Lucio Corsi, le immagini del concerto all'Ippodromo di Milano
© Francesco Prandoni
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Chiusura in gloria per il tour estivo del cantautore toscano che, come ha detto dal palco, non ha intenzione di fermarsi...
di Massimo Longoni© Francesco Prandoni
Chissà cosa avrebbe risposto Lucio Corsi se un anno fa qualcuno gli avesse predetto come sarebbe cambiata la sua vita da lì a qualche mese. Il cantautore toscano nel giro di un amen è passato da concerti per pochi (ma affezionati) intimi a inanellare nell'ordine: una partecipazione a una serie tv di successo con Carlo Verdone, un secondo posto al Festival di Sanremo, un tour nei club tutto esaurito, una partecipazione di grande spessore all'Eurovision e due targhe Tenco per il miglior album e la miglior canzone. Infine un tour estivo la cui ciliegina sulla torta è stata la chiusura all'Ippodromo di Milano davanti a una folla che Corsi mai aveva messo insieme tutta in una volta nella sua (ancor breve) carriera.
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Ma come ha tenuto lui a precisare dal palco milanese, non ha alcuna intenzione di fermarsi. "Io passerei la vita in tour, anche perché con i miei musicisti suoniamo insieme dai tempi del liceo e quindi è come stare in famiglia" ha detto. E così ecco subito l'annuncio dei prossimi impegni. Il "Tour Europeo 2026" nei club delle principali città europee, in partenza il 24 gennaio 2026 e "Lucio Corsi - Palasport 2026" nei palazzetti italiani, con tappe a Firenze, Roma e Milano, dal 27 novembre 2026.
La serata all'Ippodromo è stata una sorta di gigantografia di quanto messo in mostra dal vivo quest'anno. A fronte di una scaletta praticamente invariata rispetto al doppio concerto visto nei club in primavera, Corsi si è presentato con una scenografia ampliata ma soprattutto con una band in formazione allargata. Ai musicisti che hanno accompagnato Lucio in tutti gli show, Iacopo Nieri (pianista, cori), Giulio Grillo (tastiere, cori), Filippo Scandroglio (chitarra), Marco Ronconi (batteria), Filippo Caretti (basso, cori) e Carlo Maria Toller (polistrumentista, cori), si sono aggiunti due coriste (Hiroko Hacci e Caterina Yuka Sforza), una sezione di quattro fiati (Gregorio Cappelli, Enrico Gabrielli, Paolo Malacarne e Francesco Bucci) e un percussionista (Alex Pacho Rossi). Sul palco anche Tommaso Ottomano, fratello artistico, regista e co-autore, e il suo ormai iconico fotografo Francis Delacroix. Un allargamento notevole più dal punto di vista numerico che sonoro visto che l'impatto della band, per quanto irrobustito, non ne è uscito stravolto.
Per il resto qualche espediente nuovo qua e là, come la telecamera che segue Lucio anche nel camerino durante un cambio abito riprendendolo per un secondo anche in déshabillé, o l'enorme amplificatore che fa da elemento portante della scenografia e all'interno del quale trova spazio la batteria e sopra il quale Corsi esegue un paio di canzoni, ma solo dopo essersi dimenticato di dover salire, "distratto" dal finale di una torrida versione di "Francis Delacroix" dove si mette nelle mani degli spettatori delle prime file camminando sulle transenne ("Era previsto uscissi ma mi stavo troppo divertendo" si giustifica lui). E soprattutto un finale dove saltano tutte le regole: nella seconda versione ("Quella più sgangherata") di "Francis Delacroix" Lucio si gode il suo pubblico nel vero senso della parola: non solo scavalca le transenne ma gira per tutto il catino dell'ippodromo, vanamente inseguito dalle telecamere dei maxischermi mentre sul palco la band va avanti a suonare ad libitum in attesa che il suo leader ritorni.
Nel complesso oltre due ore di divertimento dove Lucio Corsi ha dimostrato di saper affrontare e gestire con personalità anche una platea e un contesto decisamente più ampio rispetto a quelli a cui era abituato. Se il pugno di fan della prima ora lo si può riconoscere dalle urla di entusiasmo quando annuncia brani da "Bestiario musicale" (2017) o "Cosa faremo da grandi" (2020) mentre la stragrande maggioranza della gente (con un'età che oscilla tra i 9 e i 50 anni) attende "Volevo essere un duro" o comunque i brani dell'ultimo album omonimo, non si avverte scollamento tra le due "popolazioni" e l'impressione è che Corsi sia riuscito ad amalgamare attorno a sé un pubblico eterogeneo ma non casuale. Se qualcosa si può aggiustare sul fronte dello show, in particolare in ottica palazzetti, è forse nel numero dei brani in acustico o piano e voce: se una situazione più raccolta come quella dei club può amplificarne l'intimismo, in una location così grande il rischio di stemperare la tensione è dietro l'angolo. Adesso qualche mese di riposo e poi via con il tour europeo. L'avventura è solo all'inizio.
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