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Nata nel 1880 a Rochester (New York), ha dominato il mercato della fotografia con i suoi 79mila brevetti. Dopo la crisi del 2012, torna di nuovo lo spettro della bancarotta. Per ammissione della stessa società
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Il colosso della fotografia Kodak rischia di chiudere i battenti dopo quasi un secolo e mezzo di vita a causa di debiti per 500 milioni di dollari. Una situazione che, a detta della stessa azienda, solleva "seri dubbi" sulla capacità di continuare a operare nel futuro prossimo. In sostanza, la società potrebbe non disporre delle risorse finanziare per far fronte ai suoi futuri oneri di debito, facendo riaffiorare lo spettro di una bancarotta come quella del 2012.
Le difficoltà finanziarie sono legate a quasi 500 milioni di dollari di prestiti a breve termine. "Kodak ha debiti in scadenza entro 12 mesi, e non ha finanziamenti impegnati né liquidità disponibile per far fronte a questi debiti qualora dovessero scadere secondo le attuali condizioni - ha messo nero su bianco l'azienda -. Queste condizioni sollevano dubbi sostanziali sulla capacità di Kodak di continuare a operare". La società punta ora a "restare a galla" interrompendo i pagamenti per il suo piano pensionistico, rimborsando una parte significativa del prestito a termine prima della scadenza e cercando di rinegoziare o rifinanziare il debito residuo. L'azienda ha inoltre dichiarato di non aspettarsi "impatti significativi" dai dazi americani voluti da Donald Trump poiché produce negli Stati Uniti molti dei suoi prodotti, tra fotocamere, inchiostri e pellicole.
La storia di Kodak - nome completo, Eastman Kodak Company - comincia nel 1880, a Rochester, nello Stato di New York: a fondarla George Eastman, che brevetta la prima macchina fotografica portatile della storia. La prima fu venduta nel 1888, anche se l'attività vera e propria di produzione comincia nel 1892. Da allora, l'azienda ha depositato un numero enorme di brevetti: ad oggi sono 79mila. Un patrimonio che ha permesso alla società di presidiare il mercato delle pellicole fotografiche nonché della produzione di pellicole cinematografiche e apparecchiature per immagini e per la stampa. Tra le invenzioni, la pellicola 126 Instamatic del 1963, realizzata per semplificare il processo di caricamento e scaricamento delle pellicole nelle fotocamere. Negli anni Settanta, la Kodak lancia le Kodak Instant, pellicole autosviluppanti che a differenza della Polaroid erano rettangolari: l'immagine sulla superficie misurava infatti 9x6,8 cm. Una creazione che porta Kodak ad affrontare un'estenuante battaglia legale sui brevetti con Polaroid Corporation: la causa, lunga 14 anni, termina con una sconfitta per l'azienda di Rochester e il conseguente abbandono del business delle Instant camera nel 1986.
Negli anni Ottanta e Novanta Kodak lascia il segno in Italia non solo nel settore della fotografia ma anche in quello della comunicazione. Celeberrimi gli spot pubblicitari con l'alieno Ciribiribì, interpretato da Davide Marotta, un attore napoletano affetto da nanismo alto un metro e 15 centimetri. In un'atmosfera cyberpunk in stile Blade Runner, l'alieno entra in un negozio e chiede nella sua "lingua" di stampare le proprie foto su carta Kodak. Il commerciante non è dello stesso avviso e, quasi facendo finta di nulla, non asseconda la richiesta. Ciribiribì se ne accorge e con la telecinesi rimedia. "Kodak, quando la carta è importante", è la scritta finale che compare nello spot.
L'avvento della fotografia digitale nel nuovo millennio segna un inesorabile declino per Kodak. Se nel 2009 l'azienda annuncia lo stop alla vendita delle pellicole a colori Kodachrome dopo 74 lunghi anni, nel 2012 fa lo stesso con la produzione di apparecchi fotografici, decidendo di concentrarsi sulla fabbricazione di stampanti. E non è tutto: nello stesso anno, cessa pure la produzione dell'Ektachrome e di tutte le pellicole invertibili (diapositive) a colori del proprio catalogo. Kodak presenta istanza di fallimento per esaurimento di liquidità e debiti per 6,75 miliardi di dollari, finendo per vendere molte attività e brevetti. Nel 2013 riesce a riemergere dal fallimento, con tentativi di diversificazione del proprio business in settori come smartphone, criptovalute e prodotti farmaceutici. Ma i risultati non sono quelli sperati, a tal punto che nel 2017 opta per una riduzione degli investimenti e per licenziamenti del personale. Ora, nel 2025, il nuovo grido d'allarme.