Il sesso nelle case di tolleranza
Dai primi postriboli documentati dai sumeri, fino alla chiusura dei bordelli con la legge Merlin
La prostituzione viene definita il "mestiere più antico del mondo", ed in effetti di tale professione ci sono riferimenti addirittura in documenti sumeri del 2400 a.C.: vere case di tolleranza gestite da sacerdoti. Ma le "donne pubbliche" esistevano anche nell'antica Grecia, nell'impero Romano, in India, Cina e Giappone. Esercitavano in immobili dove veniva venduto il sesso, immobili che ancora oggi esistono in buona parte del mondo. Ripercorriamo brevemente, accompagnati dalle foto dell'archivio Getty, la storia del sesso nelle case di tolleranza.
La prostituzione è sempre stata giudicata riprovevole in quasi tutti i contesti politici e religiosi
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In alcune civiltà antiche (specialmente orientali, come Babilonia) la prostituzione sacra era una sorta di sacrificio espiatorio cui le donne della città, anche nobili e ricche, erano obbligate a sottoporsi una volta nella vita, di solito prima del matrimonio, devolvendo i proventi al tempio della dea (Erodoto I 199)
In Grecia il fenomeno era raro e si discute addirittura della sua storicità, anche se questa sembra comprovata dalla testimonianza del poeta Pindaro a proposito del tempio di Afrodite a Corinto
A Roma la prostituzione sacra era talmente biasimata che alcuni scrittori se ne servono come pretesto per denigrare Cartagine, dove, a quanto sembra, le giovanette si prostituivano temporaneamente nel tempio di Tanit (divinità equivalente alla fenicia Astarte e alla greca Afrodite) per farsi la dote
In Grecia e a Roma la prostituzione era praticata quasi esclusivamente da schiave, a ciò costrette dalla loro condizione sociale
Col cristianesimo l'istituzione del bordello scompare per almeno un millennio
Nella maggior parte delle città europee le autorità divengono dopo l'anno Mille le promotrici delle case destinate alle prostitute, assumendone spesso la gestione in proprio
La sorveglianza pubblica sul bordello significa anche controllo sociale, ordinata soddisfazione delle pulsioni sessuali dei cittadini e non da ultimo possibilità i ricavarne entrate fiscali attraverso imposte specifiche
In Italia, solo nel XIV secolo i governanti e le autorità religiose imposero una licenza per gestire le case di tolleranza. Ma l'età d'oro dei postriboli pubblici ha termine poco dopo, nel '500, quando la sifilide associata a nuove idee religiose inducono molte città a chiuderli
Solamente nell'800 torna ad imporsi come problema centrale quello del controllo igenico e sociale delle prostitute: ed ecco che al posto del vecchio bordello nasce la casa di tolleranza
Il postribolo diventa una "casa chiusa", dall'abitudine consolidata di tenerne le finestre serrate per impedirne così la vista dall'esterno. Vi è una schedatura delle donne, sia da parte della polizia che dei medici; ogni due settimane dovevano sottoposi ad una visita che ne attestasse le buone condizioni di salute, mentre ogni sera agenti in borghese passavano per accertarsi che tutto fosse in regola
All'interno la struttura seguiva un ordine consolidato, un ampio salone poco dopo l'ingresso permetteva di "scegliere", appoggiata al muro la casa dove si riscuotevano le marchette, infine le scale che portavano alle camere
Nell'agosto del 1948 la senatrice socialista Lina Merlin presentò un primo disegno di legge per l'abolizione delle case chiuse in Italia. Alla mezzanotte del 20 settembre 1958 in Italia le "case chiuse" vengono chiuse.