Addio Ornella Vanoni, la vita e carriera in foto
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La cantante, con la sua schiettezza inconfondibile, aveva raccontato come immaginava l’ultimo saluto: un abito già pronto, una bara semplice e uno sguardo lucido sul tema della morte
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Ornella Vanoni, morta a 91 anni, non aveva mai avuto paura delle parole. Nemmeno quando toccavano temi che molti evitano, come quello della morte. Lei invece l'aveva affrontata con la naturalezza di chi ha fatto della sincerità una forma d’arte, sdrammatizzando ciò che per altri è pensiero cupo. Lo aveva fatto in una delle sue apparizioni da Fabio Fazio. E così, parlando del suo funerale, era riuscita ancora una volta a sorprendere: raccontava di una bara che “deve costare poco, tanto andrà bruciata”, di un abito Dior già messo da parte, fino alla battuta: "Buttatemi in mare, quello che vi pare. Mi piacerebbe Venezia". Senza malinconia e paura: solo il modo unico con cui da sempre ha guardato la vita.
Tra i dettagli che la cantante aveva confidato, quello della bara è uno dei più significativi. “La bara deve costare poco”, dice, sottolineando come per lei non abbia senso investire in un oggetto destinato alla cremazione. Un’osservazione pratica, perfino tenera nella sua schiettezza, che rivelava un rapporto molto concreto con l’idea dell’ultimo saluto. Nessuna spettacolarizzazione, nessuna solennità: solo la volontà di mantenere tutto semplice e autentico.
Se la bara sarebbe dovuta essere spartana, l’abito invece no. Ornella Vanoni aveva rivelato infatti di avere già scelto cosa indossare: un capo firmato Dior. Una decisione che racconta molto della sua eleganza naturale, di quel modo di essere sofisticata senza ostentazione. È una scelta che parla di identità: un ultimo gesto coerente con la donna e l’artista che il pubblico ha imparato ad amare.
Tra le frasi che aveva detto in trasmissione, quella che più aveva compito era la più semplice e quasi surreale: "Buttatemi in mare, quello che vi pare. Mi piacerebbe Venezia". È una battuta, certo, ma anche una finestra sul suo modo di affrontare ciò che è inevitabile. Un’immagine poetica e al tempo stesso spiazzante, che restituisce tutta la libertà con cui Ornella Vanoni parlava della vita e della morte. Nessuna imposizione, nessuna pretesa: solo un invito a fare ciò che sarà possibile, senza rigidità.
Tra gli altri dettagli che aveva raccontato: "Mi farò truccare dalla mia truccatrice. Farò un figurone. Non voglio morire tardi, non potrei sopportare di stare a casa senza far niente”. E ancora: "Ho chiesto a Paolo Fresu di suonare al mio funerale".
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