ufc?
“Mi fa contento e fa sentire responsabile, anche se senza esagerare: del resto io dall'Italia sono stato via a lungo”.

E' pronto per Stoccolma?
“Ho grandi aspettative, non solo perché affronto un grandissimo campione. Ad agosto mi sono operato al ginocchio, sarà quindi un doppio banco di prova, ma non vedo l'ora”.

Lei è partito dal nulla. Che consigli dai ai tuoi coetanei che hanno un sogno da inseguire?
“Bisogna crederci e continuare a crederci. Prima di partire per il Brasile nessuno credeva in me: ‘Non ce la farai, dicevano'. Adesso non vedo l'ora che sia il 14 aprile”.