A tre anni dal successo di "Motomami", la cantante spagnola pubblica il suo quarto ambizioso lavoro che abbraccia una dimensione spirituale e lirica
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"Lux" è il nuovo album di Rosalía, che in qualche modo la consolida come una delle voci più interessanti del panorama musicale contemporaneo, segnando al contempo una svolta radicale nella carriera dell'artista catalana, che abbraccia una dimensione mistica e spirituale. A partire dalla copertina che la ritrae vestita di bianco con un velo da suora davanti a un cielo azzurro. Dopo il successo di "Motomami" (2022), il nuovo progetto si presenta come un lavoro ambizioso, ricco di riferimenti a temi come la divinità, l'autoconsapevolezza e il potere interiore. L'artista si propone di "divinizzarsi" e si confronta con temi universali attraverso un caleidoscopio sonoro che mescola lirismo, flamenco, spiritualità e una produzione elettronica avanguardista.
L'album, che si snoda attraverso 18 tracce (15 nella versione digitale), esplora concetti di purezza, perdite, grazia e rinascita, con influenze musicali che spaziano dal flamenco alle sonorità arabe, dalla canzone italiana al pop, senza tralasciare il canto lirico. Unendo tradizioni e innovazione, la sua musica si è destreggiata finora tra le radici del flamenco e la freschezza del pop, conquistando critica e pubblico con album "Motomami", un viaggio nella femminilità arricchito da una produzione raffinata e ritmi reggaeton. Eppure, con "Lux" supera ogni aspettativa fondendo elementi di musica classica, richiami operistici e ben 13 lingue.
Per annunciare "Lux", l'artista e produttrice catalana, vincitrice di 2 Grammy Awards e di 11 Latin Grammy Awards ha fatto una diretta TikTok in auto, mentre sfreccia in auto nella notte di Madrid con "Le nozze di Figaro" di Mozart a tutto volume. Il singolo "Berghain", lanciato alcuni giorni fa, è stato un'inaspettata incursione nel repertorio operistico: un risultato drammatico e barocco che è stato accompagnato da polemiche. Mentre "La perla" si fa strada come un brano ironico in cui Rosalía denuncia il "terrorista emotivo", probabilmente un riferimento alla sua relazione passata con Rauw Alejandro. In "Soy la reina del caos", l'artista si rivendica tra l'intensità e la densità sonora. Tra le collaborazioni spiccano nomi come Silvia Pérez Cruz, Estrella Morente, Carminho, Björk e Yves Tumor, mentre l'uso di 13 lingue diverse (compreso l'ucraino, giapponese e mandarino) sottolinea la sua vocazione globale. Nel disco, che si articola in quattro movimenti, Rosalía affronta anche la tematica della religiosità, immaginando una relazione mistica con Dio. Lux si chiude con "Magnolias", un brano che riflette sulla morte e sull'eredità, dove la cantante immagina il proprio funerale, alla presenza anche dai suoi "nemici", in pace con se stessa e con il suo lascito artistico.
Rosalía ha incontrato Zane Lowe di Apple Music a Madrid, per celebrare l’uscita del suo quarto album. Durante la conversazione, la cantautrice spagnola ha riflettuto sulla realizzazione del disco, parlando della collaborazione con la London Symphony Orchestra e con Björk. Ha inoltre condiviso alcune riflessioni sulle sue performance in 13 lingue diverse e su come questo processo le abbia permesso di raggiungere un livello completamente nuovo di creatività.
Partendo dal titolo ha raccontato: "Volevo che si chiamasse Lux perché rappresenta il modo in cui si può creare spazio per far entrare la luce". L’artista ha condiviso l’influenza delle parole di Leonard Cohen: "Dimentica la perfezione. C’è una crepa in ogni cosa. È così che entra la luce. E credo che volessi proprio questo: che la luce entrasse".
Dopo un lavoro di tre anni, ha portato a nuovi livelli la sua forza vocale: "Il modo in cui scrivo mi ha permesso anche di cantare in modo diverso. Credo che non si possano forzare le cose. Ricordo che in Motomami già volevo spingere i limiti della mia voce come ho fatto in questo disco, ma non ci riuscivo ancora. Perché? Ci ho pensato molto in questi anni, e ho capito che era per via della scrittura. Non ero ancora in grado di scrivere in un modo che mi permettesse di pensare così. Serve un’apertura, un abbandono che arrivano solo quando li lasci accadere. Se vivi così, se ti permetti di scrivere da quel luogo, allora puoi anche cantare da lì. Puoi raccontare da lì. Perché è la tua verità. La spiritualità, per me, è sempre stata presente, in un modo o nell’altro. Il mio legame con Dio è sempre stato lì".
A proposito del singolo "Berghain" ha spiegato che è "un brano rappresentativo dell’intenzione orchestrale che attraversa tutto l’album. E poi, adoro quando un artista fa questo effetto su di me. Mi piace quando un artista mi 'schiaffeggia', quando mi sorprende con qualcosa che musicalmente non mi aspettavo, che non avevo previsto". E che è anche un po' provocatorio: "Sento che l’album inizia in modo delicato, volevo proprio che iniziasse così, con dolcezza. Penso che chi ascolterà il progetto sentirà questa sensazione di morbidezza, che è molto presente in tutto il disco. Ma poi, pubblicare Berghain come primo brano è anche un modo per dire: 'Non rifaremo Motomami' Trovo interessante quanto in quella traccia sia spinta la componente orchestrale. Contiene davvero tutto: la piena orchestra, il coro, tutto. Questo è massimalismo. Brutalista. Penso che Berghain rappresenti tutto questo: contiene ogni elemento, tutto insieme".