le parole della guerra commerciale

Meloni contro i dazi interni dell’Unione Europea: cosa significano davvero

All’assemblea di Confindustria 2025, la premier accusa l’Ue di ostacolare la crescita con barriere economiche autoimposte. Ma cosa sono davvero questi "dazi interni"?

27 Mag 2025 - 14:22
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Nel suo intervento all’assemblea annuale di Confindustria a Bologna, Giorgia Meloni ha chiesto all’Unione Europea di eliminare i cosiddetti “dazi interni”, accusando Bruxelles di penalizzare le imprese con barriere economiche autoimposte. Ma di cosa si tratta esattamente? Perché questi ostacoli, pur non essendo dazi nel senso tradizionale, continuano a frenare il mercato unico europeo?

Cosa sono i dazi interni nell’Unione Europea

 In teoria, l’Unione Europea è un’unione doganale: non esistono dazi tra i Paesi membri. Tuttavia, nel concreto, molte imprese si trovano ancora di fronte a ostacoli interni che complicano la libera circolazione di beni e servizi. Questi “dazi interni” non sono tariffe doganali, ma barriere non tariffarie come regolamenti nazionali divergenti, requisiti tecnici differenti, controlli burocratici o autorizzazioni complesse. In pratica, un prodotto approvato in uno Stato può richiedere adattamenti o certificazioni aggiuntive per essere venduto in un altro, aumentando i tempi e i costi per le aziende.

Un mercato unico ancora da completare

 Le parole del presidente del Consiglio evidenziano una criticità ben nota: l’incompiutezza del mercato unico europeo. Sebbene molte barriere siano state eliminate, la frammentazione normativa tra Stati resta un problema. Meloni ha anche invocato un rilancio del dialogo tra Ue e Stati Uniti, proponendo incontri bilaterali per rafforzare la cooperazione economica e contrastare il ritorno del protezionismo a livello globale. In sintesi, il dibattito rilanciato da Meloni e Confindustria riporta al centro un tema chiave per il futuro dell’economia europea: fare dell’Unione non solo una realtà politica, ma anche uno spazio economico realmente integrato.

Le barriere non tariffarie (BNT)

 Quindi quando parliamo di "dazi interni" in realtà ci riferiamo alle barriere non tariffarie (BNT) o ad altri ostacoli normativi/amministrativi che, pur non essendo dazi espliciti, possono avere un effetto simile nell'ostacolare la libera circolazione e aumentare i costi all'interno dell'UE. Questi possono includere:

  • Regolamentazioni e standard nazionali eccessivi o divergenti: Anche se l'UE si impegna per l'armonizzazione, possono persistere differenze nazionali in aree come la sicurezza dei prodotti, gli standard ambientali, i requisiti di etichettatura e le specifiche tecniche. Se un prodotto deve essere leggermente modificato o nuovamente certificato per soddisfare standard diversi in ogni Stato membro, ciò aggiunge costi e complessità, agendo di fatto come una barriera al commercio.
  • Burocrazia e oneri amministrativi: Procedure amministrative nazionali diverse, requisiti di licenza o regole di conformità fiscale possono creare ostacoli significativi per le imprese che operano oltre confine, specialmente per le piccole e medie imprese (PMI).
  • Protezionismo nazionale (mascherato): Gli Stati membri potrebbero implementare politiche che, pur non essendo esplicitamente dazi, favoriscono indirettamente i produttori nazionali. Questo potrebbe avvenire tramite regole sugli appalti pubblici, aiuti di Stato (anche se soggetti alle norme dell'UE), o processi di certificazione nazionali eccessivamente complessi che sono più facili da gestire per le aziende nazionali.
  • Dipendenze energetiche e delle catene di approvvigionamento: Pur non essendo una "tariffa", la dipendenza da specifiche fonti energetiche esterne o materie prime critiche può creare vulnerabilità interne e svantaggi competitivi per alcune industrie all'interno dell'UE, che alcuni potrebbero inquadrare metaforicamente come un onere economico interno.
  • Sistemi e aliquote fiscali nazionali differenti: Pur non essendo dazi, le diverse aliquote IVA o altre imposte nazionali possono complicare il commercio transfrontaliero e talvolta portare a distorsioni.
  • Mancanza di piena integrazione in alcuni settori: Alcuni settori, come i servizi o i mercati digitali, non sono integrati quanto il mercato delle merci, portando a maggiore frammentazione e barriere che possono assomigliare a "dazi interni" nel loro effetto economico.

Esempi pratici di BNT

Standard Tecnici Nazionali Diversi

  • Prodotti Elettrici/Elettronici: Anche se esiste la marcatura CE (che indica la conformità agli standard di sicurezza UE), un produttore di elettrodomestici che vuole vendere in tutta l'UE potrebbe trovarsi di fronte a piccole differenze nelle prese elettriche, nelle tensioni secondarie o in specifici requisiti di compatibilità elettromagnetica che lo costringono a produrre varianti o a ottenere certificazioni aggiuntive per alcuni mercati nazionali.
  • Automobili: Nonostante le rigorose normative UE sulle emissioni e sulla sicurezza, possono esserci requisiti specifici per l'omologazione o l'immatricolazione a livello nazionale (es. tasse di immatricolazione legate alla potenza o alle emissioni che variano drasticamente da paese a paese, rendendo meno attrattiva l'importazione di certi modelli).
  • Prodotti Alimentari: Le normative sull'etichettatura possono variare per aspetti non armonizzati a livello UE (es. requisiti specifici per l'indicazione di allergeni in una lingua locale, o la necessità di tradurre interamente le etichette per ogni paese, anche se il prodotto è lo stesso).
  • Materiali da costruzione: Un tipo di mattone o cemento certificato in Italia potrebbe non essere immediatamente riconosciuto per tutti gli usi in Germania o Francia senza ulteriori test o certificazioni locali, rallentando e costando di più al produttore.

Mancanza di Riconoscimento Reciproco (o lunghe procedure):

  • Titoli Professionali: Un architetto italiano potrebbe incontrare difficoltà o lunghe procedure per ottenere il pieno riconoscimento del suo titolo e poter esercitare liberamente in un altro Stato membro, nonostante le direttive UE mirino a facilitare questo processo. Similmente per medici, infermieri, ingegneri.
  • Test e Certificazioni di Prodotto: Se un prodotto viene testato e certificato da un organismo autorizzato in uno Stato membro, il principio del "riconoscimento reciproco" dovrebbe garantirne la libera circolazione. Tuttavia, in pratica, possono esserci resistenze da parte delle autorità nazionali che richiedono test aggiuntivi o ri-certificazioni, adducendo motivazioni di sicurezza o tutela del consumatore, anche se pretestuose.

Oneri Amministrativi e Burocrazia:

  • Adempimenti Fiscali: Nonostante l'armonizzazione sull'IVA, le diverse procedure per la registrazione IVA, la presentazione delle dichiarazioni e i controlli incrociati in ogni Stato membro possono rappresentare un onere significativo per le aziende che operano in più paesi.
  • Appalti Pubblici: Nonostante le regole UE sugli appalti, la complessità burocratica o requisiti specifici a livello nazionale possono favorire le aziende locali, rendendo difficile per le imprese straniere partecipare efficacemente.

Sussidi e Aiuti di Stato (anche se regolamentati dall'UE):

  • Anche se l'UE controlla rigorosamente gli aiuti di Stato per evitare distorsioni della concorrenza, possono esserci forme di sostegno (es. agevolazioni fiscali specifiche per alcune industrie, sussidi alla ricerca e sviluppo) che, pur essendo legali, possono creare un vantaggio competitivo per le aziende di un determinato paese rispetto ad altre nell'UE.

Regole di origine:

  • Anche all'interno del mercato unico, per alcuni prodotti complessi o in settori specifici, la determinazione dell'origine non è sempre banale, e ciò può influire su altre normative o preferenze applicate (es. nei casi in cui un prodotto ha componenti da paesi extra-UE).

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