L'INTERVISTA

"Spudorata e libera": Mille racconta il suo "Risorgimento" tra rock, ironia e rinascita

La cantautrice ha pubblicato il suo primo album solista. Tgcom24 l'ha incontrata

di Massimo Longoni
23 Set 2025 - 11:57
 © Silvia Piva

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Mille parte dal suo "Risorgimento". È questo il titolo del primo album solista dell'ex voce dei Moseek, che arriva dopo un percorso fatto di singoli, un Ep e soprattutto tante date live. Anticipato dai singoli "Il Tempo, Le Febbri, La Sete", "C'est Fantastique" e "UMPM (un maledettissimo posto migliore)" l'album raccoglie due anni di scrittura intrecciando in modo potente e raffinato rock, lampi punk ed esplorazioni elettroniche, tenendo insieme profondità e leggerezza, ironia e disincanto. Il tutto con una cosa che di questi tempi non è affatto scontata: personalità. Mille, grazie anche a una voce riconoscibilissima, ha trovato una sua cifra stilistica che le permette di distinguersi da molte delle proposte odierne. Tgcom24 l'ha incontrata. 

Mille, una garibaldina in musica: le foto

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© Silvia Piva
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"Risorgimento" non è soltanto un titolo che richiama la storia, ma diventa la metafora di una rinascita personale: il desiderio di rimettersi in cammino ogni giorno, di liberarsi da paure e identità passate, di tornare a "sorgere" nel proprio presente. La scelta del titolo nasce da questa urgenza interiore, ma anche da una fascinazione estetica per quell’epoca, con i suoi simboli e la sua energia di cambiamento. E poi c’è Garibaldi, figura che ha sempre affascinato Mille per il suo spirito ribelle, per i moti di liberazione e perché, a suo modo, è stato la prima grande pop star italiana.

Dopo l'esperienza con i Moseek e la partecipazione a X Factor, hai intrapreso la tua carriera solista a partire dal 2020. Cinque anni dopo arriva il tuo primo album: perché questo era il momento giusto?

Iniziamo col dire che nel 2020 oltre a essere arrivato il mio primo singolo è arrivata pure la pandemia. Quindi tutto quello che era stato progettato è naufragato di fronte alla chiusura del mondo. La mia prima esibizione dal vivo come Mille, con la mia band e le mie canzoni, è stata Musicultura nel 2021. L'anno successivo ho vinto il Primo maggio e da lì ho fatto il mio primo tour voce-chitarra, quello che avrei dovuto fare due anni prima... Tra una cosa e l'altra siamo arrivati a 88 concerti, l'ultimo dei quali a ottobre dell'anno scorso. A quel punto ho deciso di fermarmi e concentrarmi sul disco.

Quante canzoni avevi pronte in quel momento?

Solamente "C'est Fantastique" che volevo mettere nel disco ma avevo tante idee che derivavano da tutte le esperienze personali che avevo vissuto, e quindi ho potuto immortalare le cose che stavo vivendo quando ero banalmente libera dai concerti. Perché i concerti portano via tantissimo tempo e tantissima energia, e non mi è mai capitato di scrivere niente in albergo tra una data e l'altra. Quindi è stato fisiologico il tempo per vivere, e tra settembre-ottobre del 2024 e febbraio del 2025 ho scritto tutto il disco. Ho rivoluzionato completamente la mia vita sotto il punto di vista lavorativo, personale, la mia vita è cambiata completamente e tutto quello che ho vissuto sta nel disco.

Cercando una cosa positiva in quanto è successo, pensi che il fatto di aver di fatto rinviato di due anni tutto quello che dovevi fare ti abbia portato a questo risultato con una maggior maturità e consapevolezza?

© Silvia Piva

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Non c'è la controprova e perciò evito di fare questo pensiero, anche perché banalmente per la parte musicale, il mio primo Ep è molto più digitale e molto più elettronico perché ho scritto da sola in uno studio con Davide (Davide Malvi, noto come unbertoprimo, ex batterista dei Moseek - ndr), che è l'autore e il produttore con il quale lavoro, posso dire sia mio fratello. Non potendo avere rapporti con altre persone, ho lavorato molto più con il computer, probabilmente se avessi potuto avere la band anche all'epoca qualcosa a livello sonoro sarebbe stato diverso. Però effettivamente tutto quello che scrivo è il risultato di quello che ho vissuto, quindi non posso disgiungere queste due cose. Non penso mai alle sliding doors ma semplicemente a quello che succede.

"Risorgimento" ha più significati: da quello letterale, di sorgere e ritornare alla vita, al riferimento al periodo storico. Cosa c'è in queste canzoni?

Mi rifaccio un po' a quello che è il contesto di questa parola, che ha a che fare con la storia, a che fare con qualcosa che cambia, che si trasforma, e così come la storia prevede dei cicli questi ci sono anche nella vita delle persone. Il cambiamento è qualcosa che si accetta: io ho imparato ad accettare le cose, i cambiamenti, le trasformazioni, i dolori, e questo disco ha a che fare con tutto questo. Più si accetta più si abbraccia, secondo me, e abbracciare le cose porta sempre qualcosa di positivo. Abbracciare con la pandemia era diventata una parola brutta, però oggi si può dire.

Come funziona il tuo processo di scrittura: avviene di getto o necessita di molta elaborazione?

Il processo di scrittura è di getto, però prevede una grande semina. In genere prendo tanti appunti, sia melodici che testuali, ma il vero materiale di cui ho bisogno è solo la memoria delle cose che mi succedono. Poi arriva di getto perché fondamentalmente io ho delle parole che sono connesse e incastrate a delle melodie, ed è imprescindibile quella cosa, per me quella melodia funziona solo se ha quella parola che balla bene con quella melodia, e quindi viene di pari passo, non capita mai che scriva una melodia e poi sopra ci metta le parole. Il metodo sta nell'avere tanta memoria anche quando scrivo e nell'avere la coscienza di non dire nient'altro che quello che penso: perché l'esigenza poi è non dire stronzate o cose che non siano vere per me.

I testi combinano intimismo e riferimenti personali a un contesto e uno sguardo sul mondo e anche se può apparire una cosa naturale oggi, dove predomina la tendenza di molti a guardarsi l'ombelico, non è così ovvia...

Se esco, prendo una macchina e non guardo i cartelli stradali o il semaforo che è rosso o che è verde, vado a fare un incidente. Ovviamente scelgo cosa guardare e cosa no, perché per esempio sui social non ci sto. Sono cosciente dei mezzi che esistono, poi ne faccio un utilizzo che a me fa stare bene, ovvero faccio il mio, dopodiché non credo nell'amicizia che viene stipulata sui social, perché per me l'amicizia è una parola che ha bisogno della A maiuscola. Ovviamente le cose che mi stanno più a cuore sono quelle che poi magari ho messo anche nelle canzoni. "Artiglieria pesante" anche se non in maniera esplicita parlo di quanto accaduto alla scuola Diaz durante il G8 del 2001, ma questo è semplicemente un'esigenza: la sera prima stavo parlando di questo fatto con degli amici e il giorno dopo ci ho scritto un brano. Quindi guardarsi intorno è comunque fisiologico, il grado dell'osservazione poi dipende da persona a persona.

La canzone che chiude l'album, "Tour Eiffel", vede la partecipazione di Rachele Bastreghi: come è nata la vostra collaborazione?

Ho conosciuto Rachele due anni fa a un festival. Sono sempre stata sua fan devota, sia con i Baustelle che con il suo progetto solista. Poi ci siamo ritrovati a parlare un sacco di volte, in maniera anche molto profonda, e quando ho scritto di getto "Tour Eiffel", ho detto a Davide "pensa se la cantasse Rachele". E lui mi ha spinto a chiamarla. In maniera molto timida l'ho invitata in studio, e lei ha detto ha subito accetto entusiasta. Era giusto chiuderci il disco perché è sempre giusto andare via con un regalo, e in questo caso però il regalo lo ha fatto lei a me. 

Qualcuno ha definito la tua scrittura "spudorata". Ti ritrovi in questa definizione?

Sì, è vero. Mi dicono spesso che sono spudorata. Ho 41 anni, quando si cresce arrivi a un punto in cui non te ne frega niente di niente. Ovviamente mi pago le tasse, rispetto la legge... però per il resto faccio quello che mi fa stare bene. Però ho imparato anche una cosa: a farlo con grazia, che con spudorata sembrerebbe non andare d'accordo. Anche quando parlo con le persone, anche il modo in cui ci entro in confidenza, è un modo spudorato, perché se mi piace una cosa, se mi piace una persona, c'è poco da fare nel senso che è sempre meglio farsi conoscere nella maniera più spontanea possibile. Perché oggi ci sono e domani posso non esserci più e pensare che ho vissuto l'ultimo giorno della mia vita mettendo dei paletti, evitando cose da dire o da fare, è un pensiero che non mi fa stare bene. 

Sia nella vita sia nella scrittura tendi a mostrarti senza troppe difese?

Mi proteggo, non faccio cavolate, però tendo a non avere tanti filtri. Il fatto di essere anche molto diretta molto spesso può piacere o non piacere, però è pure vero che ho imparato che non si può piacere a tutti, così come anche a me non tutti mi piacciono, perché se no mi chiamerei Buddha di cognome... Convivendo con questa consapevolezza sto molto meglio è un modo per stare molto più in pace con quello che ti circonda. Io sono così ma lo sono anche nelle canzoni che scrivo, non potrei fare diversamente perché se no farei le cover.

Il tuo timbro vocale è riconoscibilissimo e hai uno stile molto definito da un punto di vista sonoro. In un panorama musicale molto standardizzato come è il nostro, che posto vedi per te?

Dovete dirmelo voi! Nel senso che è come se ti chiedessero dove vuoi stare in un negozio di dischi. È ovvio che se dovessi scegliere, restando nella metafora, tra lo stare nello scaffale o in vetrina, sceglierei la vetrina.

Pensando alla tua musica, qual è la cosa a cui tieni maggiormente che arrivi al pubblico?

Non mi interessa che una canzone spinga qualcuno ad apprezzarmi di più come artista, mi piace se crea qualcosa nella vita di chi l'ascolta. Le canzoni si ascoltano, si prendono, ognuno ci dà quello che vuole. Non tutto quello che dico è lineare per me, ma non deve avere la stessa linearità per chi ascolta. C'è una canzone del primo Ep che si chiama "Qualcosa di stupendo" ed è diventata un classico per il primo ballo ai matrimoni: ho una quantità di video di gente che balla con quel brano, ma se sapessero che quella canzone l'ho scritta per la depressione e non per un uomo, non lo so... Però effettivamente quello che io scrivo ha un senso, una storia per me, poi chi la riceve ci mette il suo.

UN MALEDETTISSIMO POSTO MIGLIORE TOUR

7 Novembre 2025 Bergamo – DRUSO

11 Novembre 2025 Milano – SANTERIA TOSCANA 31

12 Novembre 2025 Roma – MONK

14 Novembre 2025 Parma – BAREZZI FESTIVAL

15 Novembre 2025 Torino – SPAZIO 211

28 Novembre 2025 Napoli – TEATRO BOLIVAR

29 Novembre 2025 Molfetta (BA) – EREMO CLUB

17 Gennaio 2026 Bologna - LOCOMOTIV

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