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Cigni neri e rimbalzi, le sedute cruciali di Piazza Affari e Wall Street

Il 12 marzo 2020 l'indice principale della Borsa italiana ha conosciuto il suo crollo peggiore arrivando a perdere il 16,92%, seguito però, a stretto giro, da uno dei maggiori rialzi. Lʼanalista Massimo Intropido spiega le cause di queste dinamiche

La pandemia degli ultimi mesi è stata quello che in finanza si definisce un “cigno nero”. “L’espressione, coniata dal trader libanese Nassim Nicholas Taleb, si riferisce a un evento grave, per natura e portata, che non è atteso e provoca un crollo dei mercati”, spiega Massimo Intropido, fondatore di Ricerca finanza, “Il sistema non ha un piano per fronteggiare il cigno nero, dato che non si è mai verificato prima, quindi il mercato non è sicuro che funzioni”. E cosa c’è di più imponderabile di un’epidemia che, nel giro di poche settimane, ha sconvolto il pianeta? Non è un caso che la peggiore seduta della storia di Piazza Affari si sia verificata il 12 marzo 2020: mentre il virus si diffondeva in Europa, Christine Lagarde ha pronunciato l’infelice dichiarazione “Non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce”. In un solo giorno la perdita è stata del -16,92%.

Gli altri record negativi di Piazza Affari - Il secondo peggior ribasso di cui è stato protagonista il Ftse Mib è quello del 24 giugno 2016: il listino era crollato del 12,48%. Il giorno precedente i cittadini del Regno Unito erano andati a votare per il referendum sulla Brexit e l’esito aveva messo a dura prova i mercati. “In questo caso però non si può parlare di un cigno nero: il referendum e l’eventualità dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE erano previste. Il recupero è stato più rapido rispetto ad altri episodi”, spiega Intropido.

 

L’autunno del 2008 vede una serie di ribassi: il più grave è quello del 6 ottobre, quando l’indice perse l’8,30%, seguito dalla seduta del 10 ottobre (-7,15%) e da quella del 16 ottobre (-6,78). Tre settimane prima, il 15 settembre, la banca statunitense Lehman Brothers aveva dichiarato fallimento. “La bancarotta di una delle principali banche americane era un fatto che spaventava moltissimo i mercati – continua Intropido - ci si aspettava che potessero fallire a breve anche altri istituti di credito”.

 

Un’altra data significativa è quella dell’11 settembre del 2001: nel giorno degli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono la Borsa di Milano ha segnato in chiusura -7,79%. È stata solo la prima delle sedute negative di quel periodo: tre giorni dopo, il 14 settembre, il Ftse Mib ha perso il 6,68%.

 

Un altro momento buio da ricordare è il 2011, l’anno della crisi del debito sovrano: il 10 agosto si è registrato un -6,65%, il primo novembre l’indice ha perso il 6,81%. “Si tratta di una coda della crisi del 2008 – spiega Intropido –, di un secondo focolaio. La differenza però è che nel 2008 era fallita una banca, in questo caso invece sembrava più un attacco speculativo. Lo spread è andato alle stelle, i titoli bancari europei, ma soprattutto quelli italiani, sono crollati”.  

 

Le sedute storiche della Borsa americana - Anche a Wall Street la paura generata dalla pandemia ha fatto tremare gli indici: il 16 marzo si è registrata una perdita del 12%, una delle sedute peggiori di sempre. “A marzo di quest’anno – spiega Intropido – si è verificata una gravissima emergenza sul mercato delle cambiali. Si temeva che si verificasse una crisi di liquidità e che di conseguenza fallissero molte aziende, quindi nessuno voleva più comprare le cambiali. Potenzialmente, questa crisi era simile a quella del ’29: bloccandosi il mercato delle cambiali sarebbe potuta avvenire una crisi industriale e bancaria più grave, che è stata bloccata dall’intervento della Fed”.

 

“Spesso i crash finanziari sono aggravati da alcuni fattori – continua. - Nel caso di marzo, quello era un periodo in cui gli operatori, vedendo il crollo, ritiravano dal mercato le proposte d’acquisto in modo improvviso e anomalo. Quando si verifica questa circostanza, spariscono dal mercato delle intere fasce di prezzo”.

 

Ma il crollo provocato dall’emergenza Covid-19 non è il peggiore di quelli avvenuti a Wall Street. Perdite più gravi si sono registrate il 24 ottobre del 1929 (-22%), all’inizio della Grande Depressione, e il 19 ottobre 1987, giorno ricordato come Black Monday proprio per il record di ribasso: -22,6%.

 

“In entrambi i casi l’aggravante è stata il ritardo nel sistema informativo: gli operatori vendevano basandosi su prezzi comunicati in ritardo, che li portavano a credere di poter vendere a prezzi ancora ragionevoli. Nel 1929 il rallentamento era dovuto all’uso del telegrafo, nel 1987 all’utilizzo, ancora poco rodato, dell’arbitrage trading computerizzato”.

 

Altre sedute disastrose sono state quelle del 15 ottobre 2008, quando il fallimento della Lehman Brothers ha provocato una perdita del 9%, e del 17 settembre 2001, il giorno in cui Wall Street ha riaperto dopo l’attentato terroristico. Anche la bolla di Internet del 2000 ha provocato forti perdite sul Nasdaq (-9% in tre giorni), con una striscia molto negativa dal 10 al 14 aprile in tutte le sedute. 

 

Se i peggiori crolli degli ultimi anni sono stati provocati da eventi destabilizzanti e molto spesso imprevedibili, a cosa sono dovuti i rialzi più importanti? “Si tratta di una cosa più tecnica, i mercati rimbalzano sempre sugli interventi del governo o delle banche centrali. Gli aiuti possono arrivare immediatamente, per esempio quando la banca centrale decide di comprare titoli di stato, oppure dilazionati nel tempo”.

 

I rialzi da ricordare - Spesso quindi le sedute migliori avvengono in periodi poco felici, in concomitanza però di notizie positive. È il caso della seduta di Piazza Affari del 13 ottobre 2008 (+11,49%): dopo meno di un mese dal fallimento della Lehman Brothers, i Paesi dell’Eurozona avevano annunciato l’adozione di una serie di misure a sostegno delle banche. Anche il rialzo del 24 marzo 2020, notevole sia a Milano (+8,93) che a Wall Street (in tre giorni la crescita è stata del 20%), si è registrato dopo che il Congresso degli Stati Uniti ha votato un piano da miliardi di dollari per fronteggiare il Coronavirus.

 

Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Eleonora Fraschini.

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