Il nuovo browser ha l'obiettivo di trasformare ChatGPT in un punto di accesso privilegiato alle ricerche online
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OpenAI ha annunciato il lancio di Atlas, il suo primo browser, trasformando ChatGPT in una porta d'accesso personalizzata al web. Una mossa che segna l'ingresso della start-up guidata da Sam Altman in un mercato dominato da colossi come Google Chrome, Microsoft Edge e Apple Safari. Con Atlas, OpenAI punta a trasformare il modo in cui navighiamo in rete, mettendo l'intelligenza artificiale al centro dell'esperienza utente. Riuscirà a ritagliarsi uno spazio in un ecosistema, dove Chrome conta tre miliardi di utenti?
Atlas si basa sull'integrazione profonda con ChatGPT, il celebre assistente AI che ha già conquistato centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo. L'idea di fondo? Trasformare la semplice app di Intelligenza artificiale in una piattaforma informatica più ampia.
Una delle funzioni più innovative è la modalità "agent", che consente al browser di agire in autonomia sul web: analizza la cronologia, comprende gli obiettivi dell'utente e compie azioni in modo automatico, come se fosse un assistente personale digitale. "È come avere internet che lavora per te" ha dichiarato Altman.
Gli utenti possono aprire una nuova scheda per porre domande a ChatGpt, effettuare ricerche o ricevere supporto nella scrittura direttamente all'interno della pagina, eliminando così la necessità di copiare e incollare. Utilizza le informazioni provenienti dalla cronologia di navigazione dell'utente e ci si può rivolgere con un linguaggio informale.
Atlas è stato lanciato in anteprima per laptop Apple, ma OpenAI ha già confermato il rollout futuro su Windows, iOS e Android, segno evidente che l'obiettivo è globale. L'intento è chiaro: secondo un recente sondaggio dell'Associated Press, il 60% degli americani, e ben il 74% degli under 30, utilizza l'AI almeno occasionalmente per trovare informazioni online.
Nonostante il grande entusiasmo, OpenAI si trova in una fase cruciale dal punto di vista economico. ChatGPT conta più di 800 milioni di utenti, ma la maggior parte di essi utilizza il servizio gratuitamente. L'azienda vende abbonamenti premium, ma al momento i costi superano i ricavi, e Atlas potrebbe diventare uno strumento chiave per attrarre nuovi flussi di traffico e, quindi, di entrate pubblicitarie.
Tuttavia, l'idea di un browser che utilizza la cronologia personale e le preferenze per offrire risultati su misura ha sollevato più di una preoccupazione. Alcuni esperti mettono in guardia sul fatto che è come se il browser togliesse personalità all'utente, decidendo al posto suo cosa cercare, cosa leggere, cosa cliccare.
La crescita dei chatbot e dei browser AI pone interrogativi profondi anche per il mondo dell'informazione. Se gli utenti si fermano alle risposte sintetiche dell'AI senza più cliccare sui link, l'intero modello di business dell'editoria online rischia di essere stravolto. Alcuni grandi media, come The New York Times, hanno già citato OpenAI in giudizio per violazione del copyright, mentre altri hanno scelto la via degli accordi commerciali.